Impianto a biometano, il privato chiede un risarcimento milionario al Comune
La battaglia legale è nata nel 2023 e approda al Consiglio di Stato

Impianto a biometano, il Comune di Ghisalba resisterà in giudizio davanti al Consiglio di Stato contro il ricorso in appello presentato da "Energia Verde Bio Bergamasca Società Agricola Srl", che chiede oltre quattro milioni di euro.
"Società Agricola" chiede oltre quattro milioni di euro
L'incarico di difendere il Comune davanti al Consiglio di Stato è stato affidato allo studio legale "Fiorona & Associati" di Bergamo. Una battaglia legale cominciata nel 2023, quando "Energia Verde Bio Bergamasca Società Agricola Srl", che progettava un impianto a biometano, ha trascinato l'Amministrazione comunale in Tribunale.
"È un obbligo resistere in giudizio vista la domanda di risarcimento presentata - ha commentato il sindaco Gianluigi Conti - sia per la nostra convinzione che sia illegittima, sia per la somma richiesta".
La vicenda
Il progetto
La società, un paio d’anni fa, precisamente il 28 luglio 2023, aveva avviato Procedura abilitativa semplificata (Pas) per realizzare un impianto alimentato a fonti rinnovabili per la produzione di biometano, della capacità di 300 standard metri cubi/ora, mediante trattamento dei reflui zootecnici prodotti dagli allevamenti bovini presenti sul territorio comunale, su un’area pari a circa 21mila 827 mq, classificata in parte come Ambito agricolo e in parte come Aree di cava. Presentate la relazione tecnico-illustrativa, l’esame di impatto paesistico, gli elaborati grafici, il progetto di invarianza idraulica, la relazione di impatto odorigeno, la relazione paesaggistica e tutti documenti del caso.
Le richieste del Comune
Il Comune tuttavia, in fase di avvio del procedimento e di convocazione della Conferenza di Servizi, ha richiesto ulteriori integrazioni e i documenti prodotti non l’hanno soddisfatta, quindi l’8 novembre 2023 ha comunicato il preavviso di rigetto, considerando disattese le richieste: in particolare ha sostenuto che non era stato previsto sia nello studio viabilistico che in progetto, lo spostamento dell’accesso in corrispondenza del progettato posizionamento della vasca VS1, peraltro non motivato. Proposta carente anche secondo la commissione paesaggistica, per la mancanza di elementi essenziali per analizzare e valutare le scelte progettuali, come il rendering con skyline del paesaggio e lo studio che garantisce il radicamento delle piante e la stabilità dei pendii. Infine, nel parere della Polizia locale, si è ribadita la necessità di spostare l’accesso nord in corrispondenza del progettato posizionamento della vasca VS1, per garantire un adeguato distacco dalla connessione della nuova variante Sp ex SS 498. Inoltre, pur preferendo la soluzione dell’incrocio con rotatoria a raso, si è segnalata la necessità del passaggio pedonale illuminato a giorno, con isola pedonale spartitraffico e relativa segnaletica stradale, in continuità ad una pista ciclopedonale illuminata su tutto il fronte dell’impianto.
La società aveva provveduto a integrare la documentazione presentata con quanto ulteriormente richiesto ma il Comune il 30 novembre 2023 ha rigettato anche questa richiesta di autorizzazione in Pas, in quanto: "la documentazione progettuale presentata è stata elaborata con un livello di dettaglio di tipo preliminare e non esecutivo come da prassi, e quindi tale da non consentire all’Ente di avere a disposizione tutti gli elementi utili per poter esprimere un parere definitivo sul progetto".
Il ricorso al Tar
Di fronte a questo nuovo stop la «Società Agricola» ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del provvedimento impugnato, con richiesta di risarcimento del danno per la perdita degli incentivi Gse per le energie rinnovabili, dal momento che dal 30 gennaio 2023 al 17 gennaio 2025 erano state disposte cinque aste per l’accesso, che non hanno assegnato tutte le risorse disponibili e la società avrebbe potuto anche classificarsi ultima in graduatoria per potere ottenere i finanziamenti. Un danno pari all’agevolazione che ammontava al 40% del valore dell’investimento: 4 milioni 474mila euro.
La sentenza
Il 12 marzo scorso il Tar ha accolto il ricorso annullando il provvedimento impugnato - il che comporta la possibilità per la società di realizzare l’impianto - in quanto illegittimo per sviamento, cioè con l’unico fine di impedire l’opera. Non così per la richiesta risarcitoria, perché non sono state considerate concrete né l’esistenza dei danni effettivi né la sussistenza del nesso tra la condotta illecita del Comune e il danno patito.
Il ricorso al Consiglio di Stato
Persi gli incentivi, se anche l’impianto potesse essere realizzato e l’operazione fosse sostenibile economicamente e finanziariamente, per la società "è comunque evidente che per colpa del provvedimento di rigetto del Comune ha perso il contributo del 40% dell’investimento, oltre agli incentivi sulle quantità di biometano prodotte. E ciò costituisce un indubbio danno".
Ecco perché ha deciso di impugnare la sentenza nella parte in cui non ha accolto la richiesta risarcitoria e ha presentato ricorso al Consiglio di Stato. Sarà quest’ultimo a stabilire se davvero il Comune rischia di dover sborsare più di quatto milioni di euro.