Cremasco

Artigiano in carcere per estorsione, le Fiamme Gialle sequestrano beni per quasi 8 milioni di euro

La condanna definitiva, passata in giudicato, ha permesso di sequestrare definitivamente un patrimonio milionario.

Artigiano in carcere per estorsione, le Fiamme Gialle sequestrano beni per quasi 8 milioni di euro
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Lui, artigiano cremasco, è già in carcere a Bollate dove sta scontando una pena di quattro anni e dieci mesi per estorsione. Nei giorni scorsi i militari della Compagnia di Crema, in esecuzione di una sentenza di condanna definitiva emessa dalla Corte d’Appello di Brescia, hanno confiscato un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare, dal valore complessivo di 7 milioni e 800 mila euro.

Artigiano in carcere per estorsione

La vicenda risale al 2016 quando le indagini della Fiamme Gialle cremasche avevano portato alla luce il meccanismo estorsivo messo in atto dall'artigiano tra il 2014 e il 2016 nei confronti di vecchi clienti che avevano già pagato - in nero o comunque in contanti - i lavori effettuati e che consisteva nella pretesa di un ulteriore pagamento dietro la minaccia di decreti ingiuntivi.

Lo schema

Lo schema era semplice: dieci anni dopo la cessazione dell’attività d’impresa, assicuratosi lo spirare del termine quinquennale di prescrizione per la contestazione delle violazioni tributarie ma comunque in tempo per promuovere l’azione civile (il cui termine è invece decennale), l’artigiano aveva cominciato a sollecitare ai vecchi clienti il pagamento di fatture a suo tempo mai emesse e per lavori per cui aveva peraltro già ottenuto il pagamento.

A fronte di oltre 180 fatture, tutte datate 2004, nel 2014 l’artigiano aveva proposto ricorso per ingiunzione al Tribunale competente dove le persone offese, a distanza di dieci anni, non potevano riuscire a dimostrare l’avvenuta estinzione del debito perché il pagamento delle prestazioni contrattuali era all’epoca avvenuto in contanti e in nero.

Sequestrati beni per 7,8 milioni di euro

Nel corso delle indagini, tuttavia, le Fiamme Gialle cremasche avevano puntualmente ricostruito l’intero patrimonio mobiliare ed immobiliare riconducibile all’artigiano, accertando un’elevatissima sproporzione tra il suo tenore di vita e i redditi effettivamente dichiarati. Questa indagine “parallela” aveva così consentito di sequestrare preventivamente per sproporzione, su disposizione del gip del Tribunale di Cremona, un patrimonio del valore complessivo di 7.8 milioni composto da 91 immobili e 30 veicoli, nonché diverse società e il saldo attivo di numerosi conti correnti (alcuni dei quali aperti all’estero). Con il passaggio in giudicato della sentenza di condanna il suo patrimonio è stato quindi definitivamente confiscato e reimmesso interamente nella disponibilità dello Stato.

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