La Bassa e il rischio alluvioni: siamo pronti?
Il piano di emergenza e il COM della Geradadda
E se succedesse anche qui? La mappa del rischio alluvionale, in Italia, mostra sulla Romagna un’enorme macchia rossa. L’effetto combinato della conformazione del territorio, dell’urbanizzazione e della tropicalizzazione del meteo collegato al riscaldamento globale spiega abbondantemente le ragioni di quel che è successo nei giorni scorsi tra il Bolognese, il Ravennate e il Forlivese. Ma dall’altro capo della pianura, a poche centinaia di chilometri, anche la nostra zona è sempre più minacciata dal rischio idrogeologico. Lo raccontano le tante - piccole, fortunatamente - esondazioni degli scorsi anni, come quella di Brignano del 2012 e quella di Fara e Canonica del 2002. Lo confermano eventi come i downburst estivi degli ultimi anni, che hanno messo a dura prova la tenuta della rete irrigua, e le piene sempre più minacciose di fiumi come il Serio che la siccità, per mesi e mesi, solo fino a poche ore prima aveva ridotto ad un acquitrino. Cosa succede in caso di emergenza? Come funziona la «macchina» della Protezione civile e quali sono le zone più a rischio? Per quanto sia triste il fatto che siano sempre le tragedie ad accendere l’attenzione su temi certo non nuovi, è probabilmente davvero il caso di chiederselo ora, con i piedi all’asciutto: siamo pronti?
Il piano di emergenza: le mappe della Bassa
Inutile dire che il territorio della Bassa è piuttosto variegato, come mostrano le tavole del Piano di Emergenza Provinciale, disponibili online, che abbiamo riportato in questa pagina. Un documento in aggiornamento: quello disponibile online attualmente risale al 2006. A questa programmazione si affianca il Piano di Gestione Rischio Alluvioni del fiume Po (PGRA), aggiornato ogni sei anni, che prescrive invece azioni e interventi da mettere in atto per prevenire, o perlomeno limitare, eventuali disastri. Nel piano provinciale, i territori - specie quelli lungo i fiumi Adda, Serio e Oglio - sono analizzati sulla base di tre livelli di rischio: «moderato», «alto» e «molto alto». Va chiarito che il concetto di «rischio» racchiude in sé sia la probabilità di eventi alluvionali che l’entità stimata delle conseguenze che questi potranno avere sulla base delle attività umane legate a quel territorio. Nelle mappe sotto, per la provincia di Bergamo, le aree sono indicate con tre colori:
Giallo: rischio moderato. Arancione: rischio alto. Rosso: rischio molto alto (in viola per la provincia di Cremona)
Le aree maggiormente critiche, per quanto riguarda la pianura, sono evidenziate dalla stessa Provincia tra Fara-Canonica, Palosco-Palazzolo, Martinengo-Ghisalba e Calcio. Ma anche a Mozzanica, stando alle tavole, una buona metà del centro abitato è considerato a rischio «molto alto».
Tra Bariano, Morengo e Romano: la località Pascolo e il parco del Serio
La zona del Santuario di Cividate
Le aree a maggior rischio nella Bassa bergamasca tra Adda e Oglio
Brembate
Canonica d'Adda
Fara d'Adda
Il quartiere nord-est di Calcio
L'Oglio tra Palosco e Pontoglio
Il quartiere Ovest di Ghisalba
Il quartiere Ovest di Martinengo
Parco del Serio, tra Fornovo e Fara Olivana
Il centro di Mozzanica
Rivolta d'Adda
Calcio
Rischio elevato nella porzione a nord-est e a est del paese, tra via Papa Giovanni e viale Moro. Rischio molto elevato lungo il ponte per Urago d'Oglio.
Canonica d'Adda
La campagna è stata colpita da un’alluvione del 2002. Le aree considerate a rischio molto elevato sono quella del ponte e una piccola area a ridosso di cascina Ruffini. Il resto del centro abitato non presenta criticità, mentre è considerato a rischio elevato o moderato tutta la zona a nord del paese, fino a Brembate
Cividate al piano
Rischio molto elevato in prossimità del Santuario della Vergine Addolorata. Rischio elevato (e pericolosità molto alta) in tutta l'area del Parco Oglio Nord sulla sponda est del fiume. Rischio moderato, ma pericolosità alta, lungo la sponda ovest, fino a cascina Lupi.
