Fornovo

Addio ad Ambrogio Tironi lo chef pittore de "La Bassanina"

Si è spento venerdì scorso, all’età di 80 anni, un grande dell’arte contemporanea della Bassa bergamasca e non solo

Addio ad Ambrogio Tironi lo chef pittore de "La Bassanina"
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Addio allo chef e pittore Ambrogio Tironi. Si è spento venerdì scorso, all’età di 80 anni, un grande dell’arte contemporanea della Bassa bergamasca e non solo. Eclettico pittore surrealista ha vissuto per una vita a Fornovo, presso "La Bassanina" - ristorante e location per matrimoni ed eventi, gestito dalla famiglia, dove ha lavorato come chef sino alla pensione, affiancando il fratello Paolo, che si occupava del servizio in sala.

Tironi, chef e artista

Un artista, Ambrogio Tironi, che ha attraversato l’arte italiana della seconda metà del Novecento, ma che non sempre ha avuto nella Bassa il giusto riconoscimento.

"Lo zio Ambrogio è stato socio con mio padre Paolo (scomparso nel 2003, ndr) occupandosi di ristorazione. Ha lavorato in cucina a “La Bassanina” e ha sempre coltivato la sua passione per la pittura che lo ha portato a esporre in tutta Italia e non solo - il ricordo del nipote Davide - Ha continuato a dipingere sino a pochi mesi fa, quando si è ammalato. Una malattia che, in tre mesi, l’ha portato via. E dire che era un salutista, si spostava sempre in sella alla sua bicicletta, non solo per brevi spostamenti, ma anche per raggiungere Crema o Cassano d’Adda".

La carriera di artista

Classe 1943, Tironi comincia a dipingere molto giovane. A 22 anni la prima mostra personale: era il 1965, quando espone alla galleria Pater di Milano, e i suoi primi lavori sono oggetto di un testo del critico Giorgio Kaisserlian. La carriera è veloce: l’anno dopo arriva anche il primo premio internazionale, a Bruxelles, presso la galleria Disquerouge. Non mancarono, nella sua lunga vita di artista, anche i momenti travagliati e le incomprensioni con un pubblico - quello della Bassa bergamasca - non sempre pronto al Surrealismo. Nel 1973 una mostra personale alla galleria "Il Portico" di Caravaggio viene chiusa in anticipo, per "eccesso di scalpore" e presunta "offesa al pudore". Nemo propheta in patria, dicevano gli antichi.

Dipinse il suo funerale

E quella verve, del resto, non l’avrebbe mai persa: nel 2010 dipinse un olio su tela che descrive e prefigura il suo stesso funerale: "Il trasporto delle mi ossa da Fornovo san Giovanni a Caravaggio". Lui, mano e dito alzato, è accompagnato in un naviglio da due nudi di donna. E poi, di nuovo mostre in tutta Italia: Bologna, Roma, Napoli, Firenze negli anni Ottanta. Al volgere del secolo, nel 2002, il nome dell’artista caravaggino è accostato ai grandi del "surrealismo padano", in due esposizioni sul movimento a Trieste e a Piacenza. Tra i successi più recenti, si ricorda l’invito alla Biennale di Venezia nel 2011.

"Lo zio diverse mostre le ha tenute a Piacenza e Mantova con il patrocinio di Vittorio Sgarbi che più di recente aveva curato anche una collettiva a Milano dove esponevano pittori e artisti che nella vita facevano altre attività: c’erano opere di Giorgio Faletti, attore televisivo e scrittore, ma anche di esponenti del mondo della moda - ricorda ancora il nipote - Ha esposto a Roma e a Napoli con il critico d’arte di fama internazionale Carlo Ludovico Ragghianti e ha partecipato ad altre due mostre nella capitale patrocinate da un altro famoso critico d’arte com’è stato Marcello Venturoli. Lo zio Ambrogio ha prodotto molto nella sua carriera artistica, dipingendo anche tele molto grandi. Non ha mai venduto molto, però, perché avendo con il suo lavoro una solidità economica non era interessato a “monetizzare” la sua passione. I suoi quadri diceva, forse con un pizzico di presunzione, erano “fatti per stare nei musei” così che chiunque li potesse ammirare. Amava la sua arte e i suoi quadri a tal punto che, una volta è successo, arrivò a ricomprare una sua opera che il gallerista, che fa il mercante di mestiere, aveva venduto ad un cliente, non ricordo se ripagando o dandogli in permuta un altro quadro".

I funerali dell’artista 80enne sono stati celebrati lunedì nella chiesa parrocchiale dei Santi Fermo e Rustico a Caravaggio e nel cimitero della città è stato tumulato. Lo piangono la moglie Antonella, i figli Matteo con Nadia, e Beatrice con Sergio, gli amati nipoti Elena, Viola e Michele, la sorella Rosangela, i nipoti Bassano, Simone e Davide con le rispettive famiglie.

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