Era il 22 marzo 2020

Due anni di Covid-19 al Papa Giovanni XXIII: oltre 5mila ricoveri e 580mila vaccinazioni

La prima riunione dell'Unità di crisi, il primo grande ospedale occidentale ad affrontare le conseguenze della pandemia.

Due anni di Covid-19 al Papa Giovanni XXIII: oltre 5mila ricoveri e 580mila vaccinazioni
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Due anni dopo lo scoppio della pandemia, si tirano le cifre di quello che è stato il Covid-19 per l'ospedale orobico. Sullo sfondo il murales sulla Torre 4 dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, divenuto l'immagine-simbolo della lotta al virus.

I numeri del Papa Giovanni XXIII

Oltre 5 mila malati ricoverati da tutto il territorio regionale lungo quattro ondate Covid, la somministrazione di più di 580 mila vaccinazioni in 7 hub vaccinali nella città e sul territorio, molte migliaia di tamponi eseguiti, decine di studi clinici pubblicati per studiare il Coronavirus e per individuare possibili terapie. La riprogrammazione dell’attività clinica non urgente sospesa a causa del Covid-19, con il raggiungimento dell’obiettivo fissato da Regione Lombardia e il recupero, negli ultimi mesi del 2021, di 537 tra operazioni chirurgiche e procedure interventistiche, di oltre 5.700 prestazioni ambulatoriali, tra prime visite e controlli, endoscopie ed esami di diagnostica strumentale. Questo il bilancio di quanto fatto da medici e infermieri del Papa Giovanni XXIII in questi due anni vissuti in prima linea nella lotta al Coronavirus.

L'abbraccio all'Italia simbolo della lotta al virus

Oggi, martedì 22 febbraio 2022, ricorrono i due anni esatti dal giorno in cui per il Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha avuto inizio l’emergenza, con la prima convocazione dell’Unità di crisi. Come momento di ricordo, l’ospedale ha realizzato e reso pubblico uno scatto fotografico di gruppo dei suoi medici e infermieri, ritratti in un luogo altamente simbolico. Gli operatori sanitari hanno infatti posato ai piedi del murales esterno di Torre 4, con l’operatore sanitario che abbraccia l’Italia. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo e che è subito diventata un’icona della lotta al virus.

L’iniziativa non è stata un semplice rito di ricordo. È stato un bilancio di quanto fatto finora grazie allo sforzo collettivo che il Papa Giovanni XXIII ha dovuto sostenere per due anni sul fronte clinico, con la cura dei pazienti ricoverati al Papa Giovanni, a San Giovanni Bianco e alla Fiera di Bergamo, diagnostico, con i tamponi e il sequenziamento, della prevenzione, con le vaccinazioni, e della ricerca, portando avanti studi clinici in collaborazione con ricercatori di tutto il mondo.

Il dg: "Non abbiamo mai smesso di credere che ce l’avremmo fatta"

Ma davanti ci sono ancora obiettivi da raggiungere come ha sottolineato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII.

“Nessuno di noi, così come nessun bergamasco, può dimenticare ciò che abbiamo vissuto. Esattamente due anni fa ci siamo trovati ad affrontare, primo grande ospedale in Occidente, qualcosa di completamente sconosciuto e inaspettato. Abbiamo dovuto superare insieme, strada facendo, le continue nuove urgenze e le tante difficoltà. In poche settimane ci siamo ritrovati a portare al limite le nostre risorse fisiche e psicologiche. Oggi tenere vivo il ricordo ci aiuta a fare i conti con i segni, professionali e personali, che ci lascia questa esperienza drammatica. E ci supporta nelle sfide che abbiamo davanti, ora che il peggio sembra alle nostre spalle. Perché, anche nei momenti più difficili, non abbiamo mai smesso di credere che ce l’avremmo fatta. E abbiamo imparato che per risolvere questioni emergenziali e complesse serve unire le forze e fare squadra. Solo così è possibile raggiungere obiettivi altrimenti impensabili. A tutto il personale del Papa Giovanni è giusto dedicare un grande apprezzamento, per quello che uniti siamo riusciti fin qui a realizzare con la capacità di pensare e progettare il futuro anche nei momenti più difficili”.

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