Frode al sistema previdenziale, cinque denunciati: simulavano licenziamenti per avere la disoccupazione
Cinque persone denunciate alla Procura della Repubblica di Bergamo per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Frode al sistema previdenziale: false assunzioni per simulare licenziamenti e ottenere le indennità di disoccupazione. Cinque persone denunciate alla Procura della Repubblica di Bergamo per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Finta azienda a Martinengo
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo hanno scoperto una frode al sistema previdenziale ideata per ottenere illecitamente indennità di disoccupazione attraverso false assunzioni e finti licenziamenti.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo, indagando su un’irregolare assunzione di un cittadino extracomunitario sprovvisto di permesso di
soggiorno accertata dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Bergamo, sono risaliti a una ditta individuale con sede a Martinengo (BG), intestata ad una signora ottantenne di Romano di Lombardia (BG) e avente come attività prevalente il commercio on line di autovetture e motocicli usati.
False assunzioni per truffare lo Stato
Le indagini delle Fiamme Gialle hanno consentito di accertare che la titolare della ditta era in realtà una prestanome di un trentacinquenne di origine albanese, anch’egli residente a Romano di Lombardia (BG) e che l’impresa era di fatto inattiva. Una ditta creata al solo scopo di occupare fittiziamente 39 lavoratori stranieri, perlopiù risultati irregolari, per i quali erano state trasmesse alla Questura di Bergamo le dichiarazioni di assunzione necessarie a far ottenere loro il permesso di soggiorno. Non solo, le investigazioni hanno consentito anche di raccogliere una serie di prove per sostenere la simulazione del licenziamento di altri quattro finti dipendenti, tutti di origine albanese, risultati invece regolari sul territorio italiano.
Frode all'Inps
Tra questi il principale artefice della frode, la sorella quarantenne residente a Mapello (BG) e altre due donne di 29 e 22 anni residenti rispettivamente a Verdellino (BG) e Romano di Lombardia (BG). Licenziamenti finti così come le loro assunzioni per consentire ai quattro indagati di richiedere all’INPS l’indennità di disoccupazione (NASPI) e il cosiddetto “bonus Renzi”. L’ammontare delle indennità illecitamente percepite, oltre 30mila euro, è stato quantificato dai Finanzieri in collaborazione con la Direzione Provinciale dell’Inps di Bergamo, che ha immediatamente sospeso l’erogazione dei benefici.
L’Autorità Giudiziaria ha disposto nei confronti degli indagati il sequestro di beni e disponibilità fino all’importo di 30mila euro, corrispondente all’ammontare della frode accertata. Il provvedimento, a firma del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bergamo, Marina Cavalleri, su richiesta del Sostituto Procuratore, Fabrizio Gaverini che ha coordinato le indagini, è stato eseguito dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo.
Cinque persone denunciate
All’esito delle investigazioni, sono state denunciate complessivamente cinque persone con l’accusa, in concorso tra loro, di truffa ai danni dello Stato per aver ottenuto indebitamente indennità di disoccupazione. La titolare della ditta e il promotore della frode dovranno, inoltre, rispondere davanti al Giudice per aver assunto fittiziamente lavoratori stranieri irregolari sul territorio dello Stato, un reato previsto dalle norme sull’immigrazione.
L’attività di servizio condotta da Magistratura e Guardia di Finanza s’inquadra nel più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria che vede il Corpo impegnato a contrastare l’illecita percezione di fondi pubblici, a salvaguardia del bilancio dello Stato e degli Enti locali, per accertare che le misure di sostegno ai cittadini bisognosi vengano percepite da chi ne ha veramente titolo.