Caravaggio

"Il Bullismo è come la mafia", il luogotenente Tognoli incontra i ragazzi del Grest

Questa mattina il comandante della stazione dei carabinieri cittadina ha mostrato dei filmati e spiegato cosa fare per arginare la piaga.

"Il Bullismo è come la mafia", il luogotenente Tognoli incontra i ragazzi del Grest
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Il bullismo è una piaga che dilaga tra i giovanissimi e anche a Caravaggio imperversa una baby gang. I carabinieri sono molto sensibili al tema e, oltre all'azione sul territorio, il Luogotenente Tonino Tognoli ha voluto incontrare i ragazzi del Grest.

"Il bullismo funziona come la mafia"

E' stato un incontro breve ma intenso quello di Tognoli, accolto da don Matteo Pini all'oratorio San Pietro alle 11.15 di oggi, venerdì 9 luglio, a cui alla fine è intervenuto anche il sindaco Claudio Bolandrini.

"Non voglio annoiarvi con una lezione ma parlare del tema della prevaricazione che comprende anche il fenomeno del bullismo, mostrandovi qualche filmato - ha detto il carabiniere ai giovanissimi, seduti in chiesa massimo in tre per banco o su sedie distanziate e con la mascherina in viso - il bullismo non è un reato in sé e per sé ma un insieme di reati, che vanno dalla minaccia, alla lesione, al furto e che portano a una vera e propria persecuzione. Se queste azioni sono compiute sul web le pene sono doppie".

Poi ha spiegato che di norma il bullo è uno solo, che si attornia di gregari e prende di mira una vittima, facendosi scudo della maggioranza omertosa che non denuncia per paura o peggio per indifferenza.

"C'è una similitudine tra il bullismo e la mafia, anche qui infatti ci sono un capo e una serie di persone che vi gravitano attorno - ha affermato - Il bullo vuole imporre la sua volontà incutendo timore e paura, in modo tale che tutti stiano zitti: pensiamo a quando qualche ragazzo compie una prevaricazione verso un compagno ma nessuno parla e magari lo filma con il cellulare".

"Fondamentale l'empatia con l'altro".

Spesso accanto alla vittima di bullismo non c'è nessuno: non l'amico del cuore o i compagni, che tacciono, non i genitori o gli insegnanti, con i quali non parla per vergogna. E così finisce con l'isolarsi e, nei casi più estremi, per togliersi la vita. E anche quando la vittima di una violenza, fisica o psicologica, trova il coraggio di denunciare, non sempre trova l'aiuto sperato nelle autorità preposte.

"In un filmato che vi mostro c'è un carabiniere che parla con una donna vittima di abuso - ha continuato Tognoli - all'inizio non capisce, prende la denuncia con freddezza, ma poi entra in empatia con lei e comprende quello che c'è dietro. L'empatia è fondamentale ma dipende dalla sensibilità di ognuno: se vedete un amico deriso, che si mette in disparte, esce di meno e fa più fatica sui libri intervenite. Non con la violenza ma isolando il bullo e avvertendo gli insegnanti. Non è fare la spia ma aiutare un vostro compagno, è il bullo che sbaglia non voi. Conoscete anche voi quel gruppetto che ogni tanto si presenta anche qui e con il quale il don cerca di dialogare. In un altro video con Paola Cortellesi si parla proprio di questo: non voltatevi dall'altra parte perché ci sono ragazzini che, vessati e soli, hanno poi compiuto gesti estremi". 

In chiusura anche un video con l'appello di Papa Francesco.

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