L’inclusione che parte dalla musica, la “RainbowJam” di Romano conquista il Palaspirà con il corpo bandistico G. Conca.
Il concerto sabato scorso a Spirano
Grande successo, sabato scorso, per la prima realizzazione dello spettacolo-concerto “Babele”, realizzato dalla band nata otto anni fa all’interno di un Centro di Accoglienza Straordinaria a Romano e comprendente diciotto musicisti provenienti da tutto il mondo. A dirigere il tutto è stato Puccio Puccianti, che ha ringraziato l’Amministrazione comunale di Spirano per l’ospitalità e il corpo bandistico per la collaborazione: “Siamo partiti come un semplice laboratorio musicale, ma ora facciamo live e ci siamo trasformati in un qualcosa di più artistico, una band a tutti gli effetti – ha raccontato – Sabato al Palaspirà ci siamo esibiti con pezzi scritti da noi e con due cover, il tutto grazie all’arrangiamento che il nostro Maestro Pasquale Brolis ha fatto per venire incontro alla musica sinfonica della banda, e grazie all’aiuto tecnico e in regia di Mario Pontoglio. Tra i nostri, poi, Valentina Cucci e Stefano Carrara”.
Un progetto di accoglienza e inclusione
Così, un esperimento nato attraverso la contaminazione tra strumenti e culture diverse si è concretizzato in un concerto accompagnato da letture musicali, nel quale chi con le percussioni, chi con la fisarmonica o gli strumenti a fiato, tutti sono stati coinvolti nel turbinio di voci dei cantanti. “E’ stato molto emozionante suonare con il corpo bandistico, perché musicalmente siamo molto distanti, ma al contempo vicini. Del resto lo spettacolo “Babele” si proponeva proprio di mostrare tutti i popoli, così diversi, ma così uniti in un unico linguaggio che è quello della musica”. Attiva nella collaborazione con diverse realtà del territorio, tra cui “Coloriamo la città” di Romano e “Mediterranea”, la “RainbowJam” ha vissuto quella di Spirano come una «data zero», prima di riproporre il medesimo spettacolo domani sera, sabato, in quel di Mapello.
“Ci siamo costituiti chiedendoci, otto anni fa, quanto l’arte possa abbattere le barriere culturali – ha concluso Puccianti – All’inizio diversi dei nostri musicisti non si capivano tra loro, parlavamo solo un inglese maccheronico all’italiana, ma con il linguaggio della musica siamo riusciti a capirci e a fare inclusione. Ad aiutarci. Dimostrazione di come la musica possa creare ponti tra le culture, promuovere l’inclusione e offrire nuove prospettive per costruire una società più inclusiva e accogliente”.