Misano Gera d'Adda

Esmeralda poteva vivere, invece l'hanno lasciata annegare

Non fanno che ripeterselo i proprietari di questa piccola gatta bianca e tigrata. Invece è morta, uccisa dall'acqua e dall'indifferenza

Esmeralda poteva vivere, invece l'hanno lasciata annegare
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Esmeralda si poteva salvare. Non fanno che ripeterselo, a Misano Gera d'Adda, i proprietari di questa piccola gatta bianca e tigrata, annegata sotto gli occhi della sua padrona che stava cercando di salvarle la vita. A ucciderla è stata l'acqua, quella di un fossato irriguo. Ma prima ancora è stata un'indifferenza senza pietà: quella di chi, nonostante l'allarme dei proprietari, ha deciso ugualmente di aprire le chiuse per l'irrigazione e allagare il tunnel sotterraneo in cui si era rifugiata. Condannandola a morire davanti agli occhi dei suoi padroni.

La storia di Esmeralda, annegata nella roggia a Misano Gera d'Adda

È una storia straziante e senza speranza, quella di Esmeralda: nata randagia circa un anno e mezzo fa, era stata adottata e accudita con amore dalla famiglia di Eugenia del Prete, cake designer misanese. Finalmente felice e in sicurezza, abitava a Misano da sette mesi, insieme ai suoi padroni e ad un pastore tedesco, con il quale a dispetto di ogni cliché si era particolarmente legata.

Capita però che il giorno di Ferragosto, il cane di famiglia ha aperto con una zampata una porta di casa. Sono bastati pochi secondi, e la piccola Esmeralda ha preso la via della campagna, sparendo. Una fuga come tante, come purtroppo sa chi ha gatti in casa. Che nella maggior parte dei casi si risolve dopo qualche giorno di vagabondaggio, quando la fame ha la meglio sulla paura. Ma stavolta, purtroppo, non è andata così.

L'intervento di Said Beid

Dopo due giorni, il 17 agosto, i proprietari sono riusciti a individuare la loro piccola a breve distanza da casa. Terrorizzata, si era nascosta all'interno di un canale agricolo in asciutta, lungo circa un chilometro, che si apre tramite una griglia, ed è collegato alla rete dei canali per l'irrigazione di quel tratto di campagna. Impossibile avvicinarsi per recuperarla: ad ogni tentativo, Esmeralda si ritraeva all'interno del canale sotterraneo, e spariva.

Esmeralda dietro alla grata nella quale si è rifugiata

«Abbiamo più volte inserito una gabbia trappola per recuperarla, ma lei aveva paura» spiega la proprietaria in un video postato sui social nei giorni scorsi. Così, dopo qualche tentativo, la famiglia ha contattato un esperto: Said Beid, detto il «Pet detective» di Monza. Said è un 50enne brianzolo, originario del Marocco, e specializzato in servizi di ricerca e cattura di animali smarriti. Ha alle spalle numerosissime operazioni di soccorso e di recupero di animali smarriti, incastrati, o semplicemente in pericolo come nel caso della piccola Esmeralda. In Italia, ma anche all'estero.

Per giorni, insieme al pet detective e anche grazie ad una videocamera, la famiglia adottiva di Esmeralda ha monitorato gli spostamenti della gatta e tentato l'impossibile per fare in modo che entrasse nella gabbia trappola. Nel frattempo viene allertato anche il sindaco Ivan Tassi, delle operazioni in corso, perché monitori la situazione e faccia da intermediario con gli addetti alla gestione delle acque.

Piano piano, predisponendo il cibo-esca sempre più all'interno della gabbietta, Esmeralda stava cominciando a fidarsi di nuovo degli umani. Si arriva così alla fine di agosto: martedì 27 agosto, i proprietari avrebbero installato finalmente la gabbia trappola in modo che Esmeralda non si limitasse a mangiare l'esca, ma venisse finalmente catturata. Ne erano tutti sicuri: l'avrebbero riportata a casa quella sera. Ma non è andata così. È andata nel peggior modo che si potesse immaginare.

