Da Parigi

La Francia ha negato l'estradizione dell'ex terrorista rosso bergamasco Ciso Manenti

Il 63enne, originario di Telgate, è condannato all'ergastolo per l'omicidio, avvenuto in Città Alta il 13 marzo 1979, del carabiniere Giuseppe Gurrieri.

La Francia ha negato l'estradizione dell'ex terrorista rosso bergamasco Ciso Manenti
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Narciso Manenti non verrà estradato in Italia. Stamattina (29 giugno), la Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi, dopo i precedenti rinvii, ha finalmente emesso un verdetto sulla richiesta di estradizione avanzata dall'Italia per dieci ex terroristi, tra cui appunto anche il bergamasco Manenti, 63enne originario di Telgate condannato all'ergastolo per l'omicidio, avvenuto in Città Alta il 13 marzo 1979, del carabiniere Giuseppe Gurrieri. E il verdetto è stato negativo.

Narciso Manenti oggi

Negata l'estradizione a Manenti

Manenti era stato arrestato nell'aprile 2021 nell'ambito dell'inchiesta "Ombre Rosse", condotta in coordinamento dalle autorità francesi e da quelle italiano. Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale e uno europeo emessi dalla Procura di Bergamo nel lontano 1986. Da allora, Manenti era tornato in libertà vigilata, così come gli altri ex terroristi.

“Ciso” Manenti (così lo conoscevano tutti), in quel lontano 13 marzo 1979, aveva vent’anni e faceva parte del gruppo "Lotta armata per il contropotere territoriale". Insieme a un complice, già condannato a dieci anni di carcere, si recò in via Donizetti con l’intento di gambizzare il medico delle carceri, Piersandro Gualteroni. Non è stato mai chiarito bene chi decise l’attentato a Gualteroni e perché. Manenti e il complice raggiunsero Città Alta in moto, entrarono nel cortile dove si trovava lo studio del medico e lì incontrarono Gurrieri, che si trovava lì perché aveva semplicemente accompagnato il figlio 14enne per una visita ed era sceso nel cortile a fumare una sigaretta. Il carabiniere si accorse che quei due giovani non erano normali pazienti e li affrontò.

Giuseppe Guerrieri

L'omicidio di Gurrieri

Erano gli Anni di Piombo e il sospetto e la paura erano all’ordine del giorno. L’appuntato Giuseppe Gurrieri non era in servizio, ma aveva un alto senso del dovere. I due giovani, davanti al carabiniere, persero la testa e anziché svignarsela uno dei due esplose cinque colpi di pistola. Nel 1981 si svolse il processo a carico dei due imputati: uno era presente, Manenti era scappato. Si scoprì poi che si era rifugiato in Francia, dove nel 1985 si sposò anche. Intanto, in Italia, nel 1984 fu condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio. Nonostante ciò, tutte le richieste di estradizione avanzate dall'Italia non furono mai accolte dalla Francia. Nemmeno l'ultima, la più recente, respinta proprio oggi.

Protesta in Aula

Per l'occasione, in Francia si è recata anche una sorta di "delegazione" italiana, composta, tra gli altri, dal deputato bergamasco della Lega Daniele Belotti, dal sindaco di Telgate Cristian Bertoli e da Roberto Frambosi e Michele Taddei, presidente e vicepresidente dell’Associazione Carabinieri di Bergamo, intitolata a Giuseppe Gurrieri. Alla lettura della sentenza, il gruppo di italiani presente davanti alla sede della Corte d'Appello di Parigi ha urlato: "Assassini!". È stato anche srotolato uno striscione di protesta.

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