"L'attività dell'Avis è a rischio": l'allarme dei donatori di sangue
Il presidente Oscar Bianchi e il grido d'aiuto per mettere in sicurezza il sistema trasfusionale lombardo: "Il sistema perde due milioni di euro all'anno, li mettono le Avis"
Un grido di aiuto pubblico, per salvare la rete delle sezioni lombarde dell'Avis, l'associazione italiana dei donatori di sangue che in Lombardia coinvolge circa 270mila donatori. Una rete indispensabile, ma che perde due milioni di euro all'anno.
Avis, tre richieste "indispensabili" dal presidente lombardo
Sono tre le richieste che il presidente regionale dell'Avis Oscar Bianchi, di Romano di Lombardia, ha inoltrato in una lettera aperta rivolgendosi soprattutto ai (futuri) governanti della Regione, a poche settimane dalle Elezioni regionali. Tre richieste "indispensabili per la sostenibilità del sistema trasfusionale lombardo, che oggi non è in sicurezza".
I numeri di Avis in Lombardia
Le Avis sul territorio lombardo raccolgono, in convenzione con le Asst, il 40% (circa 200mila unità tra sangue e plasma-derivati) del sangue ed emoderivati con proprie strutture associative di raccolta (UDR e relative articolazioni). Il 90% del sangue in Regione (circa 460mila unità tra sangue e plasma-derivati), compreso quello raccolto direttamente dalle strutture ospedaliere, viene donato da donatori Avisini (circa 270mila donatori). Dati che certificano quando centrale sia l'associazione nel sistema sanitario lombardo, e quando è importante che il sistema stia in equilibrio.
Lo squilibrio economico e la crisi
Per vivere e mantenersi attiva, l'Avis organizza le donazioni e poi viene "retribuita" per ciascuna sacca di sangue o di emoderivati dalla Sanità pubblica. Le tariffe, fissate a livello nazionale, sono da sempre obsolete: da tempo molte sezioni di donatori devono comunque pescare da risorse proprie per sopravvivere. Ma il divario tra le spese vive legate all'attività di donazione e i soldi che entrano sta crescendo, andando lentamente ad erodere i fondi accumulati dal sistema delle Avis in quasi un secolo di lavoro.
Tariffe insufficienti, il divario lo pagano le Avis
Il problema è che le tariffe previste dalla Convenzione Stato Regioni, il cui schema tipo è stato approvato l’8 luglio 2021, "risultano insufficienti, perché basate su dati economici del 2017 che oggi, come noto, hanno avuto più incrementi e anche di notevole entità - spiega Avis". Da qui la difficoltà economica ormai strutturale. Con le Avis costrette a erodere le proprie risorse economiche.
“Le Avis del nostro territorio sono fortemente in difficoltà – continua Bianchi – Il sistema regionale associativo è in perdita di oltre 2 milioni di euro, una perdita coperta, fino ad oggi, dalle Avis Lombarde, che hanno utilizzato le loro risorse accantonate in 95 anni, risorse sottratte all’attività statutaria dell’associazione, e non destinate (in teoria, ndr) alla copertura dell’aumento dei costi sanitari, che sono esclusivamente di competenza del Sistema Pubblico".
La bozza di accordo con Regione, finora al palo
Un problema noto da tempo, sul quale è in corso da anni un tentativo di accordo tra Avis Lombardia e la Regione. L'obiettivo è "costruire uno schema di convenzione unica regionale, hanno avuto lo scopo di annullare le disparità territoriali/locali, di dare una parificazione economica delle attività di Avis a quelle effettuate nei Centri Trasfusionali pubblici e, soprattutto, hanno avuto l’obiettivo di garantire la sopravvivenza dell’Associazione, che ad oggi è in grave perdita economica-patrimoniale".
Finora però di passi concreti non ne sono stati raggiunti.
"Abbiamo lavorato in tutti questi mesi per addivenire a una soluzione con Regione Lombardia, ma, pur trovando apertura da parte della politica, abbiamo trovato uno scoglio al momento insormontabile, quello dell’ambito tecnico” continua la nota dell'Avis.
La riorganizzazione in seno alla Regione: "Non siamo semplici fornitori"
Un'altra richiesta, più tecnica, è di spostare il coordinamento del sistema trasfusionale, inserendolo all'interno della stessa Regione e non più "sotto" Areu (l'Agenzia per l' Emergenza e Urgenza del Sistema sanitario).
“Il sistema sangue non è emergenza e urgenza. È programmazione e pianificazione. Non possiamo essere considerati ‘fornitori’, bensì attori di pari livello delle ST ancorché accreditati e certificati. Dobbiamo muoverci dentro un sistema che risponda alla necessità quotidiana di cura delle persone attraverso il sangue ed emoderivati. Serve un cambiamento di rotta di carattere strutturale, facilmente attuabile, spostando la gestione del sangue dentro la Direzione Generale Welfare. Anche al fine di non doversi trovare nuovamente in una condizione come quella attuale, dove la parte tecnica rallenta l’obiettivo che è sì politico, ma soprattutto etico e a servizio del malato”.
L'appello a chi vincerà le elezioni
Avis Regionale Lombardia chiede quindi un impegno, forte e determinato, al prossimo governo di Regione Lombardia, affinché, come primo atto, recepisca lo schema di Convenzione rispondente alle istanze di Avis, in termini di riconoscimento delle spese sanitarie che generano la perdita nelle attività di raccolta associative, allineando così le attività associative a quelle gestite direttamente dagli ospedali.
“La sostenibilità dell’attività associativa che ricopre un ruolo di importanza primaria a livello regionale e nazionale, e la necessità di programmare il sistema trasfusionale, sono passi fondamentali che vanno a rimarcare la centralità della donazione a servizio del malato, che necessita di essere tutelata a ogni costo” conclude Oscar Bianchi.