Fara d'Adda
L’Adda è già esondato nel 2002, tanto che diverse abitazioni fuori dal centro, lungo il corso del fiume, sono considerate a rischio «molto elevato» in caso di alluvione. Il centro abitato, invece, è in gran parte escluso dall'area di rischio, salvo la zona a sud del centro sportivo (in arancione)
Ghisalba
Rischio elevato lungo tutta la zona ovest del paese, alle spalle della chiesa parrocchiale e dell'oratorio, oltre ovviamente che lungo tutto il greto del fiume Serio. Rischio elevato anche per la Muratella, sulla sponda ovest
Mozzanica
Praticamente l'intero centro storico di Mozzanica è considerato a rischio idraulico elevato, con una piccola porzione di abitato, a sud, a rischio molto elevato». Rischio moderato o elevato anche lungo l’intera area a est della Cremasca, fino a Sergnano
Palosco-Pontoglio
Tra Palosco e Pontoglio, il fiume è già esondato diverse volte in passato e la pericolosità è considerata molto alta lungo tutta la sponda ovest.
Il rischio, lungo la stessa fascia, è considerato elevato.
Rivolta d’Adda
Gli scenari di rischio di Rivolta d’Adda sono stati modificati a seguito dei lavori di consolidamento delle sponde dell’Adda, conclusi negli anni scorsi. Nella mappa, tratta dal Piano di emergenza della Provincia di Cremona, le aree più a rischio restano comunque quelle a ovest del paese, a ridosso dell’Adda
Romano di Lombardia
La città non presenta aree a rischio, ma la località Pascolo rientra in un'area a rischio moderato
Tra Bariano, Morengo e Romano: la località Pascolo e il parco del Serio
La zona del Santuario di Cividate
Le aree a maggior rischio nella Bassa bergamasca tra Adda e Oglio
Brembate
Canonica d'Adda
Fara d'Adda
Il quartiere nord-est di Calcio
L'Oglio tra Palosco e Pontoglio
Il quartiere Ovest di Ghisalba
Il quartiere Ovest di Martinengo
Parco del Serio, tra Fornovo e Fara Olivana
Il centro di Mozzanica
Rivolta d'Adda
Chi interviene
È solitamente la Provincia, in caso di eventi meteo particolarmente intensi, a gestire sia il pre-allarme meteo che l’eventuale intervento della Protezione civile per gestire l’emergenza durante e dopo l’esondazione, coordinando forze e risorse sul territorio. A sua volta, la Colonna provinciale risponde alle direttive della Regione, che dal 2013 è subentrata al Dipartimento Nazionale Protezione civile nell’attivazione del volontariato.
Tuttavia, nella Bassa bergamasca occidentale esiste da ormai vent’anni anche un’associazione di Comuni ed enti di varia natura, che mette in rete i gruppi di volontari comunali di Protezione civile, per garantire una risposta più pronta, professionale e veloce, qualora dagli enti superiori ne arrivasse la richiesta. Si tratta del COM della Bassa bergamasca, un’organizzazione coordinata dal 2015 dal sindaco di Brignano Beatrice Bolandrini, e che oggi comprende 21 Comuni e circa 400 volontari. Non solo: il Com ha recentemente coordinato aiuti e raccolte fondi per il terremoto in Centro Italia nel 2016 e una task force per il rifornimento di mascherine e altro materiale sanitario durante i mesi più neri del Covid-19, nel 2020.
Al COM si affiancano poi anche molti altri gruppi di volontari comunali autonomi, che intervengono su attivazione della Protezione civile provinciale in caso di emergenze in altre zone della pianura tra l’Adda e l’Oglio.
«La nostra è una semplice associazione di Comuni - spiega Bolandrini - Ma negli anni, è evidente come questa rete costruita da sindaci, amministratori e volontari sia stata molto utile e veloce nel rispondere alle emergenze territoriali e alle necessità di attivazioni da parte della Protezione civile provinciale».
Formazione al centro
Perché, inutile precisarlo, la prima risorsa indispensabile in caso di emergenza alluvionale è costituita dalle braccia di volontari competenti, formati e attrezzati. Ciascun volontario di Protezione civile, in qualunque gruppo comunale, dovrebbe infatti frequentare prima un corso base e poi uno o più corsi di approfondimento su una trentina di specializzazioni diverse. E ogni anno, per restare nel gruppo, occorre avere partecipato ad almeno un’esercitazione, o essere stato coinvolto in almeno una «attivazione» (un evento di reale emergenza) sul territorio. L’ultima esercitazione dei «nostri» si è tenuta a Cassano, sull’Adda, pochi mesi fa.
"Non lasciate soli i Comuni"
«Mi piace dire che il volontario di Protezione civile non è l’uomo alla transenna durante la processione, o almeno non solo quello - continua Bolandrini - Ma per mantenere viva e funzionale ciascun gruppo comunale sono necessarie risorse che spesso i Comuni non hanno. Regione Lombardia in questi anni ha garantito molti fondi, tramite bandi specifici. Il dialogo con la Provincia è costante e positivo, ma bisogna sempre stare attenti a non lasciare che i Comuni siano l’ultimo anello della catena, quando invece sono i primi ad intervenire».
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