Dimesso il bimbo che ha ricevuto il polmone dal papà, ora può tornare a casa e ricominciare a vivere
E' stato dimesso lo scorso 21 febbraio il bambino di cinque anni sottoposto al primo trapianto di polmone da vivente effettuato in Italia
Come il suo personaggio preferito dei videogiochi è riuscito a superare la sfida più difficile e ora potrà tornare a casa. "Mario", lo chiameremo così dal nome del celebre protagonista di "Super Mario Bros", ha cinque anni, e lo scorso 21 febbraio è stato dimesso dall'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove aver subito - con successo - un trapianto di polmone, donato proprio dal suo papà.
Dimesso il bimbo che ha ricevuto il polmone dal padre
La sua, e quella della sua famiglia, è una storia che ha fatto commuovere tutti. E' l'amore di un padre, che non si ferma davanti a nulla pur di salvare la vita del figlioletto affetto da talassemia. Ed è tutto rinchiuso in quell'abbraccio: una promessa silenziosa di protezione oltre ogni ostacolo. Una storia fortunatamente a lieto fine che ha coinvolto l'ospedale orobico da dove, martedì scorso - a poco più di un mese dall'intervento - è stato dimesso per poter tornare a casa e riprendere la sua vita.
Il trapianto di polmone da donatore vivente, il primo in Italia per questo organo, era stato eseguito martedì 17 gennaio al Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il donatore di polmone si chiama Ánduel: è un uomo albanese di 34 anni ed è il padre del bimbo di 5 anni che con la moglie Ornéla, 35 anni, nell'estate del 2018 si era trasferita in Italia con il bimbo che all'epoca aveva solo un anno. Pochi mesi dopo il loro arrivo, li ha raggiunti papà Ánduel, dopo aver lasciato il lavoro di ingegnere edile in Albania.
La diagnosi di talassemia
L’anno successivo al loro arrivo in Italia i genitori di Mario portano il figlio all’ospedale Meyer di Firenze per alcuni segnali di malessere, tra cui la febbre che non accenna a diminuire. Dopo gli esami, arriva la diagnosi di talassemia o anemia mediterranea, una patologia del
sangue. Dopo due anni di trasfusioni di sangue periodiche, l’11 giugno 2021 si rende necessario un trapianto di midollo. Nonostante la buona riuscita del trapianto, proprio questa donazione del midollo dal padre, con conseguente “trasferimento” del sistema immunitario del genitore sul figlio, genera la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico.
La reazione immunitaria al primo trapianto
Si tratta di una complessa reazione immunitaria, dove le cellule trapiantate provenienti dal donatore “attaccano” gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Questa malattia, cui si somma l’effetto dei farmaci utilizzati per il trapianto, danneggia i polmoni al punto che il bambino stava perdendo completamente la capacità di respirare in modo autonomo. Un danno ormai irreversibile. Per lui non rimane alcuna speranza di sopravvivere, se non quella di un trapianto di polmoni.
Nell’autunno del 2022 gli specialisti dell’ospedale Meyer di Firenze contattano il Papa Giovanni XXIII di Bergamo per valutare ed eventualmente inserire il bambino in lista per il trapianto di polmone.
L'arrivo a Bergamo
Il 1° dicembre 2022 la famiglia arriva a Bergamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII per eseguire tutti gli accertamenti in preparazione del trapianto polmonare. Il bimbo viene ricoverato nel reparto di Pediatria, diretta da Lorenzo D’Antiga, che all’ospedale bergamasco è
Direttore del Dipartimento percorsi pediatrici integrati. La Pediatria del Papa Giovanni è un centro di riferimento per le malattie che riguardano il fegato nei bambini, uno tra i pochi centri di riferimento in Europa per la gestione del paziente in età pediatrica prima e dopo
il trapianto di fegato e per alcune patologie epatiche rare.
Ad accogliere Mario è la sezione di Epatologia e Gastroenterologia pediatrica e dei trapianti, specializzata nella gestione del paziente pediatrico sottoposto a trapianto per qualsiasi organo solido, fatta eccezione per il cuore che viene gestito in apposito reparto. Il bambino si presenta in buone condizioni, ma ha bisogno continuativo di assistenza respiratoria non invasiva.
La decisione di trapiantare da vivente
Durante la discussione del team multidisciplinare dei trapianti pediatrici, Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di Chirurgia generale 3 – trapianti addominali e professore di Chirurgia all’Università di Milano- Bicocca, mette in evidenza l’enorme vantaggio rappresentato da un trapianto con un organo donato dal padre, che ha già donato il midollo e quindi trasferito la sua immunità al figlio. Questo avrebbe eliminato il rischio di rigetto. Nonostante al Papa Giovanni questa strategia sia stata già adottata per il trapianto di fegato, nel caso del polmone tale intervento non era mai stato fatto in Italia ed aveva pochissimi precedenti in Europa, a causa della grande difficoltà tecnica e della rarità di tale situazione.
