Il grazie di fine anno della Dirigente scolastica

La professoressa Maria Nicoletta Sudati, dopo le scuse di Santo Stefano, ha voluto chiudere l'anno con i ringraziamenti.

Il grazie di fine anno della Dirigente scolastica
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La dirigente scolastica Maria Nicoletta Sudati in una lettera ha voluto dire il suo "grazie". Ringraziamenti che arrivano dopo le lettera indirizzata agli ex alunni di cui sospettava avessero commesso i furti all'interno della scuola Grossi di Treviglio.

La lettera della Dirigente scolastica

"Li hanno fermati, quelli che hanno messo a segno furti nelle scuole e negli ospedali della provincia. Venivano da Parma, ma, tra loro, giovani basisti anche del nostro territorio e su cui la Polizia di Stato sta indagando con lavorio costante e presente, anche quando non ci si pensa e si è nelle nostre calde case. Nessun ex-alunno della scuola Grossi di Treviglio. Tuttavia, la lettera rivolta simbolicamente a ipotetici ex-studenti voleva chiamare alla corresponsabilità collettiva della società verso l’educazione dei giovani. E se la mattinata di S. Stefano ha segnato il tempo delle scuse, il tempo a fine anno segna quello della gratitudine". Questo l'incipit della missiva della professoressa Sudati.

Più clamore le scuse o i ringraziamenti?

La lunga lettera della dirigente scolastica prosegue così: "Fanno più clamore le scuse di una preside rispetto a parole di riconoscenza? Forse. Ma dire grazie è atto dovuto, atto lieve, anche se magari ritenuto irrilevante da chi cerca rumore, tumulto, sconvenienza. Il lavoro di tessitura di rapporti educativi che danno coraggio ai più fragili, spinta ai più pronti, accoglienza ai più diversi opera senza chiasso, non è visibile, richiede tempo e pazienza. Come il seme sotto la neve, come la crescita lenta e silenziosa degli alberi. Ognuno di noi si augura che i propri figli possano incontrare nella scuola quell’insegnante, almeno uno, che lasci un segno benevolo nella loro mente, nella loro anima.
Ecco, il tempo della gratitudine si rivolge agli insegnanti che sanno toccare il cuore degli studenti.  Legni di risonanza, come quelli degli abeti rossi le cui fibre speciali consentono al suono di propagarsi. Timonieri coraggiosi in un’epoca in cui è difficile professare fedi. Nel futuro, nel bene, nelle nuove generazioni. Nella scuola. Questo è ciò che compiono ogni giorno tanti, tanti in-segnanti, maestri di cammino. Li conosco a uno a uno i docenti-nocchieri della Grossi che sono riferimento, passione. Testimonianza. Poiché “I bambini ci guardano”, come De Sica ci ha coraggiosamente mostrato. I bambini, i ragazzi sentono la verità di chi li accompagna, avvertono la loro lealtà, riconoscono la franchezza e la chiarezza. Anche quando sono scomode e li porta a opporsi. Ma la loro opposizione è crescita e al tempo stesso domanda di guida, di sogno, di prospettiva possibile. Non è di moda neppure professare fede nella parola “maestro”, qualcuno a cui affiancarsi lungo la strada, ma sempre guida che indica una mappa valorosa, un orizzonte prospero, una stella polare. A ciascuno scegliere la propria meta. Ai maestri spronare al viaggio o sospendere il passo se necessario".

L'appello a non lasciar sola la scuola

"Ebbene, con gratitudine professo fede nella scuola, nei maestri dei nostri figli e delle nostre figlie. E in tutti coloro che sostengono la scuola, si pongono di fianco ai giovani, fanno telai per trame cooperative. Genitori, associazioni, oratori, società civile, imprenditoria, politica alta… Poiché, come nella canzone di De André, nessuno si può assolvere e tutti si è coinvolti - chiude la lettera della dirigente scolastica -. “Non verremo alla meta ad uno ad uno, ma a due a due. Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti, noi ci ameremo tutti e i figli un giorno rideranno della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine”. Così ci rammenta P. Eluard. Se la scuola non sarà sola, meno giovani lo saranno".

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