Anni Sereni, dipendenti in cassa integrazione e l'appello a riaprire
Sono una cinquantina i posti vacanti, ma l'Ats ha bloccato la delibera regionale che dava l'autorizzazione ad accogliere nuovi ospiti.
Prima non le volevano chiudere. Ora non le vogliono più riaprire. E’ il destino beffardo della case di riposo, tra i luoghi su cui si è accanito maggiormente il Coronovirus. Ora, passata la fase più critica, le Rsa vorrebbero riaprire, sia ai nuovi ospiti (visto che la strage del Covid-19 ha lasciato molti posto vacanti), sia ai parenti degli anziani, che dopo questi mesi hanno bisogno del contatto con i famigliari.
Anni Sereni, dipendenti in Cassa integrazione
Una situazione pesante che per la Fondazione Anni Sereni di Treviglio significa dover ricorrere alla Cassa Integrazione per salvaguardare i posti di lavoro.
"Purtroppo stiamo andando verso quella direzione - ha confermato il presidente Augusto Baruffi - al momento il personale sta smaltendo le ferie arretrate, ma successivamente dovremo ricorrere alla Cig, come previsto dal Decreto Cura Italia. Del resto abbiamo perso una cinquantina di ospiti (circa un terzi del totale, ndr) e quindi sono calati anche i nostri introiti. La situazione non è facile. Certo, se ci permettessero di riaprire...".
Liste d'attesa lunghe: "Fateci riaprire"
Oltre all’aspetto economico, c’è anche il problema delle liste di attesa. Proprio martedì Baruffi ha incontrato gli amministratori di Treviglio, Caravaggio e Fara d’Adda (i Comuni consorziati che fanno capo alla casa di riposo) ed è emerso che sono molte le famiglie in attesa: si parla di un centinaio a Treviglio una cinquantina a Caravaggio e una ventina a Fara.
Eppure la scorsa settimana una delibera regionale aveva dato il via libera alla riapertura delle case di riposo per i nuovi utenti. Successivamente era però intervenuta l’Ats che aveva bloccato il provvedimento.
"Noi abbiamo bisogno di ripartire e abbiamo già messo in atto tutti i protocolli previsti - ha chiarito Baruffi - Vogliamo poi permettere ai parenti di poter venire a trovare i loro cari, perché gli anziani hanno bisogno di poter avere contatti con i loro famigliari. E’ tutto assurdo: all’inizio dell’epidemia non volevano farci chiudere, adesso invece non ci fanno riaprire".
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