Cinesi assunti in nero per produrre mascherine: dormivano in fabbrica FOTO VIDEO
I due sono ora ai domiciliari, facevano lavorare i loro operai negli stessi locali in cui vivevano e dormivano.
Avevano assunto in nero, complessivamente, ben 24 operai stranieri senza permesso di soggiorno, per produrre mascherine chirurgiche e altri dispositivi di protezione individuale anti-Covid. Per questo sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Bergamo due imprenditori cinesi, che ora sono ai domiciliari. L'accusa è di sfruttamento del lavoro nero.
Un’indagine che prosegue da aprile
Il provvedimento, a firma del Gip Massimiliano Magliacani, su richiesta del pm Silvia Marchina, è stato eseguito questa mattina, venerdì 20 novembre, dopo un’indagine durata mesi e cominciata proprio all’inizio dell’emergenza sanitaria, ad aprile . Controllando le attività bergamasche impiegate nella produzione di dpi, le Fiamme gialle avevano posto sotto controllo in particolare un’azienda individuale di Bergamo, nella quale lavoravano cinque donne e un uomo, sprovvisti di permesso di soggiorno, cinesi.
Dormivano e lavoravano negli stessi locali
I lavoratori vivevano negli stessi locali in cui lavoravano. Da lì, la Finanza è arrivata anche a un altro soggetto sempre cinese, che aveva collaborato al confezionamento delle mascherine chirurgiche oggetto di controllo, stavolta a Treviolo. Anche in questo caso, un’operaia straniera e senza permesso di soggiorno era stata assunta in nero, e lavorava negli stessi locali in cui di notte era costretta a dormire. Complessivamente, sono stati emessi provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale nei confronti dei sette soggetti, in quanto irregolari sul territorio dello Stato
Altri controlli a Cavernago: 38 identificati
Un ulteriore passo avanti nelle indagini è arrivato a luglio, quando a finire sotto controllo è stata, di nuovo, la ditta di Treviolo, insieme un’altra azienda con sede operativa a Cavernago. Entrambe facevano capo agli stessi soggetti indagati. Complessivamente, qui sono state identificate ben trentotto persone di etnia cinese. Due di loro sono risultate prive di documenti identificativi, mentre per altre sette si sono resi necessari i controlli a mezzo di rilevamenti foto dattiloscopici e presso l’Ufficio Immigrazione della locale Questura.