Otto anni fa la strage di Pioltello: domani la commemorazione a Caravaggio e Capralba
La mattina del 25 gennaio 2018 il treno regionale 10452, partito da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi, deragliò. Morirono tre passeggere
La mattina del 25 gennaio 2018 il treno regionale 10452, partito da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi, deragliò nei pressi della stazione di Pioltello. A bordo c'erano circa 350 passeggeri. La causa dell'incidente fu la rottura di un giunto usurato. L'esito, terribile: Ida Milanesi, 61 anni, e Pierangela Tadini, 50, di Caravaggio, e Alessandra Pirri, 39enne di Capralba, persero la vita. I feriti furono centinaia, alcuni gravi.
La commemorazione per le vittime della strage di Pioltello
Come ogni anno, domani i sindaci di Caravaggio e di Capralba Claudio Bolandrini e Damiano Cattaneo porteranno un mazzo di fiori nelle due stazioni da cui le vittime partirono, alle 7:45. Alle 8:30, poi, nella chiesa dell’ex Conventino, in via Griala a Caravaggio, sarà celebrata una messa, al termine del quale la manifestazione si sposterà in largo Cavenaghi, sempre a Caravaggio, dove si trova il memoriale che ricorda l'incidente.
"Sono semplici gesti per esprimere ai famigliari il nostro immutato cordoglio e a quanti viaggiavano su quel treno la nostra solidarietà e per rinnovare con fermezza la richiesta che sia sempre garantita la sicurezza dei viaggiatori" ha scritto Bolandrini.
Continua il processo per i dirigenti di Rfi
Nel frattempo, prosegue il processo sulla strage. Lo scorso luglio, la Procura di Milano ha chiesto varie condanne: otto anni e 4 mesi per l’ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile e per l’ex direttore di produzione Umberto Lebruto. Sei anni e dieci mesi per il responsabile dell'Unità manutentiva di Brescia Marco Albanesi e per il responsabile delle Linee Sud della Direzione territoriale produzione di Milano di Rfi Andrea Guerini.
La posizione di altri imputati è invece stata oggetto di richiesta di archiviazione da parte degli stessi magistrati inquirenti. Le accuse sono di disastro ferroviario, omicidio plurimo e lesioni plurime colpose e violazioni o omissioni sulla normativa per la sicurezza sul lavoro e la prevenzione degli infortuni. Secondo l’accusa, i manager di Rfi vanno condannati perché sarebbero stati perseguiti gli obiettivi dell’azienda a discapito della sicurezza, con un tendenza a schiacciare le responsabilità verso il basso. Tesi che vengono respinte dalle difese.