"Questa sera arriva l'acqua..."

Proprio martedì sera, poco prima che Said tornasse a Misano per completare le operazioni di recupero, i proprietari di Esmeralda si sono accorti che la gabbia-trappola era stata rimossa, e che l'erba nei pressi della griglia era stata tagliata. Il motivo? Semplice e terrificante, alle loro orecchie. È lo stesso sindaco che avvisa la famiglia. «Questa sera arriva l’acqua». Di lì a poche ore, a Treviglio, sarebbe stata aperta una chiusa per l'irrigazione della campagna a nord di Misano e l'acqua avrebbe raggiunto prima il fosso e poi, attraverso la griglia, il canale sotterraneo. Un'operazione di routine. Non lo sapevano, Eugenia e i suoi familiari, ma la condanna a morte della gattina era già stata firmata.

«Abbiamo cominciato a vedere arrivare l'acqua verso le 20.20» racconta Eugenia del Prete. Prima lentamente, ma poi con sempre più forza, ha riempito il fossato e ha cominciato a tracimare all'interno della griglia, per poi allagare il tunnel sotterraneo in cui si trovava Esmeralda. Sono corsa a casa, e ho preso persino dei taglieri da cucina di legno, per cercare in ogni modo di bloccare il flusso impetuoso dell'acqua. Lo stesso pastore tedesco di famiglia ha capito cosa stava succedendo e si è lanciato nel fossato dove era nascosta Esmeralda. Abbiamo fatto di tutto per cercare di limitare l'afflusso dell'acqua nel canale».

"Cercava di nuotare, ma controcorrente non ce la faceva"

Passano i minuti, sempre più angoscianti. Anche la piccola Esmeralda si rende conto del pericolo, ma ormai è tardi.

«Ho visto con in miei occhi la gattina di fronte a me, che cercava di nuotare - racconta la donna, con la voce rotta dalle lacrime e dall'incredulità. Ma andava contro corrente: non ce la faceva. È stata travolta e trascinata via, è scomparsa all'interno di quel tunnel».
I proprietari, in lacrime, si sono quindi precipitati all'apertura opposta dello strettissimo canale, un chilometro più a sud. Era mezzanotte passata. La speranza, l'ultima flebile speranza, era che Esmeralda fosse riuscita in qualche modo a sopravvivere e ad uscire dalla parte opposta. «La sentivamo piangere» continua la donna. Ma erano probabilmente gli ultimi respiri di Esmeralda.

"Se ne sono fregati delle mie suppliche"

A ritrovare il corpicino senza vita della gattina, alcuni giorni più tardi, all'interno del tunnel, è stato Said Beid. L'ha riconsegnata alla famiglia, che l'ha sepolta sotto una piccola santella.

«Quell'acqua serviva a bagnare un campo di erba: niente di così importante che non si potesse fare qualche ora più tardi - è l'amara conclusione della donna - Sarebbero bastate quattro o cinque ore, il tempo necessario per recuperare la gatta. Era tutto pronto. Invece no. Tanto più che gli stessi contadini della zona, alcuni li ho interpellati, aspettavano l'arrivo dell'acqua per venerdì. Invece è arrivata martedì. Se ne sono fregati delle mie suppliche. Ho tanti rimorsi - continua - Potevo salvarla, forse. Avrei potuto chiamare i Vigili del fuoco, ma non l'ho fatto. Erano lì tutti, presenti, c'era anche il sindaco. Ma continuavano a ripetere che non si poteva fermare l'acqua, era impossibile rimandare l'irrigazione».

Anche a costo di sacrificare una vita.

Sulla vicenda, la famiglia di Eugenia del Prete ha deciso di andare fino in fondo e ha contattato un legale per sporgere denuncia sull’accaduto.

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