A Romano l'addio a Saverio Ghilardi, morto in montagna a 26 anni FOTO
L'ultimo saluto al 26enne morto sabato in montagna, sull'Adamello.
"Le montagne, le rocce, suscitano nel cuore il senso dell'infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime".
C'era anche questo striscione questa mattina a Romano, appeso fuori dalla chiesa parrocchiale dell'Assunta, per l'ultimo saluto a Saverio Ghilardi, il giovane romanese di 26 anni morto sabato in Valcamonica, precipitato durante un'escursione alpinistica a circa tremila metri di quota, sull'Adamello.
Chiesa gremita per l'ultimo saluto a Saverio Ghilardi
A celebrare i funerali don Paolo Rossi, parroco della città. Saverio Ghilardi era molto conosciuto a Romano, frequentava l'oratorio ed era un ragazzo dinamico ed energico, dipendente in un'azienda di noleggio auto all'aeroporto di Orio. La passione della montagna ce l'aveva fin da bambino: arrampicava e praticava alpinismo di alto livello, ma sempre con la testa sulle spalle. Anche per questo appare ancora più assurda la tragedia di sabato. Stando a quanto emerso, l'incidente è stato causato dal cedimento di un appiglio di roccia sul sentiero, durante un'ascensione sull'Adamello nei pressi dei Corni di Premassone. La tragedia si è consumata intorno alle 11.30. Il gruppo aveva raggiunto Sonico in automobile, da lì hanno raggiunto a piedi il rifugio Tonolini. Il volo di circa duecento metri, non gli ha lasciato scampo. Con lui c'erano anche altri tre ragazzi di Romano e due bresciani.
Il ricordo del fratello Cesare
"Come mio padre Maurizio, Saverio era un amante dell'arte - ha detto, dall'altare, il fratello Cesare - Sono persone capaci di scorgere la bellezza dell'essere nei delicati germogli di un orto, in un paesaggio naturale. Di mia madre Beatrice Saverio ha preso il desiderio di dare sempre nuova linfa alla vita della nostra famiglia. Che si tratti di una sperimentazione in famiglia, di un nuovo gioco da tavolo, di una biciclettata, per loro la cosa più bella è condividere tutto questo con le persone che amano. Ettore (l'altro fratello, ndr) e Saverio condividono la stessa convinzione nel fare o non fare qualcosa. Quell'onesta testardaggine di chi sì, ti ascolta. Ma per capire dove stai sbagliando. Naturalmente questa sicurezza è anche la loro forza, che permette loro di aprirsi con gli altri senza paura, mettendoli subito a loro agio (...)
Nell'ultimo mese ci siamo parlati come due amici, e non solo come fratelli. In conclusione, ricordiamoci sempre che Saverio vive ancora in ciascuno di noi, sta a noi tenerlo vivo onorando il suo ricordo. Sta noi superare questo momento di dolore, tirando fuori il meglio che abbiamo. E usando le parole di Saverio, a volte la vita puzza. Sta a noi farla profumare"