Non vedente messo sul treno sbagliato: "Erarre è umano"
Dopo il racconto dell'odissea di Marco Tiraboschi arriva la "difesa" di Luca Angelina: "E' successo anche a me, ma anche loro sono umani".
Errare humanum est. Dopo il racconto del tenore non vedente di Cividate Matteo Tiraboschi, accompagnato sul treno sbagliato dal servizio assistenza RFI arriva la difesa di un altro utente non vedente: "Ricordiamoci che questi operatori sono pur sempre umani e possono sbagliare".
La denuncia di Tiraboschi
Pochi giorni fa il tenore Matteo Tiraboschi aveva voluto condividere la sua odissea con Rfi: accompagnato sul treno sbagliato era, infatti, finito Mantova anziché a Bergamo, a cento chilometri da quella che sarebbe dovuta essere la sua meta. Un fatto che ha suscitato diverse polemiche, ma che ha anche spinto un altro utente non vedente a "prendere le parti" di quegli "angeli" che lavorano per loro.
Dieci anni fa capitò anche a me
A raccontare la propria esperienza è Luca Angelina che ci ha scritto dopo aver saputo quanto accaduto a Tiraboschi. "Dieci anni fa sono stato vittima di un caso simile, ma non mi sembra giusta la stigmatizzazione del servizio ferroviario per non vedenti - ha raccontato - Anche a me è capitato di essere stato accompagnato su un treno sbagliato ma, al contrario di Matteo, sono stato attento ai messaggi che vengono vocalizzati a bordo treno, capendo subito che lo stesso avrebbe fatto una tratta diversa rispetto a quella su cui avrei dovuto viaggiare. Ho provveduto subito a mettermi in contatto con R.F.I. attraverso i numeri dedicati e gli operatori della stazione successiva, provvista di assistenza, mi hanno aiutato a cambiare treno e tornare sulla linea che mi serviva".
Sono i "nostri angeli", ma sono umani
"Risultato? Sono arrivato più tardi, ma il servizio è stato comunque adeguato. R.F.I, infatti, è bene sapere, ha l’obbligo di aiutarci, facendoci arrivare a destinazione e risolvendo, per quanto possibile le situazioni problematiche, se causate dagli operatori della società o da ritardi dovuti a Trenitalia - ha proseguito Angelina - Come scritto nell’articolo, gli operatori sono “i nostri angeli” ma dobbiamo anche noi metterci l’intelligenza e l’attenzione perché, questi operatori sono pur sempre umani e possono sbagliare. Mi spiego meglio: è come se una persona normodotata prendesse un biglietto da Roma a Milano e poi salisse su un treno per Palermo perché non guarda il cartellone con gli orari: a chi dovrebbe imputare l’errore se non a se stessa? Qui, sicuramente c’è stato uno sbaglio di R.F.I. ma comunque Matteo avrebbe potuto accorgersene molto prima di arrivare a Mantova, e chiamare Salablu per farsi risolvere il problema.".