Lutto

Ciao Yuri, Urgnano saluta il suo “gigante buono”

Una chiesa gremita ha accompagnato Yuri Ravizza nel suo ultimo viaggio. Il 40enne è morto sabato in un incidente stradale a Cologno

Ciao Yuri, Urgnano saluta il suo “gigante buono”

Urgnano si è fermata questa mattina, 15 ottobre 2025, per l’ultimo saluto a Yuri Ravizza, il 40enne scomparso sabato sera in seguito a un incidente in moto avvenuto a Cologno.

“Ha saputo fare del bene anche nella morte”

Una tragedia che ha scosso la comunità dove Yuri era conosciuto per la sua affabilità e disponibilità. A celebrare le esequie don Stefano Bonazzi insieme a padre Antonio Consoni della Sacra Famiglia di Martinengo e don Filippo Bolognini nuovo parroco di Ghisalba.

“Siamo nel buio profondo – ha esordito il parroco nell’omelia, di fronte a una chiesa gremita – il sole si è eclissato nel nostro cuore, nel nostro intimo, nel nostro pensiero. Siamo tutti terribilmente tristi per questo lutto. Ma il buio che stiamo vivendo, e che ci fa incavolare, ci parla della nostra fragilità, del nostro limite ma anche del dono della vita, che abbiamo ricevuto e fatto crescere. Ed è tanto importante quanto è più fragile.. per questo dobbiamo conservare e vivere bene questa nostra fragilità… Siamo qui in tanti, per l’amicizia, l’amore e la simpatia scambiata con lui, ma anche da cristiani che credono nella vita e nella vita oltre la morte. Per questo soffriamo ma non ci scoraggiamo”.

Poi il ricordo dell’uomo che Yuri è stato.

“E’ bello vivere i nostri talenti umani – ha affermato – con amore e creatività: chi ha costruito quella casetta che si trova nell’abitazione di Yuri, chi ha realizzato la controsoffittatura, chi ha trasformato una moto di poco conto in un’altra da un design pazzesco, tutta sua… Questa sua arte era un dono che ha ricevuto e che intelligentemente ha sviluppato. Cerchiamo di mettere in gioco i nostri talenti, magari tra loro c’è anche la bontà e la disponibilità: ho letto alcuni messaggi dei colleghi di lavoro e in questi non c’erano solo le condoglianze, ma si sottolineava la sua squisitezza, la sua presenza, il suo stile nell’essere presente, nell’essere lavoratore. Anche queste diventano esperienze di vita e di crescita. Anche in questo buio dobbiamo cogliere la luce che ci dà forza. Non è facile nemmeno per noi preti dare parole di speranza, che sono quelle che il Signore vuol dire attraverso noi. Yuri è con sua madre, con i nostri cari defunti. Ricordiamoci, raccontatevi le esperienze belle vissute con Yuri”.

Poi il ricordo della generosità di Ravizza che anche nella morte si è saputo donare. Lo dimostrano i labari dell’Aido di Urgnano, Ghisalba e Romano ai piedi dell’altare.

“Il bene che Yuri ha saputo condividere e accrescere ci aiuterà a far diventare la nostra vita un dono per gli altri – ha proseguito il parroco – Non per nulla sono qui alcuni amici dell’Aido. a testimoniare che anche attraverso questa morte qualcuno ha ricevuto il dono della vita. Non aspettiamo la morte per fare del bene, ma quella di un fratello sia un’occasione di crescita per ciascun noi”.

“Vi staremo vicino”

Un “gigante buono” – come lo ricordano gli amici – con la passione per le due ruote e un forte attaccamento alla famiglia, alla compagna Nicoletta e alla figlioletta Alice.

“Oggi la comunità della scuola dove Alice studia, è qui con la direttrice, i genitori e gli amici, vogliamo esprimervi la nostra vicinanza in questo momento molto particolare – ha detto padre Consonni – La luce di cui ci ha parlato il Vangelo viene dalla vicinanza che noi sappiamo dimostrare e quindi oggi vogliamo esservi vicini e anche per il futuro, perché il dolore non lo possiamo riempire se non stando vicini l’uno all’altro”.

“Yuri, ti conosco di sfuggita – ha detto Attilio Amighetti leggendo un pensiero sull’altare a fine cerimonia – non posso dire che ci siamo frequentati. Non posso nemmeno dire che ci siamo incontrati nelle grandi occasioni. Ti ricordo ragazzo magari in compagnia di mamma e papà. Ti ricordo quando abbiamo salutato la mamma per l’ultima volta. Yuri ti conosco di sfuggita, sono i tuoi 40 anni che alzano la voce, sono i tuoi 40 anni che ancora cercano la vita, quella vita vissuta tutta d’un fiato, rincorrendosi da sé, senza alcun pensiero di doverla or qui lasciar. Quale mistero può giustificare tutto ciò? Preferisco lasciarti tranquillo e tenermi stretto anche uno solo dei tuoi sorrisi, incertezze e speranze. Questo mi può bastare, lascio ad altri a gabbia di certa verità. Grazie, ciao”.