Covid-19: addio a Dolfo, il sacrista di Calcio
La Bassa piange un'altra vittima del Coronavirus, Rodolfo Ghezzi detto “Dolfo”. Il racconto della nipote che l'ha soccorso.
La Bassa piange un'altra vittima del Coronavirus,: Rodolfo Ghezzi, detto “Dolfo”, una colonna della comunità di Calcio. A soccorrerlo per prima, la nipote infermiera. Ma poco dopo la crisi respiratoria, si è spento. Aveva 69 anni.
Lutto a Calcio per il mitico Dolfo
Rodolfo Ghezzi, per tutti “Dolfo”, era lo storico sacrista della chiesa parrocchiale San Vittore. A raccontare i suoi ultimi istanti è stata la nipote, che fa l'infermiera e che su Facebook ha chiesto ai concittadini di non uscire di casa senza motivo, in queste settimane.
La nipote: "Pensate a lui quando uscite"
“Grazie a tutti per le condoglianze. È un dolore immenso, improvviso e senza senso - ha scritto - Lascia un vuoto enorme. Ma non lasciate che sia vano il suo essersi incamminato su altre strade. Pensate a lui quando state per uscire a prendere il pane per la 4 volta in settimana, pensate a lui quando avete voglia di fare una passeggiata inutile, pensate a lui quando vi fermate a chiacchierare convinti che quelle mascherine usa e getta che usate da settimane vi rendano immuni. Non lo siete. Non lo siamo. Pensatelo e chiudete quella cazzo di porta e state in casa"
L'autoambulanza da Monza
Nell'emergenza generalizzata di questi giorni, il tempismo non è stato d'aiuto. "L'ho soccorso io - racconta l'infermiera - L'ho visto respirare 65 volte al minuto, blu in viso e con le estremità gelide e ho visto la paura di chi ha capito che non potevo fare nulla per aiutarlo, che l'ossigeno non sarebbe bastato (la bombola è finita prima dell'arrivo del 112 e solo la grandissima fermezza della dottoressa, meravigliosa, che era con me ha permesso di recuperarne una seconda per pura fortuna). L'ambulanza è arrivata da Monza. Un' ora di preghiere con la consapevolezza che l'arresto sarebbe arrivato a momenti”.
L'appello ai concittadini
Giulia Pederzoli ha voluto lanciare un messaggio per affrontare questa emergenza. “Questi malati sono coscienti - ha continuato - Sarò brutale, perché sono sconvolta, perché sono arrabbiata, perché sono stufa. Perché molti di voi capiscono solo il linguaggio della disperazione e allora eccovela la verità sbattuta in faccia. Sono stufa di leggere che non denunciate chi si ammassa, chi esce febbricitante o con famigliari febbricitanti".
Il ricordo di Don Matteo Bottesini
Anche don Matteo Bottesini, curato dell'oratorio, ha ricordato Rodolfo Ghezzi. “Ci ha lasciati anche lui - ha scritto - Così, all’improvviso, senza nemmeno il tempo di un saluto. Il nostro Dolfo, sacrestano per anni e volontario, aiuto prezioso nelle celebrazioni soprattutto nel mio primo anno qui a Calcio. Persona eccentrica, a volte dai modi un po’ ruvidi, ma sempre disponibile. Lo vorrei ricordare con la sua voglia di scherzare, con le sue uscite goliardiche, con la sua passione per le carte, con il suo saluto dalla finestra della cucina che affaccia sul cortile in oratorio, con il suo grembiule per servire al Grest, con il suo campanone per i temporali. Chissà ora se lo suonerai da lassù per la tua amata Calcio. Una cosa è certa, ora ti abbracceranno tutti i santi del paradiso che tu conoscevi uno ad uno e che invocavi per ogni necessità. Ti penso già, ora che li incontrerai, con lo stesso sorriso e gli occhi lucidi che avevi nelle varie solennità guardando soddisfatto i troni e gli altari che preparavi ai santi . Grazie Dolfo. Fai buon viaggio".