Ghisalba

L'addio di Ghisalba a Diego: "Aiutaci a fare della nostra vita nuove sinfonie"

Parole di infinito affetto quelle pronunciate dal curato Simone Pecis, ieri, 4 ottobre, alle esequie del 17enne deceduto domenica. Il paese si è fermato.

L'addio di Ghisalba a Diego: "Aiutaci a fare della nostra vita nuove sinfonie"
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La chiesa parrocchiale non è riuscita a contenere la folla oceanica che ha voluto partecipare ieri, mercoledì 4 ottobre, alle esequie di Diego Sangalli. Ghisalba si è fermata per rendere l'ultimo saluto al giovane deceduto domenica scorsa in montagna.

La comunità si ferma per l'addio a Diego

La musica struggente del Gruppo ottoni Ghisalbrass e dei suoi compagni del liceo musicale in chiesa, i palloncini bianchi lasciati volare in cielo dai suoi amici sul sagrato, la banda che ha accompagnato il feretro fino al cimitero, lo striscione, i fumogeni e la sua gigantografia ad attenderlo proprio all'ingresso del camposanto hanno trasformato i funerali dello sfortunato giovane, scivolato in un canalone sul Pizzo Porola, in un immenso tributo d'affetto, commovente e intenso. La comunità intera si è stretta intorno a papà Pierluigi, a mamma Elena e alla sorella Gloria, per salutarlo un'ultima volta, tanto che la Parrocchiale né il sagrato sono stati sufficienti a contenere tutti, e la folla si è assiepata anche lungo la scalinata. Ad accogliere il feretro prima del suo ingresso, il sindaco Gianluigi Conti con la vice Bruna Sassi e la collega di Valbondione (dove Diego stava trascorrendo il fine settimana con i genitori, prima di trovare la morte al Pizzo Porola), Romina Riccardi.

"Diego, sfreccia sul monopattino verso l'abbraccio di Dio

La bara bianca coperta di rose altrettanto candide, con la sua foto mentre stringe la sua amata basso tuba, e la sciarpa dell'Inter, la sua squadra del cuore, è arrivata all'altare oggi, alle 14.30, accarezzata dallo sguardo commesso di centinaia di persone, la maggior parte giovani in lacrime, increduli di fronte alla crudele sorte toccata all'amico. E altrettanto commosso è stato il ricordo che il curato, don Simone Pecis, ha fatto di lui durante l'omelia.

“Volevo dirti grazie per il ragazzo che sei stato, talmente genuino che a volte non avevi mezze misure per dire ciò che pensavi - ha detto tra le altre cose - Grazie perché la verità di un giovane è una cosa bellissima. Grazie perché mi hai fatto scoprire l’importanza di avere passione nella vita: il calcio, il tifo per la tua squadra preferita, la montagna, la musica. Ci ricordi che non si può solo vivacchiare: bisogna vivere dando il meglio di se stessi. Grazie perché hai dimostrato di farlo con le tue passioni e penso, soprattutto in ultimo, con la tua musica. Nonostante tu mi avessi espresso, con il tuo modo un po’ delicato di dire le cose, il tuo poco apprezzamento per i canti di chiesa, dicendomi “Eh sarà mica musica quella…”, ti sei lanciato accompagnando i canti con la tastiera e addirittura cantando e registrando i canti per la messa del Cre. Grazie per le tue note, diciamolo, senza offesa, a volte anche po’ stonate, che poi però hai saputo reinventare in nuove melodie. Aiuta anche noi a reinventarci, a non aver paura delle nostre note stonate e a fare della nostra vita nuove sinfonie",

Il sacerdote ha ricordato alcuni aneddoti, che hanno dipinto un ragazzo schietto, vivace e dal cuore buono.

"Era tarda notte, una volta, ti sei messo ad urlare guardando il cielo: «Dio, se ci sei, ti do cinque secondi e se non rispondi non ci sei» e hai contato fino a cinque - ha sorriso - Penso che, da domenica scorsa, tanti di noi abbiano fatto questa domanda a Dio, però abbiamo capito che non possiamo obbligarlo nei nostri cinque secondi... Io Diego sono sicuro che il Signore non ci abbandona e non ti ha abbandonato".

Il religioso ha faticato a trattenere le lacrime.

