Dopo l'incendio una famiglia cerca casa e lancia un appello: "Aiutateci"
Per ora la coppia con i due figli ha trovato una sistemazione da familiari.
Dopo l'incendio scoppiato nella tromba delle scale in via Sole a Caravaggio, la famiglia che vi risiedeva è ancora senza casa e chiede aiuto.
L'incendio e il salvataggio di un 13enne
Tutto era successo sabato 18 febbraio, poco dopo mezzogiorno, in un’abitazione che si trova all’interno di una corte rimasta danneggiata dalle fiamme, tuttora inagibile. Il rogo probabilmente era stato provocato da un un cortocircuito innescatosi nel sottoscala dove la famiglia aveva temporaneamente ammassato degli oggetti, che avevano preso presto fuoco. Il fumo aveva subito raggiunto il primo piano, dove un 13enne solo in casa stava dormendo.
"Mia moglie si trovava in ospedale dalla madre e io sono andato a prenderla - ha spiegato il papà Ivan Azzali, 49 anni, autista - nostro figlio dormiva mentre la sorellina più piccola era fuori con la zia. Quando ha sentito puzza di bruciato si è svegliato: era convinto provenisse dalla stufa a pellet e così l’ha subito spenta. Poi però ha visto che il fumo entrava dalla toppa della porta e non appena ha aperto è stato investito da una vampata di fumo... Così ha subito richiuso ed è uscito sul balcone gridando aiuto. A sentirlo per prima è stata la moglie del nonno, abitano di fronte".
Il ragazzino aveva anche chiamato al cellulare il padre, ed entrambi i genitori si sono precipitati.
"Credevo scherzasse quando mi ha detto che c’era un incendio ma poi ho capito che non era così, per fortuna eravamo a trecento metri da casa - ha spiegato il papà - non appena ho visto le fiamme ho gettato secchiate d’acqua sul fuoco per farmi strada ma non c’era modo, allora il nonno di mio figlio mi ha passato una canna per cercare di contenere il rogo. Poi i vicini mi hanno allungato una vecchia scala e sono riuscito a raggiungere il balcone".
Famiglia in Pronto soccorso
Il ragazzino era spaventatissimo ma era riuscito a scavalcare la ringhiera e a scendere con il padre. Scattato l’allarme, sul posto si erano portati Polizia locale, carabinieri, automedica e autoambulanza e i Vigili del fuoco di Treviglio e Dalmine, che hanno domato le fiamme. Presente anche il sindaco Claudio Bolandrini. La famiglia era stata trasportata al Pronto soccorso del nosocomio trevigliese per via del fumo respirato soprattutto dal padre, arrivato in codice giallo, ma già in serata sono stati tutti dimessi.
Intanto sono in corso verifiche da parte della Polizia locale con i Vigili del fuoco per chiarire le cause dell'incendio e la dinamica del salvataggio del minore.
Un percorso difficile
"Siamo stati sfrattati il 17 dicembre scorso da un appartamento in via Spartaco, nonostante avessimo saldato gli arretrati dovuti ad alcuni mesi difficili - ha spiegato la mamma, Moira Fanzaga, 41 anni, dipendente di una ditta di cosmesi - la nostra roba era stata stipata anche nel sottoscala della casa di mia madre perché pensavamo di avere accesso a un alloggio popolare a giorni. Infatti ne avevamo fatto richiesta già a luglio, dopo il primo sfratto arrivato in primavera ma, nonostante sembrasse cosa fatta, anche per via delle difficoltà del nostro figlio più grande tutelato dalla legge 104, dopo lo sfratto definitivo non ci hanno dato nulla. Trovare un’altra sistemazione in affitto si è rivelato problematico: il guaio è il mio contratto a tempo determinato, vogliono tutt’e due le occupazioni a tempo indeterminato. Per questo ci siamo trasferiti da mia madre perché l’abitazione dove vive è vuota: lei infatti da quattro mesi è ricoverata in ospedale".
Ora però l’incendio ha reso l’appartamento inagibile.
Ospiti da parenti
Una situazione di emergenza, cui stanno facendo fronte i familiari della coppia.
"La nostra roba è ancora là in casa di mia madre, impregnata di fumo - ha spiegato Fanzaga - dovremo occuparci delle riparazioni, in particolare dell’impianto elettrico, ma non abbiamo molti soldi. In questo momento mia sorella ha ospitato me e mio marito in casa sua, trasferendosi dal fidanzato. Non ha molto spazio e non potremo rimanere a lungo. I bambini invece stanno con il nonno e la sua compagna. Ci siamo rivolti ai servizi sociali, ci hanno detto che erano in contatto con l’Aler e che invece le case comunali più piccole erano già state assegnate e le altre sono da sistemare... Ci hanno detto che eravamo primi nel bando ma non vediamo nulla di concreto, ci è stata fatta solo una proposta: condividere un alloggio a Treviglio con sconosciuti... Abbiamo dovuto rifiutare. Siamo persone che lavorano e che si sono sempre arrangiate ma, quando a metà marzo tornerà dall’ospedale mia madre, saremo in serie difficoltà. L’aiuto dalle istituzioni non arriva, se trovassimo una casa con un affitto non troppo alto la prenderemmo al volo".
La posizione dell'Amministrazione comunale
"Il Comune non ha a disposizione un appartamento adeguato e in graduatoria vi sono richiedenti maggiormente bisognosi perché non percettori di alcun reddito - ha spiegato il primo cittadino - L’estremo tentativo di mediazione con il proprietario dell’immobile per interrompere lo sfratto in corso già da giugno è fallita. La proposta di un alloggio temporaneo che prevede solo alcuni spazi in condivisione con un'altra famiglia era l’unica soluzione provvisoria per evitare che i minori, a detta del padre, finissero in strada, in attesa che l’Aler consegnasse l’alloggio, ma è stata rifiutata. Non ho alcun motivo di dubitare della correttezza dell’operato dei funzionari".