Treviglio

Treviglio, Pos negato al negoziante perché vende Cannabis (legale)

Mattia Mora, titolare di "The Dispensary", ha avuto difficoltà anche ad aprire il conto: "Le banche fanno muro".

Treviglio, Pos negato al negoziante perché vende Cannabis (legale)
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Dall’1 luglio i commercianti hanno l’obbligo di avere il Pos per permettere i pagamenti con bancomat e carte di credito. Una decisione che ha aperto un infuocato dibattito tra favorevoli e contrari.

Pos negato

Eppure, a Treviglio c’è chi vorrebbe tanto avere il lettore di carte in negozio, ma gli viene negato. Il motivo? Vende prodotti a base di canapa. Un’attività legale da sei anni in Italia, ma che a quanto pare viene malvista dagli istituti di credito. E’ il caso di Mattia Mora, 34 anni, titolare da quattro anni di "The Dispensary" di via Crippa. Sin da quando si è lanciato in questo business ha avuto non pochi problemi a rapportarsi con le banche e  con gli operatori che forniscono i Pos.

Policy interna

"La giustificazione che usano sempre è 'policy interna aziendale' - ha raccontato il giovane commerciante - Appena sentono di cosa mi occupo si irrigidiscono e fanno muro. Mi chiedo che senso abbia rendere legale un’attività e poi complicare la vita a chi vi si dedica".
Il primo conto Mattia Mora riuscì ad aprirlo in una banca cittadina col metodo "all’italiana": ovvero grazie ad alcune conoscenze del padre che gli spianarono la strada. "Già, peccato che dopo tre anni mi fecero una 'sorpresa' - ha raccontato il 34 enne - venni convocato dalla direzione e mi spiegarono che dovevo chiudere il conto. Dopo tre anni si erano stranamente accorti che avevano una 'policy interna' che impediva rapporti con determinate attività'.

"Mollato anche da Paypal"

Diffidenze che non riguardano solo le banche, ma anche "Paypal", forse la più importante piattaforma di pagamenti online. "Anche loro hanno rescisso il contratto per i 'soliti' motivi - ha confermato Mora - Un bel danno per me, perché non ho più potuto fare vendite online. Ci sono grosse aziende del settore che hanno problemi anche con lo store elettronico, perché viene impedito ai clienti di utilizzare il numero della propria carta di credito per fare acquisti".

Pos tolto dopo cinque mesi

Dopo aver fatto richiesta in altre banche, grazie ancora alle conoscenze del padre, Mattia Mora riuscì ad aprire un nuovo conto. "Lo scorso gennaio ero anche riuscito ad attivare il Pos - ha spiegato il negoziante - Poi, a fine maggio, dalla sera alla mattina sono stato chiamato dalla società che gestisce il servizio e mi hanno avvisato che avrebbero interrotto il contratto. Indovinate il motivo? La solita 'Policy interna aziendale'. A quanto pare i loro ispettori avevano svolto dei controlli ed era emerso che la mia attività non era consona per loro".

"Come farò a rispettare l'obbligo?"

Con l’introduzione dell’obbligo di Pos, per Mattia Mora diventa un bel problema. "E’ da settimane che tento trovare un operatore che mi permetta di mettermi in regola - ha chiarito - ma continuo a trovare resistenze. Tuttora sono in attesa di conferme da parte di una delle tante società che ho contattato. E’ una situazione assurda, che mina la credibilità di un settore. Vorrei ricordare che anche noi paghiamo le tasse come tutti gli altri. E poi mi chiedo: abbiamo già tantissimi vincoli da rispettare, che senso hanno queste limitazioni ingiustificate? Io senza Pos sto perdendo il 20-30% degli incassi, visto che con le carte di credito e i bancomat la gente è più portata a spendere".

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