Treviglio

Treviglio, la chiesa di San Giuseppe diventa un emporio solidale Caritas: "Fermare la cronicità e la logica della sola assistenza"

Sono circa 320 famiglie che ogni anno usufruiscono dei pacchi alimentari Caritas in città. Una cinquantina di queste ricevono pacchi alimentari da 15 anni o più

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Qualcuno, in città, nei mesi scorsi, aveva storto il naso. Ma come: una chiesa che diventa un emporio della Caritas?  Ma è proprio questo l'innovativo progetto della Caritas cittadina, in collaborazione con la Caritas Ambrosiana, il Comune, la Comunità pastorale e Risorsa sociale. E a rispondere indirettamente ai critici, nei giorni scorsi, è stato direttamente il parroco monsignor Norberto Donghi: il progetto che sta per trasformare la chiesa di San Giuseppe in un "market" per le famiglie che oggi usufruiscono dei pacchi alimentari Caritas, ha spiegato, sarebbe sicuramente piaciuto a monsignor Ambrogio Portaluppi, che del resto proprio in quella zona di Treviglio aveva costruito il suo orfanotrofio. Obiettivo: rompere la logica della "sola assistenza" e spezzare il circolo vizioso della cronicità nell'accesso agli aiuti.

L’Emporio solidale nella chiesa di San Giuseppe

Siamo in via Casnida, nella grande (ex) chiesa risalente alla seconda metà del Novecento, che nei prossimi mesi diventerà l’Emporio della Solidarietà trevigliese: una grande struttura gestita dalla Caritas e dalla Comunità pastorale, che concentrerà le tre principali attività per l’assistenza delle (tante, e in crescita) famiglie fragili cittadine. Al pianterreno, nella grande navata unica della chiesa, nascerà una sorta di supermarket, che sostituirà il centro di distribuzione dei pacchi spesa di via Pontirolo. Accanto si trasferirà l’«armadio» per vestiti e generi di prima necessità. Mentre al primo piano - la chiesa sarà soppalcata - saranno allestite aule appositamente progettate per i corsi volti all’auto-promozione sociale, alla stesura dei curricula e, in generale, all’ascolto da parte degli operatori dei bisogni dei tanti trevigliesi «invisibili», che convivono con la povertà.

 

A finanziare il progetto, sostenuto trasversalmente anche da Risorsa sociale e dai Comuni dell’Ambito, saranno i fondi del Pnrr: circa un milione di euro, di cui 810mila per la ristrutturazione di San Giuseppe, 100mila per riqualificare e mettere a norma il dormitorio della Locanda di via del Maglio, e 180mila per organizzare la gestione dell’emporio.

Addio ai pacchi alimentari Caritas: aiuti tramite un emporio con tessera a punti

A presentare la prima fase del progetto (e a lanciare una raccolta fondi ad hoc), nei giorni scorsi a San Giuseppe c’erano il sindaco Juri Imeri, con il direttore di Risorsa sociale Roberto Bugini, monsignor Donghi e il presidente della Caritas trevigliese Federico Avila. Oltre a rendere più efficiente e a ridurre gli sprechi, l’emporio costituirà un «salto di paradigma» nell’aiuto alle famiglie fragili cittadine: dall’assistenzialismo, si passerà alla promozione di politiche sociali attive, per promuovere l’autonomia economica dei nuclei e ridurre il più possibile il cronicizzarsi del ricorso ai pacchi solidali. Che infatti spariranno.

"Ogni famiglia utente avrà a disposizione una tessera a punti, assegnati caso per caso dalla Caritas dopo aver analizzato la situazione socio economica del nucleo - spiega Avila - Poi, senza fare code, potranno venire all’emporio e spendere i punti della tessera sulla base delle loro stesse esigenze. Un cambiamento che consente anche un accesso più dignitoso, per gli utenti. L’esperienza degli altri 14 empori della solidarietà presenti sul territorio della Diocesi di Milano ci insegna che in rari casi i punti vengono spesi tutti: in questo modo, gli utenti stessi si educano alla gestione economica, e si evitano sprechi. Soprattutto, però, l’obiettivo è scardinare la cronicità dell’aiuto: l’accesso all’emporio sarà collegato ad altre attività e percorsi".

I numeri del servizio

Da sinistra: Roberto Bugini, Juri Imeri, mons.Norberto Donghi, Federico Avila

I numeri sugli utenti del servizio delle borse alimentari fanno impressione, e raccontano di un piccolo «paese nella città», invisibile e disperato. Sono state ben 319 nel 2022 le famiglie trevigliesi che hanno ritirato almeno un pacco alimentare della Caritas durante l’anno. In totale, 1052 persone. Dati in calo, fortunatamente, rispetto al 2021. Il 40% di queste sono di cittadini italiani. Le borse alimentari distribuite sono aumentate, in un anno: da 4829 a 5356, quasi 15 al giorno. «La crisi dei prezzi sta cominciando a presentare il conto - prosegue Avila - Le situazioni più gravi sono quelle dei nuclei familiari mono genitoriali: madri sole con figli». La Caritas ha messo in campo anche corsi di inserimento lavorativo che hanno aiutato 55 famiglie a rimettersi in pista, ha organizzato corsi di italiano. Un altro servizio importante è il finanziamento delle rette per il Centro estivo dei figli, indispensabile perché le madri possano continuare a lavorare anche quando la scuola è chiusa: abbiamo investito in questo 10mila euro in un anno.
Fondamentale l’assistenza «personalizzata», resa possibile da un esercito di volontari: sono state 338 le famiglie che durante l’anno si sono rivolte almeno una volta al Centro di ascolto, che ha organizzato più di 700 incontri in dodici mesi.

Il dramma della cronicità

Il fenomeno da scardinare è quello della cronicità: aiuto che diventa «assistenzialismo» e che rischia di indurre le famiglie beneficiarie a non reagire alla crisi che stanno attraversando. Basti pensare che tra le persone che nel 2022 hanno ricevuto almeno un pacco alimentare «solo» la metà è utente di Caritas da meno di tre anni. Il 14,20% , circa 48 famiglie, utilizza il servizio dell’associazione da 15 anni o più. Il 14,72% da 5 anni, il 9% da 8 anni, l’11% da 11 anni.

La raccolta fondi

Per ora, in attesa del via ai lavori, la Comunità pastorale ha organizzato una campagna per raccogliere fondi, che sarà promossa per tutta la Quaresima. «La solidarietà spesa bene» servirà per finanziare parte degli acquisti del futuro emporio. I trevigliesi che lo vorranno potranno donare soldi, alimenti o tempo per il progetto in quattro modi: attraverso una «piccola spesa» mensile da 10 euro (via Rid bancario), con una spesa più grande da 20 euro al mese (anche questa via Rid bancario), oppure portando alimenti e bevande al centro di distribuzione attuale, nella chiesa di San Pietro.  Infine, la fame di volontari è sempre forte, e l’emporio ne richiederà altri: info al 3491915898.

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