La Treviglio delle 26 santelle scomparse: ve le ricordate?
La ricerca storica della ProLoco, che ha documentato decine di opere d'arte - espressione di fede popolare - molte delle quali andate perdute
Sono una testimonianza del passato di Treviglio. Di quando l’agricoltura era la prima fonte di sussistenza e la gente affidava totalmente il suo destino alla fede. In città la santelle sono sparse ovunque: nel centro storico, così come in periferia e nelle cascine. Tante si possono ancora ammirare e per alcune di esse c’è chi pensa alla pulizia e alla manutenzione. Molte, invece, purtroppo non ci sono più. Spesso sacrificate in nome del progresso edilizio, a volte perché abbandonate e consumate dai segni del tempo. Oppure letteralmente cancellate con una mano intonaco. Come, per esempio, quella che era presente in un cortile di via Verga e che una decina di anni fa venne coperta con della vernice da un residente che professava un’altra religione.
La mappa delle santelle
Le 26 santelle scomparse di Treviglio censite dalla ProLoco
Sono 26 (ma probabilmente anche di più) le santelle che nel corso degli anni sono scomparse per le più svariate ragioni. Opere che sono state censite da Pietro Villa, storico e socio della Pro loco di Treviglio che, seppur solo tramite fotografia, sono state «salvate» a futura memoria. Alcune erano già ridotte male e irrecuperabili. Altre erano invece perfettamente integre, ma sono state cancellate per sempre. C’è poi il caso della santella raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, all’interno del cortile della Fondazione Portaluppi in via Casnida, che è stato coperto volutamente e molto probabilmente verrà recuperato.
Ci sono associazioni che stanno puntando sul recupero e sulla valorizzazione di questi «tesori». Proprio la Pro loco, ad esempio, lo scorso 26 luglio ha organizzato un tour delle santelle in occasione delle celebrazioni di Sant’Anna.
Espressione della fede popolare
«E’ un vero peccato perdere queste testimonianze delle nostre radici - ha commentato Stefano Cerea, vice presidente di Pro loco - Alcune sono espressione della fede popolare, altre rappresentano “Ex Voto”, altre ancora si trovano in cascine perché servivano a proteggere i raccolti dalle calamità. Non dimentichiamo che un tempo i fittavoli venivano pagati dal padrone con una percentuale del raccolto E, se questo era magro, ne facevano le spese anche i contadini. Le santelle, inoltre, erano luoghi di aggregazione, dove, soprattutto nelle serate estive, ci si ritrovava per pregare».
"Acquedotti tutelati, ma decine di santelle distrutte senza problemi"
Reperti che fanno parte della nostra storia e che quindi andrebbero salvaguardati. «Ho molto rispetto per il lavoro della Sovrintendenza - ha sottolineato Cerea - ma mi chiedo perché spesso vengano bloccati i lavori per la demolizione di un anonimo acquedotto (come ad esempio quello di via Acquedotto a Treviglio, ndr) e invece non si faccia nulla per queste santelle e si permette che vengano cancellate, nonostante siano parte integrante delle radici di una comunità. In questo modo si cancella parte della nostra memoria».
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