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Pandemia e disagio giovanile: ecco a chi chiedere aiuto, a Treviglio e dintorni

"Si sostiene, ma spesso a torto, che non ci siano spazi di cura per i nostri ragazzi e le nostre ragazze sul territorio e che le famiglie non abbiano supporti. Forse si tratta di mancanza di informazione".

Pandemia e disagio giovanile: ecco a chi chiedere aiuto, a Treviglio e dintorni
Pubblicato:

di Maria Nicoletta Sudati

Scuole aperte o chiuse? Accesso in aula a tutti o solo ai vaccinati? E dove vanno i ragazzi oltre la scuola? In piazze reali e virtuali? Lungo i viali o nelle proprie stanze? L’ombra della pandemia sulla società e in particolare sui giovani sembra non finire mai.
Tutti i servizi per l’età evolutiva hanno segnalato di essere alle prese con un gran numero di richieste di intervento. Sono aumentati i comportamenti autolesivi, i disturbi del comportamento alimentare, i conflitti fra genitori e figli, i ragazzi che hanno deciso di ritirarsi dalla scuole e dalla vita sociale e tante altre manifestazioni di sofferenza adolescenziale.

"Il corpo è il megafono di un dolore muto"

Come si manifesta il dolore degli adolescenti? Sono mutati i segni del loro disagio? Occorrono nuove chiavi di lettura per collegare il disagio alla situazione sociale ed economica provocata dalla pandemia? Molte le domande. Occorre capire perché fra gli adolescenti a seguito della pandemia si è insinuato un malessere che in alcuni casi diventa grave manifestazione di sofferenza o sopraffazione.
Chi sono questi adolescenti a volte violenti contro i loro genitori? Come intervenire con loro? Quali strategie possono essere utili per i ruoli genitoriali talvolta messi sotto scacco da questi comportamenti? Quali i luoghi di accompagnamento dei ragazzi? Quali le strutture che supportano le famiglie? Dove trovare aiuto? Lo psicanalista Matteo Lancini sottolinea:

"Il corpo è il megafono di un dolore muto, inesprimibile ai propri adulti di riferimento, spesso troppo fragili per poter accettare le difficoltà e gli inciampi di figli e studenti. La pandemia ha esacerbato un malessere che già intercettavamo da tempo nei servizi pubblici e privati. È arrivato il tempo non solo di ascoltare ma di essere pronti a sentire davvero cosa hanno da dire gli adolescenti e le adolescenti, cosa vivono e come si sentono, per poi svolgere una funzione adulta davvero autorevole. I ragazzi e le ragazze hanno accumulato crediti, non debiti, ed è ora di pensare a qualche forma di ristoro anche per loro, anche se non posseggono una tessera elettorale"

Ma gli spazi di cura ci sono: occorre conoscerli

I ragazzi hanno bisogno di prospettive, di non rinunciare a esperienze di crescita, di sapere che ci sono adulti che possono ascoltarli, di imparare che diventare grandi richiede affetto, autonomia, presa di responsabilità.
Sono molte le famiglie presenti per i propri figli, aperte all’accoglienza dei loro compagni di scuola e amici; esse rappresentano baluardi positivi ricchi di contatti umani, di ciò di cui hanno bisogno i giovani per avere fiducia. Altre famiglie, però, hanno bisogno di aiuto.
Si sostiene, ma spesso a torto, che non ci siano spazi di cura per i nostri ragazzi e le nostre ragazze sul territorio e che le famiglie non abbiano supporti. Forse si tratta di mancanza di informazione.
I giovani e i loro genitori forse non sanno tutto ciò che si muove nelle strutture pubbliche o private convenzionate.
Per questo si ritiene utile indicare alcuni servizi che, presenti nella nostra città, possono diventare un riferimento per questa emergenza, per rispondere alle richieste d’aiuto dei genitori, per coinvolgere gli adolescenti in un progetto, affinché genitori e figli superino la vergogna e i timori e parlino del loro disagio e possano esserci un affidamento a operatori esperti e una cura.

Ecco alcuni dei servizi attivi

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