"Voglio ringraziare perché mi ha fatto un dono immenso, quello di poterti incontrare, anche se per breve tempo - ha continuato - Mi dicevi sempre «Dì alla mamma che sono in oratorio, perché si preoccupa e io la faccio arrabbiare ma non voglio». E ti rispondevo «Guarda che forse alla mamma ne stai facendo un po’ troppe». Questa volta l’hai fatta veramente grossa ma io lo alla tua famiglia e ai tuoi amici che tu ci sei, anche se non ti vediamo più, non ti sentiamo più suonare e cantare, non ti vediamo più tirare cannonate con il pallone. Il Signore è garante della tua vita e sono sicuro che certamente ti rivedremo. Hai detto: «L’amore è per sempre, non solo baciare o andare a letto, ma desiderare sempre il meglio per l’altra persona, essere felici se l’altra persona è felice». Questo sei tu".

Poi l'addio, con un sorriso.

"Al mare ero arrabbiato quando ho avuto il presentimento che un monopattino di quelli che si noleggiano per andare in giro fosse finito nella vostra camera per mezzo tuo - ha ricordato - e quando ho scoperto che di notte avete sfrecciato nei corridoi dell’albergo, dopo averti sgridato tutto è passato, con il tuo modo di chiedere scusa e con il tuo sorriso. Ora Diego ti vedo sfrecciare, su quel monopattino che ti allontana da noi ma che ti conduce verso una meta sicura che è l’abbraccio di Dio. Ultimamente continuavi a ripetere col tuo vocione «E via», per dire che dobbiamo guardare avanti... adesso, dobbiamo continuare il nostro cammino, certi che ci ricondurrà a ritrovarci, è una promessa del Signore. Ciao Diego... E via!”.

Un applauso commosso ha riempito la chiesa.

"Come il diavolo e l'acqua santa"

Durante la cerimonia gli amici hanno voluto ritagliarsi uno spazio per dire addio a modo loro a Diego. Per prima a salire sull'altare è stata una giovane che, con il groppo in gola, ha tratteggiato la splendida amicizia che legava il ragazzo all'amica Elena.

"Una storia tanto bella che, in un'epoca di amicizie virtuali, forse la dobbiamo proprio raccontare - ha esordito - un'amicizia strana, così diversi e così e forse per questo così legati, come il diavolo e l'acqua santa: vero, ma si scambiavano sempre i ruoli. Lei prendeva tutto sul serio, anche troppo e lui l'aiutava ad affrontare la vita con la leggerezza propria dei loro 17 anni. Lei era la sua segretaria, sempre pronta a ricordagli le scadenze che lui metteva a fuoco solo all'ultimo momenti, e a raccomandargli di studiare e di entrare in tempo a scuola, ma nei momenti bui di Elena era Diego che camminandole accanto in tutta la sua solare bellezza la faceva sentire al sicuro e la coccolava, accompagnandola con lo strumento, anche quando lei non seguiva lo spartito, o portandole nella custodia già pesante della sua tuba i vestiti di cambio per il concerto. Diego era l'entusiasmo a prescindere, un vulcano di idee e progetti che lei, brontolando, aiutava a realizzare. «Guai se non ci fossi io!» diceva lei in continuazione ma in realtà guai se lui non si fosse rivolto a lei, se non le avesse assegnato la prima tromba, se prima dell'esibizione non l'avesse calmata...Diego era uno dei pochi che poteva prenderla in giro, persino alleandosi con me, perché era il suo socio. Non so com'è stata lei in formazione brass senza scorgere sopra il leggio il viso complice di Diego, senza sentire il suo braccio intorno al collo durante l'attesa o in una foto di gruppo, senza i suoi audio per concordare un arrangiamento. «Avevamo un sacco di progetti» ripeteva ossessivamente l'altra sera, ed erano proprio tutti loro, perché non ha senso l'acqua santa senza il suo diavolo e il diavolo senza la sua acqua santa".

"Il dolore non si può esprimere con le parole, nemmeno la musica basta"

Anche un compagno di scuola, a nome di tutta la classe terza Y del iceo musicale "Secco Suardo" di Bergamo ha pronunciato parole di sincero affetto.

