C’è chi nasce cittadino italiano e chi lo diventa, faticosamente, dopo 25 anni di cammino come Svetlana Condic, 55enne di origine moldava residente Cologno al Serio, e quando giunge alla meta ne è fiero, si commuove e celebra il momento con una cerimonia.
Dalla Moldavia all’Italia con amore
Può sembrare strano che a parlare di orgoglio italiano sia qualcuno che viene da molto lontano, un sentimento che a volte manca a chi in questo Paese ha le sue radici, le dà per scontate e spesso non apprezza fino in fondo quello che riceve ma sottolinea molto bene quello che non ha. E forse la storia di Svetlana può insegnare qualcosa a tutti: il valore dell’accoglienza di un popolo, come quello della riconoscenza di chi trova in terra straniera una nuova casa, quello del coraggio di chi lascia tutto per ricominciare e quello della generosità di chi tende una mano per dare una possibilità a chi la cerca con tenacia.
“Sono partita dalla Moldavia a 30 anni e qui ho trovato l’opportunità di ricostruirmi una vita – ha raccontato martedì ancora emozionata, all’indomani del conferimento della cittadinanza italiana – Ho perso mio padre a 11 anni, a 23 ho avuto mia figlia Iana ma il mio matrimonio è finito male e così mi sono ritrovata sola con mia madre e una bimba piccola. Avevo bisogno di lavorare e nel 2000 ho ottenuto un visto per l’Italia e sono arrivata qui un po’ per caso, come badante in una famiglia di Brescia. È stata dura perché non conoscevo la lingua e non avevo mai svolto quel tipo di lavoro, la mia bambina era rimasta con mia madre e così spesso entravo in crisi, volevo tornare a casa. La famiglia che mi ha accolto però mi ha aiutato, presentando domanda per ottenere il permesso di soggiorno e fare entrare in Italia anche mia figlia. Dopo due anni, in cui sono dovuta tornare in Moldavia per i documenti necessari, ce l’ho fatta ed è arrivata qui nel 2003, dopo aver frequentato i primi due anni delle elementari in patria. Per lei è stato difficile all’inizio, per tre mesi non ha parlato…”.
Anni complicati.
“Ho fatto anche le pulizie nelle case ma poi ho conosciuto una donna che lavorava a Romano, a giornata, e mi ha proposto di badare a una donna la notte – ha continuato – Ho visto che in città c’erano le scuole, l’ospedale e la stazione e così ho deciso di affittare un appartamento lì. In seguito sono approdata in un’azienda di Mornico ma aveva dei problemi e dopo un mese sono rimasta a casa. Non avevo l’auto per spostarmi allora ho preso la patente nel 2002 e poi l’anno dopo sono riuscita a comprarla”.
Infine la svolta.
“Dopo una settimana ho trovato lavoro in una tintoria di Martinengo, la ‘Felli Color Spa’ ed è stata la mia salvezza – ha spiegato la 55enne – l’agenzia interinale mi aveva detto che cercavano una figura maschile ma io ero disperata e ho detto che avrei fatto di tutto… Ottenuto il colloquio con il titolare sono stata presa: era una mansione pesante ma ero giovane, 32 anni, e avevo bisogno di lavorare quindi non mi spaventava nulla. L’ho fatta per 18 anni. Oggi in quel reparto ci sono solo uomini, all’epoca eravamo in tre ragazze. Poi mi sono spostata e oggi mi occupo del controllo qualità. L’azienda mi ha aiutato a creare la mia nuova vita e sono molto riconoscente per questo, per me è una famiglia…»”
Una casa, finalmente la stabilità economica, la figlia che piano piano si è ambienta a scuola ma che doveva rimanere spesso sola per via dei turni di lavoro della mamma. Poi la nonna è mancata nel 2008. Il destino tuttavia ha riservato loro un’altra sorpresa.
“A cambiarmi la vita è stata ancora una volta l’azienda – ha affermato Svetlana – Nel 2010 proprio lì ho conosciuto anche mio marito, Roberto Raimondi. Avevo un problema al citofono del nuovo appartamento in cui io e mia figlia, che aveva ormai 16 anni, eravamo andati a vivere. Lui è venuto a sistemarmelo e poi ci siamo conosciuti: alla fine mi ha conquistato e nel 2015 ci siamo sposati, il matrimonio ho voluto lo celebrasse Gabriele Cortesi, il mio direttore, che mi aveva visto “crescere”. Mio marito è di Cologno e siamo venuti ad abitare qui in paese”.
La tanto agognata cittadinanza è arrivata
Una storia a lieto fine, mancava solo la ciliegina sulla torta: la cittadinanza italiana.
“Dopo dieci anni di residenza potevo fare domanda ma essendo le pratiche molto impegnative e costose non ero pronta – ha chiarito – Tornare in patria per i vari documenti era un problema col lavoro e i soldi in tasca non erano tanti. Alla fine ho fatto richiesta nel 2019 ma subito dopo è arrivata la legge Salvini: mia figlia che aveva frequentato le scuole qui l’ha ottenuta, io invece ho dovuto prima seguire dei corsi per ottenere il certificato B1 di conoscenza della lingua italiana, quindi nel 2020 ho avviato la pratica”.
Lunedì è quindi arrivato il grande giorno, quello del giuramento.
“Ho giurato fedeltà allo Stato e alle sue leggi, è stato molto emozionante – ha concluso ancora piena di entusiasmo – volevo che fosse un momento speciale, sentito. Non è scontato avere la cittadinanza: questo è un Paese che ti adotta, che ti fa crescere e che cammina insieme a te. Io sono originaria della Moldavia ma l’Italia mi ha dato molto di più. Ho imparato la lingua, la cucina e ora viaggio per conoscerla meglio, la adoro. Mi sono inserita molto bene, non mi ha tolto niente, mi ha solo dato. Mi sentivo anche prima come gli altri italiani ma avere la cittadinanza è un valore in più. Ho condiviso questo passaggio con la mia famiglia, i miei amici e con tutti coloro che mi conoscono da tanti anni: nessuno di loro aveva mai assistito a un giuramento, mi tremavano le gambe, è stato davvero molto bello e abbiamo pianto tutti. Non volevo si riducesse tutto a una firma e a formule di rito, ma che fosse una festa e così la prima cittadina Chiara Drago mi ha concesso la sala consiliare. Mi sono portata la Costituzione e una bandiera. Alla sindaca ho detto: “Per 25 anni sono stata fidanzata con questo Paese e adesso me lo sposo”. Il giuramento è importante, essere cittadina è un valore in più… bisogna raccontare queste cose così belle”.
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