Addio al centenario Luigi Rizzi, ultimo reduce della Seconda guerra mondiale in paese
Pumenengo in lutto per la scomparsa del decano che per anni ha gestito il cimitero comunale

Pumenengo in lutto per la scomparsa del decano che per anni ha gestito il cimitero comunale.
Addio a Luigi Rizzi
Era l’ultimo reduce di Pumenengo, passato dai campi di concentramento tedeschi della Seconda guerra mondiale, negli anni dal 1943 al 1945 quando l’Italia era devastata dalla guerra civile. Venerdì la comunità di Pumenengo ha salutato per l’ultima volta Luigi Rizzi. Il funerale, condotto dalle onoranze funebri Vitari, è stato molto partecipato dai pumenenghesi. Il centenario, infatti, era una persona molto conosciuta e benvoluta in paese dove per decenni ha svolto l’incarico di operatore nel cimitero insieme alla moglie. In paese sono ancora in molti a ricordare la donna che vendeva le candele che si portavano ai defunti, come da tradizione.
Classe di ferro
Luigi Rizzi era uno dei centenari in vita in paese insieme ad altre due persone rispettivamente di 104 e 102 anni. A febbraio Rizzi è stato festeggiato dalla comunità e il sindaco Mauro Barelli che gli ha voluto fare gli auguri ufficialmente a nome dei concittadini. Luigi Rizzi aveva una sorella ultranovantenne e tanti nipoti. La sua classe, quella del 1924, durante la Seconda guerra mondiale, è stata l’ultima a essere chiamata alle armi in fanteria prima della caduta di Mussolini e l’armistizio con gli anglo americani nel 1943. Ragazzi che allora avevano 19 anni ed erano i più giovani in assoluto, al fronte. Molti di loro nemmeno ci arrivarono, a combattere. Come Luigi, in moltissimi furono fatti prigionieri dai tedeschi e internati in Germania fino alla fine del conflitto. Mesi durissimi di prigionia nel clima di tragedia che avvolgeva anche la Germania. Lui è stato l’ultimo del paese a tornare a casa
Il ricordo
Cento anni che Luigi Rizzi, pur avendo qualche problema nel camminare, portava bene non si perdeva mai la passeggiata quotidiana in paese quando il tempo lo consente, aiutandosi con un carrellino. Fino a pochi anni fa dava ancora un contributo attivo alla comunità, occupandosi da volontario ancora del cimitero o svolgendo qualche commissione.
"Per me è stato come un papà.- il ricordo del nipote Giacomo Inzoli – Sempre presente anche quando da adulto ho gestito un'azienda agricola, non mancava mai di aiutarmi. Lo ricorderò sempre con grande affetto, per la bella persona che è sempre stata".