Ciao sono Diego, vengo da Ghisalba, ho fatto il Don Milani e sono stato bocciato». E' così che ti sei presentato a noi oramai più di un anno fa. Ebbene, il dolore che proviamo non si può esprimere solo con le parole, nemmeno la musica da tutti ascoltata sinora basta ad esprimere questo assurdo insieme di sentimenti. Non manterremo in vita solo il tuo ricordo ma qualcosa di ben più importante: un insieme di bei momenti vissuti con te; la tua spavalda camminata e il tuo sorriso simpatico e beffardo; il tuo entrare in seconda ora a scuola; il tuo amore per la musica, in particolare quella del gran maestro di Busseto Giuseppe Verdi; i tuoi appunti un po' disordinati ma quasi sempre funzionali allo studio; la tua Turandot, seconda solo al "Libiam nei lieti calici" di Verdi; il tuo basso tuba e il sostegno che con esso forniva tutti gli altri strumenti; il tuo pianoforte con il quale hai suonato le note di Beethoven; tutte le ragazze di cui ci parlavi e alle quali piacevi perché, oggettivamente, se è bello come il sole e sai di esserlo eh..; il tuo vocione che sempre ci scaldava il cuore; tua sorella di cui tanto ci hai parlato dicendo che è bellissima; i tuoi genitori che per te sono stati fondamentali; e infine, ma non per importanza, il tuo quotidiano "E via!", segno dell'entusiasmo e della voglia di andare avanti. Ora non ci importa di chiederci come e il perché della tua assenza. Vogliamo semplicemente ringraziarti per tutto quello che abbiamo condiviso, nel bene e nel male. Nonostante tu sia stato nella sezione Y per un tempo troppo breve, sembra che tu sia stato sempre presente in quel banco di fronte alla cattedra, con quel sorriso e tutta quella felicità che ora vogliamo provare per te. E anche se non ti abbiamo mai detto a parole quanto significavi, adesso a te Diego vogliamo dire quanto sei importante per noi. Ti amiamo. La tua terza Y".

"Avremo tutti un nuovo angelo custode, il più bello"

Una coppia di ragazzi ha letto infine lettera straziante, in mezzo a un gruppo di coetanei, abbracciati e con gli occhi bagnati di pianto.

"Caro Diego , te ne sei andato così, dal nulla, da un instante all'altro e non tornerai mai più - ha detto tra le altre cose una coppia di ragazzi con la voce rotta - e questa è una cosa che nessuno di noi riuscirà mai a realizzare... Ci lasci così, con le lacrime sulle guance e le labbra che tremano perché ti vorremmo ancora qui con noi a dirci che non è vero, che è solo un incubo da cui risvegliarsi. Ci lasci così, con il ricordo dei tuoi bellissimi occhi azzurri, che faranno invidia agli angeli con cui sei adesso. Ci lasci così, con la nostalgia del suono della tua inimitabile risata, del tuo profumo disperso in tutto lo spogliatoio, dei tuoi caldi abbracci dopo un goal, e delle tue dolci carezze, che rimarranno per sempre sulla nostra pelle. Ci lasci così, con tutto l'amore che provavamo per te, un amico, un figlio, un compagno di squadra, un fratello che sarà impossibile da scordare. Vogliamo ricordarti per quello che eri, un ragazzo bellissimo, con il sorriso dolce, la tua risata contagiosa, la tua voglia di vivere, i tuoi occhioni che emanavano infinita gioia. Sarai il nostro esempio da seguire, vivremo ogni istante con la coscienza di doverlo fare anche per te. Vivremo proprio come facevi tu: con la spensieratezza di un bambino, con la forza di un uomo, e con l'affetto e la felicità che donavi a tutti noi ogni giorno. Non accetteremo mai di aver perso proprio te ma sappiamo che d'ora in poi avremo tutti un nuovo angelo custode, il più bello. Ed infine ci lasci così, con la consapevolezza che non tornerai mai più ma se mai dovessimo alzare lo sguardo al cielo, da quella notte e per sempre ci sarà una stella in più che brillerà più di tutte. Proteggici e abbracciaci  sempre da lassù, rimani con noi, ti riconosceremo in ogni segno che ci manderai. Rimarrai inciso nei nostri cuori per sempre. Riposa in pace Dieghito, vivrai per sempre attraverso noi, i tuoi amici. E come dicevi sempre tu... E via!"

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