Dopo dettagliata discussione e disanima di tutti gli aspetti, tutto il team concorda per questo tipo di approccio. Michele Colledan spiega ai genitori di Mario che trapiantare al bambino, al posto del suo polmone destro, il lobo inferiore del polmone destro del padre, sarebbe stato
sufficiente a salvargli la vita con un organo che non sarebbe mai stato rigettato. Un altro vantaggio rispetto alla donazione da deceduto è rappresentato dal fattore tempo, con la possibilità di programmare l’intervento in poche settimane anziché aspettare la chiamata dalla lista d’attesa che in media avviene in due anni e mezzo.
Una speranza concreta
Una speranza concreta. Tanto è bastato ai genitori di Mario per decidere immediatamente di acconsentire a fare tutto il necessario per salvare la vita del loro bambino. Così iniziano subito gli esami preparatori in vista del duplice intervento di prelievo e di trapianto. Il padre del bambino viene quindi seguito dalla Pneumologia, diretta da Fabiano Di Marco, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università degli studi di Milano, e la sua équipe.
Durante tutto il periodo la famiglia è stata accolta in uno degli appartamenti gestiti dall’Associazione Amici della Pediatria ETS ODV, che mette a disposizione volontari per le necessità delle famiglie che hanno bambini ricoverati per periodi medio-lunghi. La famiglia trascorre il Natale all’ospedale di Bergamo e il 30 dicembre la famiglia lascia Bergamo ed il Papa Giovanni XXIII in attesa di essere richiamata per l’intervento.
Un trapianto storico
La famiglia ritorna a Bergamo il 16 gennaio e il doppio trapianto viene eseguito il giorno seguente, in due sale chirurgiche adiacenti, che lavorarono in parallelo. L’intervento è guidato e coordinato da Michele Colledan, che effettua il trapianto sul bambino, mentre Alessandro
Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 - addominale toracica, esegue il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore.
Subito dopo l’intervento il padre viene ricoverato in Terapia intensiva adulti, diretta da Fabrizio Fabretti. Al suo risveglio dalla sedazione il pensiero di Anduel è subito per il figlio. Visto il decorso regolare viene trasferito in degenza in Chirurgia 3 – trapianti addominali, diretta da Michele Colledan, per essere dimesso dopo circa una settimana.
Il bambino viene ricoverato per due settimane nella Terapia intensiva pediatrica guidata da Ezio Bonanomi. Al suo arrivo in Rianimazione è ancora attaccato al sistema di circolazione extracorporea ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) utilizzato per l’intervento. La ECMO viene mantenuta per quattro giorni fino alla ripresa di una buona funzione polmonare. Otto giorni dopo il trapianto Mario raggiunge l'autonomia respiratoria con sospensione della ventilazione invasiva.
Accanto al piccolo, già dal giorno successivo c'è mamma Ornéla che resta con lui giorno e notte. Dopo una settimana anche il papà, ormai ristabilitosi, può finalmente rivedere il figlioletto.
Proprio come Super Mario
Il bimbo viene trasferito in degenza ordinaria il 1° febbraio in Pediatria, nello stesso reparto che lo ha seguito a dicembre. Si trova in ottime condizioni generali e il decorso clinico è molto lineare. Mario ricomincia le sue normali attività senza bisogno di alcun sostegno respiratorio, grazie al suo nuovo polmone donato dal padre, perfettamente funzionante. I genitori hanno potuto essere presenti in camera ad assistere il bambino per tutto il periodo della degenza.
“Un lavoro di equipe in cui molti operatori in perfetta armonia e condivisione hanno raggiunto un risultato che conferma l’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo tra le strutture di eccellenza sui trapianti a livello nazionale e non solo - commenta Maria Beatrice Stasi, Direttore generale ASST Papa Giovanni XXIII - Desidero rivolgere un pensiero affettuoso al piccolo ‘Mario’ e alla sua famiglia augurando una vita piena e gioiosa. Credo che qui abbiamo fatto una cosa ‘grande’, che gratifica di tanto impegno e sacrifici il nostro personale e mostra nella sua forma più bella la dedizione ai pazienti del nostro Servizio Sanitario”.
Le dimissioni martedì scorso
Le dimissioni del bambino arrivano martedì 21 febbraio, a poco più di un mese dall’intervento. Mario resterà per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-trapianto. Poi potrà tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo. Va però considerato che le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono, nonostante questa limitazione, non solo di condurre una vita del tutto normale, ma anche di eseguire attività sportiva.
“Vedere un bambino tornare a respirare autonomamente dopo un trapianto e vederlo uscire dall’ospedale è ciò che rende il nostro lavoro davvero unico - aggiunge Fabio Pezzoli, Direttore sanitario ASST Papa Giovanni XXIII - È significativo che ciò sia avvenuto proprio a Bergamo, a tre anni esatti dallo scoppio di una pandemia che ha tolto il respiro a tanti nostri cari. Quello di Mario è certo un caso particolare, avendo ricevuto un dono speciale da suo padre vivente. Ma la sua storia è la testimonianza di quanto sia importante scegliere di donare i propri organi dopo la morte. Questo ha permesso ai nostri professionisti, nel corso di un’attività quasi quarantennale, di trasformare il dolore di una perdita in una possibilità di cura per migliaia di bambini ed adulti che non avevano alternative terapeutiche e in una possibilità di salvare vite umane”.