Mezzo secolo di storia, alpini in festa
La sezione ha sfilato per le vie del centro e inaugurato un monumento al Parco del cimitero. Forte il richiamo alla pace
Mezzo secolo di storia, amore per il territorio e solidarietà. Gli alpini di Cologno al Serio hanno eretto il loro monumento nel Parco del cimitero per celebrare quello che è un traguardo importante per la sezione e ricordare alle nuove generazioni il sacrificio dei Caduti e l’impegno costante verso la collettività.
La sezione alpina festeggia 50 anni
Domenica 15 giugno festeggiamenti in pompa magna, con l’ammassamento al Parco della rocca e poi la sfilata in corteo lungo le vie del centro imbandierate, accompagnata dalle note della Fanfara di Azzano San Paolo e da un suggestivo mezzo d’epoca. Il caldo non ha fermato le Penne Nere che, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, delle sezioni alpine del circondario, di altre associazioni locali ma anche di semplici cittadini, ha scoperto un’imponente scultura raffigurante un militare accanto a un monte sorvolato da un’aquila, che ora affianca le altre statue commemorative presenti nell’area verde. Un momento solenne, scandito dalla fanfara e dagli applausi, a cui sono seguiti gli onori agli alpini "andati avanti" con la deposizione di una corona d’alloro e la benedizione del parroco don Giuseppe Navoni.
"Inauguriamo questo monumento con profondo orgoglio - ha esordito il capogruppo Luca Cavalleri visibilmente emozionato – lo abbiamo voluto realizzare perché il ricordo dei Caduti per la libertà non venga mai dimenticato. A loro dobbiamo il privilegio di vivere in una terra libera e in pace. Ma è anche un segno del presente perché l’alpino porta avanti i valori della libertà, del rispetto e della solidarietà, che vanno oltre ogni ideologia o corrente politica e che trovano senso solo nell’essere vicini alle persone, nel servire il bene comune e nel tendere la mano a chi ha bisogno. Vuole parlare alle giovani generazioni, perché sappiano che la libertà ha un prezzo e non va mai data per scontata. Vogliamo che riconoscano nell’esempio degli alpini la testimonianza concreta di chi sceglie il dovere, il silenzio operoso, il cuore grande. Grazie a chi ha contribuito a quest’opera e invito tutti a custodirla, non solo con gli occhi ma soprattutto con la memoria e con il cuore".
Il grazie delle istituzioni
Un sentito grazie sentito agli alpini è arrivato dall'assessore Maurizio Cansone in veste di presidente della Rsa "Vaglietti-Corsini", "per l’aiuto che dà alla nostra Rsa, una vicinanza non soltanto operativa ma anche di cuore". Lo stesso dal comandante della Polizia locale Canio Brando.
"Cinquant’anni non di parole, ma di fatti – ha sottolineato - Perché gli alpini non parlano tanto. Agiscono. Un grazie sincero va al capogruppio che guida il Gruppo con passione e determinazione, tenendo insieme la tradizione e il futuro. E un ringraziamento speciale va ai nostri instancabili Pepi e Giuseppe — nomi che per noi significano: affidabilità, presenza, generosità. Sappiamo di poter contare su di voi e anche grazie a voi la sicurezza, il decoro, e l’identità del nostro paese crescono, giorno dopo giorno".
A rappresentare il Comune c’era la vicesindaca Giovanna Guerini.
"Questo monumento – e ci tengo a dirlo con chiarezza - è un dono che gli alpini fanno alla comunità. È frutto della loro iniziativa, della loro forza organizzativa, della loro capacità di costruire concretamente ciò in cui credono – ha fatto presente – Dove c'è bisogno, voi ci siete. Sempre. Avete sostenuto la nascita della nostra banda musicale, e oggi siete ancora impegnati per farla rinascere. Avete reso vivo e accogliente il Bocciodromo, uno spazio che grazie a voi è diventato un punto di riferimento per l'intera comunità. E quante volte siete stati presenti nei momenti difficili, portando conforto, aiuto, solidarietà!".
Il consigliere regionale Malanchini: "Leva civica obbligatoria"
Alla cerimonia c’era anche il consigliere regionale Giovanni Malanchini, che ha ricordato la legge approvata dalla Regione durante la pandemia, che riconosce l’impegno delle Penne Nere allora, il lavoro nelle comunità ma che è anche proiettata verso i giovani, con borse di studio, viaggi premio nei luogni della memoria e sostegno ai campi scuola.
"Io sostengo quello che è un appello dei vostri vertici – ha concluso - l’introduzione di un servizio di leva civica obbligatorio declinato nei servizi sociali, nell’assistenza, nella cura del patrimonio culturale e ambientale. Il regalo più bello che possiamo farvi è quello di garantire che domani ci siano ancora tanti alpini come voi".
Richiamo alla pace, al volontariato vero e alle radici cristiane
A chiudere gli interventi è stato il vicepresidente vicario del Corpo Pietro Vavassori, che ha fatto un richiamo forte alla pace e alle radici cristiane, in un momento di instabilità internazionale tra i più preoccupanti degli ultimi decenni, ma anche un appunto all’evolversi del mondo del volontariato.
"La pace sia con tutti voi - esordito – la cosa più importante. L’alpino del monumento è armato solo di scarponi e picozze, di mani grandi per lavorare e andare in aiuto di chi ha bisogno: l’inaugurazione di questo monumento è un inno alla pace, a chi, tornato dalla guerra, ha saputo ricostruire l’Italia e consegnarcela libera e democratica. E noi dobbiamo essere capaci di mantenerla tale e trasmetterla alla nuove generazioni, dipenderà poi anche da loro".
Poi una riflessione.
"Noi non siamo né Odv né Ong né ancora parte del Terzo settore, quello che facciamo lo facciamo con le nostre forze senza chiedere niente a nessuno - ha fatto notare - Nascono tante organizzazioni di volontariato solo per prendere contributi e ritagliarsi posti di lavoro: noi non siamo come queste, anche se siamo indicati da qualcuno come guerrafondai. Ma non è così e lo dimostriamo oggi consegnando quest’opera alla comunità. Essere volontari non vuol dire essere tappabuchi della rete sociale ma avvocati dell’essere umano e della sua dignità, è anche uno dei modi più alti di essere cristiani quando lo si fa senza tornaconti. Dimostriamo anche in questo campo di essere veramente legati alla nostra millenaria civiltà cristiana e alle radici che i nostri predecessori ci hanno consegnato. Se non sapremo comportarci come i reduci e come i galantuomini che hanno dato fiato e gambe a questo gruppo per 50 anni sarà un sacrilegio fare ancora manifestazioni e parlare di quella cosa, che è tremendamente seria, come la guerra".


















