Arrivato in città da rifugiato politico ora vive come un senza tetto: scoppia il caso
Una storia cominciata nel 2020 che oggi fa discutere
Vive da qualche tempo all’addiaccio nel parco pubblico di via Castelli a Caravaggio, sotto gli occhi increduli dei residenti che lo vedono prepararsi a pregare, dormire su una panchina e arrangiarsi come può per sopravvivere. Non è un clochard qualunque però. È un rifugiato politico siriano con i documenti in regola, alle spalle un vissuto atroce e un presente di solitudine e abbandono.
Da rifugiato politico a clochard
Attraverso un corridoio umanitario era stato accolto a Caravaggio nel 2020 con moglie e quattro figli, tra cui una bimba di allora cinque anni balzata all’onore delle cronache per aver subito un delicato intervento chirurgico al Papa Giovanni XXIII, dove era stata estratta una scheggia di bomba conficcata nei suoi polmoni. Alla fine di un percorso di due anni la famiglia aveva deciso di partire alla volta della Germania, dove la comunità siriana è molto numerosa, speranzosa di trovare migliori opportunità per il futuro. Il rapporto con la comunità caravaggina sembrava essersi concluso lì. E invece no.
"Chiusa regolarmente l’accoglienza sono andati via - ha raccontato qualche volontario di allora - sappiamo che hanno vissuto vicino ad Amburgo un anno. Qualcosa non deve aver funzionato perché poi lo scorso settembre sono rientrati nel nostro Paese, a Trento, dove hanno dei parenti".
Ma anche lì qualcosa è andato storto: il 55enne infatti è tornato a Caravaggio, solo. Sembra che da fine maggio faccia avanti e indietro e nell’ultimo mese sta creando un certo disagio tra i caravaggini: l’uomo ha problemi psichici certificati e, anche se non è stato mai pericoloso, vive una condizione di evidente fragilità e la sua situazione precaria non può che peggiorare la sua condizione.
Le segnalazioni dei cittadini e la polemica
C’è chi lo aiuta per i pasti e per lavarsi ma porta anche una cavigliera elettronica - gli è stato infatti intimato di restare lontano dalla moglie - e ci sono già state segnalazioni alla Polizia locale e ai carabinieri da parte di residenti preoccupati.
"Il progetto è stato realizzato da alcune associazioni del territorio, senza coinvolgere il Comune che ora si trova a gestire il problema - ha fatto sapere il sindaco Claudio Bolandrini - La Polizia locale è già intervenuta cinque volte su richiesta di concittadini. Prefettura, Ufficio immigrazione e Arma dei carabinieri sono stati tempestivamente informati sia degli interventi residui necessari che della situazione di criticità. Dal momento che i responsabili del progetto finora non sono stati in grado di risolvere il problema creato, abbiamo chiesto alle autorità competenti un incontro per poter illustrare meglio i potenziali rischi di ordine pubblico e ottenere un intervento definitivamente risolutivo".
Alcuni volontari delle diverse associazioni però non accettano di essere additati come «colpevoli» di una situazione generatasi successivamente al progetto di accoglienza.
"Il Comune era al corrente, c’è stata anche una festa per l’accoglienza a cui il sindaco ha partecipato - hanno fatto notare - in ogni caso trascorsi i due anni previsti dal progetto i siriani hanno deciso di partire per la Germania, con tutte le carte in regola e abbiamo perso i contatti, a parte qualche sporadica telefonata per gli auguri e quant’altro. Nessuno di noi si sente quindi più coinvolto né responsabile. A Trento erano ospiti da parenti ma lui è in contrasto con la moglie e probabilmente, non sapendo dove andare, è tornato nell’unico posto dove era stato prima in Italia e dove aveva la sua ultima residenza: Caravaggio".
Mesi fa il problema dei senza fissa dimora era emerso per la presenza di una coppia accampata nel parcheggio del centro commerciale di via Treviglio, che poi si è allontanata. Ora torna alla ribalta con un rifugiato politico bisognoso di cure anche mediche. Proprio martedì 27 agosto è stato di nuovo allontanato dal territorio, resta da vedere se quel che resta della sua famiglia se ne farà carico o se tornerà.
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