Covid-19

Covid-19: "Preoccupazione per i dati della pianura". Bergamo non chiederà per ora cambiamenti di zona

Incontro in via Tasso sull'andamento dell'epidemia nella Bergamasca. Uno studio dell'università non esclude che c'entri l'immunità di gregge.

Covid-19: "Preoccupazione per i dati della pianura". Bergamo non chiederà per ora cambiamenti di zona
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Perché la seconda ondata di Covid-19 ha colpito così duramente il Milanese, mentre la Bergamasca – soprattutto la parte nord della provincia – ha registrato dati molto inferiori? Secondo l’Università di Bergamo tra le cause potrebbe esserci anche una sorta di immunità di gregge, oltre che la maggior attenzione prestata dalla popolazione a seguire le disposizioni anti-contagio.

Se n’è parlato proprio questa mattina, durante l’incontro organizzato dal presidente della Provincia nell’auditorium “Ermanno Olmi” di Bergamo, per il quale sono stati convocati i parlamentari, i consiglieri regionali e i rappresentanti del mondo economico e sindacale bergamasco per un incontro sulla situazione della diffusione del Covid nel territorio provinciale.

Lo studio dell’Università di Bergamo

L’incontro ha preso le mosse da uno studio dell’Università di Bergamo sull’andamento della pandemia condotto dal professor Mario Buonanno, docente di Economia e prorettore, che lo ha illustrato insieme al rettore Remo Morzenti Pellegrini. Spiega la Provincia in una nota:

La violenza della prima ondata ci ha resi più responsabili: il “capitale civico”

“Lo studio, nell’evidenziare lo spostamento del virus verso la zona ovest della regione Lombardia rispetto alla prima ondata, ipotizza tra le cause di minor contagio in Bergamasca l’immunità di gregge ma anche la forte attenzione degli individui nel regolare i propri comportamenti; la violenza della prima ondata avrebbe reso le persone maggiormente responsabili e disposte alla cooperazione generando quello che in economia viene definito “capitale civico”, in grado di fare la differenza tra la situazione dei contagi a Bergamo e quella nel resto della regione”.

Per ora Bergamo non chiederà modifiche: “La Bassa desta qualche preoccupazione”

“Ho tenuto a organizzare questo incontro perché ritengo doveroso che i principali rappresentanti del territorio si confrontino attorno a un tavolo per essere consapevoli di quale sia la situazione a livello locale, grazie al prezioso supporto scientifico che ci viene dall’Università, e per decidere insieme se sia opportuno muovere dei passi insieme, per esempio per chiedere un alleggerimento delle restrizioni in vigore – ha spiegato Gafforelli - . Non voglio imporre nulla né prevaricare il ruolo di chi deve prendere decisioni, ma così come lo scorso marzo mi sono mosso per chiedere di chiudere tutto, in rappresentanza di tutti i sindaci bergamaschi, allo stesso modo oggi mi rivolgo al territorio per una riflessione comune”.

A conclusione del confronto si è deciso di non muovere per ora azioni per chiedere una differenziazione di livello provinciale rispetto alle misure in atto, per due ragioni. Da un lato tra pochi giorni la Lombardia sembra destinata a passare nella “area arancione”, dall’altro i dati nella Pianura destano qualche preoccupazione.

Le sollecitazioni per la Provincia

Sono però emerse, dall’incontro, alcune necessità: che la Provincia chieda che la cabina di regia presso Regione Lombardia non si limiti ai sindaci dei Comuni capoluogo ma includa anche le Province, in quanto espressione dell’intero territorio. E poi, che via Tasso si attivi in tema di Politiche attive del lavoro coinvolgendo sindacati e organizzazioni datoriali per individuare misure di sostegno dell’occupazione, soprattutto nel momento in cui verrà meno il blocco dei licenziamenti.

“Sono soddisfatto di aver raccolto queste sollecitazioni che ci impegneremo a mettere in pratica. Quello che più mi preme è che tutti si esprimano in modo da prendere le decisioni insieme, e che se dovrò portare la mia voce alla Regione o al Governo, questa sia la voce di tutto il territorio bergamasco” ha commentato Gafforelli.

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