Sanità

"Basta attese interminabili in Pronto Soccorso"

La protesta di una colognese contro la situazione dei pazienti negli ospedali della zona

"Basta attese interminabili in Pronto Soccorso"
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«Basta attese infinite al Pronto Soccorso, un malcostume insopportabile». A protestare vivacemente è A. C., una donna residente a Cologno al Serio.

Attese interminabili: una cittadina racconta le sue disavventure nei Pronto Soccorso

E' stanca A.C. di come vanno le cose negli ospedali della zona. E dopo l’ultima esperienza capitata alla figlia ha deciso di parlare pubblicamente di modus operandi e comportamenti che ritiene intollerabili, a fronte di pazienti o familiari che vengono lasciati a se stessi per ore, a volte giornate o nottate intere, senza una benché minima informazione, su seggiole che spesso sono tutt’altro che confortevoli e consone a un ospedale dove sostano persone fragili. Questo al netto del fatto che la sanità pubblica, come si sa, attraversa un periodo difficile, con un’emorragia di medici e infermieri che se ne vanno all’estero in cerca di condizioni di lavoro migliori, e si capisce bene quindi che chi è rimasto in trincea non ha vita semplice.

A Zingonia (Osio Sotto)

"Trovo inconcepibile che una persona, nella fattispecie mia figlia di 27 anni, si rechi al Pronto soccorso del Policlinico San Marco di Zingonia e resti in attesa di una visita dalle 8.15 alle 22.15 - ha spiegato - Un conto è aspettare perché si stanno facendo degli accertamenti, un altro così. Il medico, che l’ha poi presa in carico, ha spiegato che all’accettazione non avevano capito il reale malessere che lei aveva segnalato, relativo al cedimento di un ginocchio... Peraltro davanti a lei c’erano solo quattro persone. Si è sentita dire che l’ortopedico ormai non era più in servizio, e che quindi avrebbe dovuto ritornare la mattina dopo alle 8. Tornata lì il professionista le ha detto che doveva prenotare la risonanza, peraltro l’ha fatto privatamente per via dei lunghi tempi di attesa anche lì".

Poi una stilettata.

"La gente sfiancata poi finisce per passare dal Pronto soccorso a pagamento? - ha obiettato - Il dubbio viene. A un certo punto ero così esasperata che stavo per chiamare i carabinieri... Oggi c’è da aver paura ad aver bisogno del Pronto soccorso: ore e ore ad aspettare, in preda all’ansia e poi magari non si conclude nulla. Inutile dire poi che i Pronto soccorso esplodono... Senza contare che si sente spesso di malesseri apparentemente leggeri che invece poi nascondono ben altro".

A Treviglio

La donna non lamenta solo la disavventura al Policlinico di recente, come a dire che nei Pronto soccorso della zona, ma la cronaca riporta casi un po’ ovunque, spesso ci si imbatte in un malcostume che è sempre più mal sopportato.

"A Treviglio tre anni fa avevo portato mia madre di quasi 80 anni in preda a forti dolori all’addome prima delle 8 ed era stata visitata a mezzanotte - ha ricordato - poi era stata ricoverata ed era rimasta in ospedale un mese. Due esperienze fotocopia in due ospedali diversi. Così proprio non va: capisco che ci siano delle difficoltà ma le tasse per la sanità le paghiamo e salate".

"Siamo esseri umani, non macchine dal meccanico"

La colognese ha poi riflettuto sulle relazioni umane che si impostano con i pazienti. Così come sono da condannare senza appello gli episodi di violenza contro il personale sanitario, sono altrettanto stigmatizzabili gli atteggiamenti sbagliati verso persone fragili che hanno bisogno di cure.

"Bisogna comunicare con le persone, siamo esseri umani - ha affermato - basta informare pazienti e familiari dei motivi per cui si attende da così tanto tempo la visita e, se invece ci sono già accertamenti in corso, e si sa che dureranno ore, avvertire i parenti che non c’è nulla di grave e che magari si può tornare più tardi per riposare un po’ o mangiare qualcosa. A volte si è lì in attesa di essere chiamati in mezzo alla totale indifferenza. Capisco che sul posto di lavoro si scambino quattro chiacchiere, ma di fronte a chi sta male ci vuole tatto. In chi fa il medico ci deve essere una vocazione ad aiutare il prossimo, non siamo macchine dal meccanico".

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