Anoressia e bulimia in crescita tra i giovanissimi
Una serata tra informazione e testimonianze di chi è uscito dalla malattia e di chi invece, non ce l'ha fatta. I disturbi del comportamento alimentare stanno prendendo piede già nei bambini e la popolazione maschile che ne soffre sta aumentando
Una serata densa di emozioni per trasmettere il messaggio che di anoressia si può morire, ma si può anche uscirne, affidandosi agli altri. Un percorso fatto di fatiche, ricadute, solitudine che altera il modo di vedere il proprio corpo perché non esiste più niente di oggettivo. Neanche i 35 chili che segna la bilancia. Non ti bastano più. Vorresti sempre meno.
Anoressia e bulimia in crescita tra i giovanissimi
L’incontro di giovedì sera a Cologno al Serio è stato tenuto dal dottor Giorgio Odone, responsabile dell’ambulatorio del disturbo del comportamento alimentare dell’ospedale di Treviglio. Il primo dato allarmante è che negli ultimi anni si è abbassata l’età media dell’insorgenza della malattia: vengono colpiti sempre più bambini e ragazzi di elementari e medie. A soffrirne maggiormente sono le ragazze, 8-10 su 100 hanno disturbi alimentari che vanno dall’anoressia, alla bulimia all’alimentazione incontrollata. Tra gli adolescenti è però in crescita anche la popolazione maschile, intorno al 30 percento e si manifesta con aspetti diversi. Fra questi disturbi, ma più in generale di tutti i disturbi del comportamento, l’anoressia è il più pericoloso: presenta un tasso di mortalità tra il 5 e il 10 percento.
I disturbi del comportamento alimentare
Si può parlare di anoressia quando il soggetto presenta il rifiuto di mantenere il peso, la paura di acquisirne e un’alterazione dell’immagine corporea. La bulimia si caratterizza per le abbuffate, ossia la persona ingurgita in un tempo limitato una grande quantità di cibo e mentre lo fa si sente impossibilitata a fermarsi. Altro fenomeno tipico della bulimia è la condotta compensatoria che avviene provocandosi il vomito. L’autostima ovviamente finisce sotto i piedi. Altro disturbo che sta avanzando è quello dell’alimentazione incontrollata che prevede le abbuffate, in questo caso con pasti molto frequenti, anche la notte, ma non c’è una compensazione. Di fatto chi ne soffre tende verso l’obesità accompagnata da un marcato senso della vergogna e della colpa.
Il senso del vuoto
Ma come mai questi disturbi stanno avanzando specialmente tra i giovani e giovanissimi? Il dottor Odone ha illustrato la situazione di malessere attuale che colpisce queste fasce d’età. Il nichilismo dilagante, questo «ospite inquietante» che serpeggia nella società crea un vuoto di senso, di valori, e la vita si svaluta perchè i giovani non trovano più risposte. Dilagante è anche l’analfabetismo emotivo, cioè l’incapacità di dare un nome ai sentimenti che determina ad agire impulsivamente. Il futuro è visto come minaccioso e il presente è l’unica cosa che vale.
Il fascino del rischio
Dunque a farla da padrona tra i giovani sono il senso del vuoto e il fascino del rischio. Quest’ultimo alimentato da un narcisismo patologico che ricerca il godimento chiuso in se stesso che provoca uno scollamento del soggetto dall’altro. Manca, quella che Lacan chiama la mancanza, il desiderio dell’altro, provocando una mancanza ad essere, un senso di vuoto angosciante. Questa clinica del vuoto, così chiamata dallo psicanalista lacaniano Recalcati, è causa delle diverse dipendenze, dalla droga al gioco, ma appunto anche dell’immagine del proprio corpo come unica cosa che conta.
Le testimonianze
Spazio alle testimonianze nella seconda parte dell’incontro. Gaia e Jessica hanno raccontato la loro personale storia emozionandosi e facendo emozionare le persone in sala. Gaia, che ha fortemente voluto questa serata, ha raccontato il tragico esito della malattia di sua madre, lanciando il messaggio a chi ne soffre di farsi aiutare. «Non siete sole, fatevi aiutare». Jessica invece ha riportato la sua storia, da quando ha iniziato una dieta «per perdere qualche chiletto» al liceo fino a che i chili persi non bastavano mai e il pensiero fisso era diventato «mangiare sempre meno per non ingrassare. Mi vietavo di pensare al cibo perché temevo che potessi ingrassare anche solo col pensiero». Dopo una lunga battaglia ora Jessica sta meglio.
Il centro dei disturbi alimentari di Treviglio
Il centro dei disturbi alimentari di Treviglio è stato riconosciuto nel 1999. La presa in carico del paziente ha un’impostazione multidisciplinare, perché richiede un lavoro d’equipe tra medici, psicologi e dietisti. Il centro prevede diversi approcci a seconda delle necessità: incontri a livello ambulatoriale, day hospital e ricovero riabilitativo. Ovviamente il percorso avviene solo se il paziente ha un adeguato livello di motivazione a guarire e impegnarsi nel processo terapeutico.
I casi più frequenti sono le adolescenti
Il dottor Odone ha spiegato che i casi che arrivano sono molto diversi tra loro. La maggior parte sono ragazzine che manifestano un’ossessione per il corpo, senza però, almeno all’inizio, mostrare segni patologici. Questi casi, secondo il dottore, sono espressione della modalità di disagio del passaggio adolescenziale e nell’arco di alcuni mesi si riesce a disinnescare questo comportamento prima che possa peggiorare. Per i casi più gravi la linea dell’ospedale è quella di una terapia residenziale o in centri della Lombardia dove le ragazze seguono un percorso soprattutto a livello psicologico.