Bar aperto nonostante le restrizioni: "Le multe? Non le paghiamo"
I gestori del locale trevigliese "Al solito posto" di via Terni hanno deciso di aderire alla protesta social "Ioapro"-
Hanno deciso di tenere aperto il bar nonostante le restrizioni. Succede a Treviglio, dove Rachele Carioni, titolare del bar "Al solito posto" di via Terni, assieme al marito Marco Novaria e al figlio Andrea, hanno deciso di aderire alla protesta social "#Ioapro". "Mi hanno già fatto due verbali da 400 euro e ordinato di chiudere - ha spiegato la barista - Ma io ho fatto ricorso e non pago. Continuerò ad aprire normalmente".
La protesta de "Al solito posto"
Non sono negazionisti. Anzi, precisano, all’interno vengono rispettati i protocolli che erano stati previsti per gli esercizi pubblici, prima che arrivassero le nuove ondate di contagi da Covid-19. La loro è una battaglia affinché venga rispettata la Costituzione. Nel bar, il tempo sembra essersi fermato alla scorsa estate, quando ci eravamo un po’ tutti illusi che il Coronavirus fosse ormai un ricordo. I clienti prendono il caffè e l’aperitivo tranquillamente al bancone o seduti ai tavolini. Sfogliano i giornali e chiacchierano del più e del meno.
Ed è così da settimana scorsa, da quando i gestori hanno deciso di aderire alla protesta social «#Io apro». Il bar rimane quindi aperto dalle 6 alle 20 come sempre: niente asporto o consegne a domicilio. «Ovviamente rispettiamo tutti i protocolli di sicurezza - ci ha tenuto a precisare Rachele Carioni - quindi chiediamo di rispettare le distanze, di indossare le mascherine ed effettuiamo le sanificazioni. Insomma, mettiamo in pratica le linee guida previste per gli esercizi pubblici. Non ce la facciamo più con le restrizioni, perché se andiamo avanti così ci toccherà chiudere. E noi - ha sottolineato - siamo tra i fortunati perché non abbiamo l’affitto da pagare, grazie ai tanti sacrifici fatti negli anni. Perché con le briciole che ci ha dato lo Stato ho pagato a malapena le bollette della luce. E’ assurdo. Ho un dipendente che ha moglie e figli e quest’anno ho potuto farlo lavorare solo quattro mesi e mezzo. Vi sembra giusto?».
La protesta #Ioapro
Ecco perché dalla scorsa settimana Carioni e il marito hanno deciso di aderire alla protesta social «#Ioapro». Una presa di posizione che martedì e mercoledì sono costati due verbali da 400 euro (nel primo caso comminati anche a quattro clienti) da parte della Polizia locale e l’ordinanza di chiusura per cinque giorni del locale. «Multe che non abbiamo intenzione di pagare ovviamente - ha subito precisato la barista - così come non chiuderemo. Abbiamo dato tutto in mano agli avvocati che supportano la protesta, quindi prima attenderemo il ricorso, poi vedremo il da farsi. Intanto noi andiamo avanti a lavorare come abbiamo sempre fatto da 32 anni».
Parole che hanno il supporto dei tanti clienti che vanno e vengono, incuranti del rischio di incorrere in sanzioni. Come detto, i gestori di «Al solito posto» non negano l’esistenza del virus, ma criticano la gestione dell’emergenza che sta mettendo in ginocchio tante famiglie. «La Covid esiste, non c’è dubbio - ha sottolineato Marco Novaria - Io stesso ho perso almeno una decina di clienti uccisi da questa malattia, anziani già con altre patologie a cui suggerivo di restare a casa per evitare il contagio. Ma è ormai assodato, e lo sostengono tanti scienziati, che i protocolli per curarla sono sbagliati. Hanno trasformato un’influenza, sicuramente pesante, in una malattia mortale solo perché hanno sbagliato il modo di affrontarla. Ci sono tanti medici che non hanno rispettato le linee guida e infatti nessuno dei loro pazienti è morto. Quando finirà tutto questo, qualcuno dovrà pagare».
«E’ vero - ha annuito un anziano cliente lì accanto - è successo anche per mia moglie. Aveva la febbre alta, ma la situazione non sembrava così grave. L’hanno portata in ospedale a Milano e non l’ho più vista. Penso anch’io che ci sia qualcosa di sbagliato nelle cure».
Al bar di via Terni, quindi, l’intenzione è quella di andare avanti in nome del rispetto della Costituzione. E’ infatti sulla Carta fondamentale italiana che si basa «#Ioapro». «Noi non lo stiamo facendo perché siamo eroi o perché vogliamo andare sui giornali - ha concluso Rachele Carioni - Lo facciamo perché il lavoro è un nostro diritto. Lo facciamo per il nostro dipendente che deve mantenere la famiglia. Lo facciamo perché se va avanti così rischiamo di abbassare la serranda per sempre».
E mentre ci congediamo tornano ancora gli agenti della Polizia locale. Un altro verbale? «No - spiega la barista - avevano bisogno di un documento. Possono comunque farmi tutte le multe che vogliono, tanto io non pago. E non chiudo».