La testimonianza

Guarito dopo 50 giorni di calvario: «Ho capito cosa conta nella vita»

L’architetto bergamasco, che gestisce uno studio professionale a Cologno dal 16 marzo era ricoverato all’ospedale «Cardarelli» di Campobasso.  Diagnosi: Covid-19.

Guarito dopo 50 giorni di calvario: «Ho capito cosa conta nella vita»
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Dopo 50 giorni di calvario, Mario Minola ha vinto la sua battaglia personale contro il Covid, tornando finalmente a casa, nella sua Bergamo. L’architetto bergamasco, che gestisce uno studio professionale a Cologno dal 16 marzo era infatti ricoverato all’ospedale «Cardarelli» di Campobasso.

L'architetto e la sfida del virus

Tutto ebbe inizio più di due mesi fa. Il 66enne se l'è vista brutta, ma alla fine ha vinto la sua battaglia.
E’ il 20 febbraio quando Mario presenta i primi sintomi. Dopo qualche controllo iniziale, non si nota però alcun miglioramento e così Minola viene portato dai familiari in ospedale.
Da subito emerge che il quadro clinico è compromesso (viene diagnosticata una polmonite): bisognava intervenire d’urgenza.
E così, il 66enne il 3 marzo entra subito in terapia intensiva, alla «Gavazzeni». Il 16 marzo però Minola viene trasportato in volo all’ospedale molisano per terminare la convalescenza. Il 66enne, dopo 50 giorni di calvario, il 23 aprile è stato dimesso ed è potuto così tornare a Bergamo.

La riabilitazione

«Mio padre ora sta bene – ha confermato il figlio Andrea – certo, sta facendo la riabilitazione, anche perché al momento è ancora abbastanza affannato». «Mi sono sentito male un pomeriggio, i miei figli e mia moglie mi hanno accompagnato al pronto soccorso di Bergamo, da quel momento non mi ricordo più nulla, fino a 30 giorni fa quando mi sono risvegliato – ha raccontato l'uomo alle telecamere di TeleMolise che l’hanno intervistato – mi sono trovato a Campobasso, una città che non ho mai visitato. Mi hanno detto “lei è guarito”, senza che io sapessi nemmeno quale malattia avessi».

L'importante è esserne uscito, ora voglio stare con mia moglie

Infatti, quando Mario è stato ricoverato e posto in terapia intensiva, era solo l’inizio del contagio dovuto al Covid-19. Certezze sulla malattia, ancora, non ce n'erano.«Sono felice di essere stato trasferito a Campobasso – ha continuato – mi trovavo nel mondo dei morti e sono rinato. Ora come i bambini piccoli dovrò imparare nuovamente a fare le cose più semplici. Mia moglie mi ha rassicurato dicendomi che mi darà tutto il supporto possibile».

Da Campobasso Minola ha portato a casa un nuovo modo di vedere la vita: «Adoro il sud e come affronta la vita – ha confessato a TeleMolise – noi del nord tendiamo ad affaccendarci, a correre dietro agli impegni, per che cosa, che poi dobbiamo lasciare qua tutto?».
L’architetto per questo non ha dubbi: appena potrà lascerà lo studio in mano al figlio e lui si prenderà il dovuto riposo. «Voglio vivere serenamente con mia moglie il tempo che mi resta da vivere, l’importante è essere uscito da questa situazione, appena torno a casa festeggio aprendo una bottiglia di prosecco» ha concluso.

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