Treviglio

Polizia locale di Treviglio, l'agente venuto da lontano

E' originario dell’Albania Besard Kokomani, il nuovo ufficiale del comando di piazza Insurrezione: "Un grande orgoglio per me"

Polizia locale di Treviglio, l'agente venuto da lontano
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Dai Balcani alla Bassa bergamasca, dal caos della guerra civile al sogno coronato di indossare una divisa.
Così si può riassumere la vita di Besard Kokomani, 34enne di Pagazzano, da poche settimane ufficiale della Polizia locale di Treviglio.

Polizia locale di Treviglio

Il primo di origine straniera a far parte della Polizia locale e delle forze dell’ordine in città e, forse, di tutta la provincia. Una storia di riscatto la sua. Quella di un bambino che ha dovuto affrontare un viaggio della speranza dalla natia Albania per trovare una nuova vita e un futuro dignitoso in Italia. Che ha dovuto combattere contro i luoghi comuni e i pregiudizi, per arrivare infine a giurare sulla Costituzione italiana.

"Un momento di grande emozione che ho voluto con tutte le mie forze e che mi rende orgoglioso del cammino che ho fatto", ci ha tenuto a sottolineare Besard Kokomani.

La fuga dall'Albania

E di strada ne ha fatta tanta il 34enne originario di Durazzo. Aveva solo sette anni quando, come tanti albanesi all’epoca, la famiglia decise che era giunta l’ora di guardare oltre il Mare Adriatico, verso una terra di speranza. Nel "paese delle aquile", dopo la caduta del terribile regime comunista di Enver Hoxha, ci furono alcuni anni di stallo, sino all’anarchia del 1997, quando l’Albania si ritrovò nel caos più totale, a seguito di una grave crisi socio-economica. Bande di criminali imperversavano da nord a sud e tanti cittadini si convinsero a emigrare.
Tra questi anche la famiglia di Kokomani.

"In realtà mio padre Besnik era già in Italia da circa un anno - ha raccontato l’ufficiale di Polizia locale - A Durazzo faceva l’impiegato per un’agenzia di viaggi, ma non vedeva un bel futuro per noi. Partì con un visto turistico e si stabilì proprio a Treviglio dove trovò lavoro come operaio. La sua intenzione era quella di restare in Italia per due-tre anni e poi rientrare. Poi la situazione in Albania precipitò e quindi io, mia mamma Ardiana e mio fratello maggiore Ermal decidemmo di raggiungerlo".

L'arrivo in Italia

I tre si imbarcarono quindi per l’Italia e, giunti a Brindisi, in Puglia, vennero identificati e poi dislocati in Calabria, in una sorta di villaggio temporaneo a Brancaleone (Rc). Vi restarono un mese, per poi essere trasferiti a Roma, dove veniva effettuata un’ulteriore identificazione: chi ne aveva il diritto poteva restare in Italia, gli altri venivano caricati su un aereo con destinazione Tirana.

"Fortunatamente mio padre era regolare in Italia e quindi venne a prenderci - ha proseguito Besard Kokomani - In quel momento iniziò la mia nuova vita in un paese per me straniero".

I suoi genitori si tirarono su le maniche per dare un futuro dignitoso ai loro due figli. Papà Besnik, continuò il suo lavoro da operaio, mamma Ardiana, che in Albania era ingegnere elettronico, si diede da fare come colf. Riuscirono a comprare casa a Pagazzano e a dare solide basi alla famiglia.

"Io ho fatto le elementari e le medie in paese - ha spiegato Besard - poi ho frequentato le superiori allo Zenale e Butinone a Treviglio e infine mi sono iscritto a Giurisprudenza all’Università Statale di Milano. Sono cresciuto qui, come un qualsiasi ragazzo italiano. Sarei comunque un ipocrita se dicessi di non non essere mai stato vittima di pregiudizi o di luoghi comuni vista la mia origine. E questo nonostante io e la mia famiglia sin da subito ci siamo integrati. Con orgoglio posso però dire che tutto ciò che ho ottenuto me lo sono guadagnato con le mie forze".

L'agognata cittadinanza italiana

A cominciare dalla tanto agognata cittadinanza italiana, che Kokomani è riuscito a ottenere solo dopo la laurea, a 26 anni, mentre a Milano faceva il praticantato per diventare avvocato.

"Non dimenticherò mai le trafile burocratiche fuori dai tanti uffici - ha raccontato - Le tante notti passate in coda per rinnovare il permesso di soggiorno. Ho lottato tanto, anni di sacrifici, e alla fine ce l’ho fatta. A differenza di chi qui è nato, io ho scelto di diventare italiano. Ho fortemente voluto giurare sulla Costituzione. E questo mi riempie di orgoglio".

Con la cittadinanza acquisita per Besard Kokomani si sono aperte anche le strade per i concorsi pubblici: dapprima con contratti a tempo determinato ha lavorato nei Comuni di Romano e Bergamo. Ma il suo sogno era sempre e solo quello di indossare una divisa.

«Una passione che ho sin da piccolo - ha spiegato - In me c’è sempre stato un innato senso di giustizia e amore per il diritto. Ecco perché ho intrapreso gli studi a Giurisprudenza".

Il coronamento di un sogno: la divisa

E così, dopo alcuni concorsi, nel marzo del 2021 Kokomani è entrato a far parte del Comando di Polizia locale di Treviglio: dapprima come agente e da qualche settimana come ufficiale. Per la gioia e l’orgoglio di papà Besnik e mamma Ardiana che, 27 anni prima, avevano affrontati mille peripezie per lui e il fratello.

"E’ il coronamento di un sogno, il mio riscatto di straniero che con le sue forze e il duro lavoro ha raggiunto il suo obiettivo», ha sottolineato l’ufficiale della Locale trevigliese, che ora si appresta a vivere un altro lieto evento con sua moglie: a maggio diventerà infatti papà di un maschietto, il secondo Kokomani nato in Italia (il fratello maggiore Ermal lo ha infatti anticipato di pochi mesi): quella terra che sembrava tanto lontana dall’Albania e che ora è diventata la sua patria.

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