Cologno al Serio

Maggiore Francesco Viti Cavaliere della Repubblica

La prestigiosa onorificenza è stata conferita lo scorso 10 gennaio

Maggiore Francesco Viti Cavaliere della Repubblica
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Una vita che ne racchiude in sé più d’una, e tutte vissute appieno e coronate da grandi risultati. Ultimo in ordine di tempo quello dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Nel curriculum già ricchissimo del maggiore Francesco Viti, residente Cologno al Serio, che si è congedato dall’Arma per raggiunti limiti di età un paio d’anni fa, ora c’è anche questo prestigioso riconoscimento conferito il 10 gennaio scorso.

Francesco Viti, maggiore dei carabinieri e Cavaliere della Repubblica

"Mi ha segnalato il mio colonnello Paolo Storoni - ha spiegato - dopo l’esperienza della pandemia, in cui mi sono speso a caricare le bare che stazionavano alla chiesa di Seriate sui mezzi dell’esercito, ha voluto farmi questa magnifica sorpresa. Un’esperienza che mi ha provato ma, come tutte quelle negative, per chi ha il dono della sensibilità, aiutano a essere felice ogni mattina appena ci si sveglia, perché è un dono di Dio... Ci sono voluti quattro anni ma alla fine la procedura è andata a buon fine e sono fiero di essere stato insignito di questa onorificenza".

Da autotrasportatore alla carriera militare

Classe 1963, sposato e padre di due figli, Viti è nato in provincia di Caserta ma è residente in paese. Da ragazzo immaginava il suo futuro legato a quello dell’azienda di autotrasporti di famiglia, invece c’è stata una prima svolta nella sua esistenza, che ha sparigliato le carte dirottandolo verso la carriera militare.

"Volevo seguire le orme di mio padre, del resto lavoravo con lui da quando avevo 14 anni, ma né lui né mia madre hanno voluto che lo facessi - ha rammentato - Perché? A parte i sacrifici, i furti e i sinistri, accadde una disgrazia: un giorno, non so perché, ma decisi di non partire, trasportavo frutta. Al mio posto andò un ragazzo e rimase vittima di un incidente mortale".

A quel punto, vista l’angoscia dei genitori, Viti ha scelto un’altra strada: si è arruolato nell’Arma sostenendo il concorso da vicebrigadiere nel 1985, a 22 anni e, come prima sede, è stato assegnato alla stazione di Treviglio, nel 1987. Poi, durante il percorso professionale, si è iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, nel 1991, laureandosi nel 1996. Quindi, concluso il praticantato, è diventato avvocato ed è stato assegnato al Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, alla sezione omicidi, furti, rapine e truffe. Ma all’orizzonte si è presto profilata una nuova sfida.

"Nel 1998 ho partecipato a una missione all’estero, in Kosovo - ha spiegato - dove sono rimasto circa un anno".

Un’esperienza forte, di quelle che restano dentro, poi il rientro a Milano. Ma Viti ha «cambiato pelle» di nuovo, molto presto.

"Mi sono trasferito a Campione d’Italia, dov’è presente il noto casinò - ha continuato - e per tre anni mi sono occupato di antiriciclaggio. Concluso quel ciclo, sono stato assegnato alla stazione dei carabinieri di Corsico, nel Milanese, come comandante. Nel 2003 sono passato al Nucleo Informativo di Milano e poi alla sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica, sempre di Milano, dove ho prestato servizio quattro anni: lì mi occupavo di reati contro il patrimonio, rapine e furti".

Un bagaglio di esperienza enorme, che ha potuto mettere a frutto a Treviglio, città in cui è poi tornato nel 2010 come comandante della stazione. Ma la sua carriera non era ancora finita.

"Nel 2012 ho assunto il comando della Tenenza di Seriate, retto in precedenza da un ufficiale - ha affermato - io ancora non lo ero ma mi hanno ritenuto comunque in grado di gestire l’incarico".

La pensione e il ritorno al passato

Una continua ascesa la sua, infatti nel 2018 ha superato il concorso alla Scuola Ufficiali di Roma, nel 2021 è diventato capitano e nel 2023 maggiore, quindi è arrivata la pensione a 60 anni. Meritato riposo? Non per il maggiore Viti.

"Non avevo nessuna esigenza di lavorare tuttavia, dopo qualche consulenza legale qua e là, mi sono sentito inutile - ha ammesso - e così sono tornato al mio primo amore: i camion".

Quel mestiere che aveva cominciato e poi aveva abbandonato, non per sua volontà.

"La passione l’ho sempre coltivata negli anni - ha sorriso - “colleziono” mezzi d’epoca. Ne tengo quattro in un capannone che ho in un altro paese, dove passo la maggior parte del mio tempo perché voglio svegliarmi la mattina guardandoli...".

La cura dei mezzi però non poteva bastare a un uomo che proprio non sa stare con le mani in mano. E così si è aperta un’altra fase della sua esistenza: quella da titolare di una ditta di autotrasporti.

"Non sono abituato a prendere ordini, quindi mi sono messo in proprio - ha riferito - abilitandomi al trasporto nazionale e internazionale come contoterzista, dopo sei mesi di studio intenso e impegnativo. Aperta la partita Iva, il 26 giugno 2024 ho acquistato un bilico e ho cominciato a viaggiare, trasportando alimentari per Italtrans".

Mettersi in gioco a 60 anni non è facile, la famiglia era piuttosto scettica ma Viti aveva tutta l’intenzione di riprendere un vecchio discorso interrotto tanti anni fa.

"Io sarò sempre genuflesso all’Arma, a cui devo tutto, e avrei potuto continuare con la professione di avvocato ma ho preferito tornare al passato - ha asserito - non posso stare con una donna e averne nel cuore un’altra...".

Un camionista sui generis però, che viaggia sempre con la camicia bianca d’ordinanza.

"Sono e sarò sempre un carabiniere - ha scherzato - ma spesso per via del mio abbigliamento nei ristoranti non credono che sia un autotrasportatore, devo mostrare le chiavi...".

Progetti per il futuro

La patente però gli verrà tolta a 67 anni e Viti ha già in serbo un nuovo futuro per sé.

"Aprirò un’officina nel mio capannone - ha chiosato - Bisogna vivere di sogni, l’adrenalina mantiene giovani".

Mai domo il neocavaliere.

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