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Avis, uno splendido 2021: Treviglio torna a crescere. "Ma resti un dono: diciamo no al mercato del sangue"

La denuncia del presidente regionale Oscar Bianchi all'assemblea dell'associazione cittadina: "L'industria farmaceutica vorrebbe trasformare le donazioni in dazioni a pagamento. Questo non ci piace affatto".

Avis, uno splendido 2021: Treviglio torna a crescere. "Ma resti un dono: diciamo no al mercato del sangue"
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Dopo il terribile 2020, l'anno scorso sono riprese in modo netto le donazioni di sangue e di plasma a Treviglio e nella Bassa bergamasca. I dati sono stati analizzati ieri sera, lunedì 21 febbraio, durante l'assemblea annuale dei soci di Avis Treviglio, tenutasi in videoconferenza. Numeri decisamente rassicuranti, dopo il prevedibile calo delle donazioni avvenuto nel corso dei mesi più bui della pandemia: Avis Treviglio segna infatti il secondo miglior risultato in termini di sacche di sangue e plasma raccolte degli ultimi quindici anni, e così anche l'intera area di competenza della "zona 12", che raccoglie le sezioni Avis gravitanti attorno al Centro Trasfusionale dell'ospedale di Treviglio.

I numeri del 2021 a Treviglio

I soci donatori effettivi di Avis Treviglio erano, al 31 dicembre, ben 1834. Le donazioni effettuate nel corso dell'anno sono state complessivamente 3956, delle quali 3231 di sangue intero e 725 plasmaferesi. Più di quelle del 2020, ovviamente, ma superiori anche a quelle del 2019 (quando le sacche di sangue intero raccolte furono 3194 e quelle di plasma 690).

 

La variante Omicron colpisce, di nuovo, le donazioni

Numeri positivi, ma il presidente di Avis Treviglio Cesare Cattaneo  (nella foto, in alto) ha tenuto a tenere alta l'attenzione sulla necessità di proseguire la risalita. Il 2022 non si è infatti aperto nel migliore dei modi, sul fronte della pandemia da Covid-19: l'aumento dei contagi con la variante Omicron ha comportato, di nuovo, un calo delle donazioni. "Non dobbiamo abbassare la guardia". Con lui anche il presidente provinciale Artemio Trapattoni.

"Nel 2020 avevamo paura ad entrare negli ospedali, e di uscire di casa. Nel 2021 siamo riusciti a invertire la rotta. A livello provinciale, Avis ha quasi raggiunto i livelli pre-Covid, ma attenzione: i primi mesi del 2022, complice l'impennata di contagi, non sono stati clementi" ha commentato.

L'appello di Bianchi: "Sistema italiano sotto attacco per fini speculativi"

Decisamente più ampio, e preoccupato, l'intervento del presidente regionale di Avis Lombardia Oscar Bianchi, che è tornato sulla necessità di difendere il sistema italiano della donazione gratuita. Una peculiarità del nostro Paese, che mantiene l'autosufficienza del sistema trasfusionale e alti livelli di disponibilità di sangue nonostante a differenza che all'estero i donatori non vengono retribuiti, per ciascun prelievo ematico.

"In questi mesi, l'Avis regionale si è trovata a dover difendere il nostro modello basato sulla gratuità del dono - ha detto - contro le mire dell'industria farmaceutica che vorrebbe invece trasformare le donazioni in dazioni a pagamento, creando di fatto un mercato del sangue. Questo non ci piace, affatto. E' un attacco, per meri fii speculativi, a un sistema che è invece vincente. Fortunatamente, accanto a noi abbiamo trovato una politica attenta, che è rimasta al nostro fianco".

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