Pontirolo Nuovo - Treviglio

Fabrizio Galli: l'uomo che, grazie a un amico, corre nel buio

Il 64enne Fabrizio Galli non si è dato per vinto dopo la cecità e da alcuni anni, grazie a un amico, si è lanciato nel mondo del podismo.

Fabrizio Galli: l'uomo che, grazie a un amico, corre nel buio
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Una storia di sport e di coraggio, oltre la disabilità: così il pontirolese Fabrizio Galli si è riscoperto corridore, nonostante da quindici anni viva nel buio assoluto.

La storia di Fabrizio

Ora, insieme alla sua guida Giuseppe Pisoni, anch’egli pontirolese, Fabrizio è tra gli atleti dell’Avis Treviglio che completano più gare. Non saranno certo i 64 anni d’età, e nemmeno la totale cecità, a fermare la sua voglia di correre, stare all’aria aperta e praticare sport e socialità. Sostenuto dalla moglie Ornella e dalla figlia Denise, infatti, Fabrizio ha iniziato negli ultimi anni a gareggiare come podista cimentandosi su diverse distanze, dalle più brevi alle mezze maratone, fino alla 25 chilometri della Sarnico-Lovere. Tutto ciò grazie soprattutto al vicino di casa e amico Giuseppe Pisoni, di 70 anni.

La graduale perdita della vista, fino al buio totale

Nel ‘93 ho iniziato ad avere problemi all’occhio destro: sono stato operato e si sono risolti – racconta Fabrizio – Nel ‘94 invece è stata la volta dell’occhio sinistro, anch’esso operato. Purtroppo, però, su quel secondo occhio mi si è formata una macchia e ho perso la vista; col tempo anche l’occhio destro si è spento, finché nel 2008 non ho raggiunto la cecità assoluta, anche dovuta al sopraggiungere del glaucoma, che è stato un po’ il colpo di grazia.

Nonostante questo, però, Fabrizio non ha voluto "buttarsi sul divano ad ascoltare la tv", ma, se possibile, col sopraggiungere dell’invalidità è diventato ancor più attivo e sportivo.

Fosse stato per me avrei anche continuato a lavorare, ma nel 2008 l’Inps mi ha mandato in pensione a mia insaputa a causa della mia disabilità – racconta un po’ piccato – Lavoravo come artigiano edile del ferro in cantiere, nell’impresa di famiglia che era di mio fratello e che con il suo pensionamento ha cessato l’attività. All’epoca comunque facevo ciclismo, sport di cui sono ancora appassionato. Divenendo non vedente, ho iniziato a praticarlo e gareggiare in tandem con una guida, ma quando è venuta meno la sua presenza ho avuto un’altra fortuna.

L'incontro con Giuseppe: guida, vicino e amico

Nel 2020 si è trasferito di fronte a casa mia Giuseppe, che mi ha subito invitato a correre con lui. Ne è nata sin dalle prime uscite una forte intesa e ora corriamo sempre insieme, allenandoci in settimana e gareggiando la domenica o quando ci sono le gare serali

Così dal 2020 Fabrizio e Giuseppe – che invece ha trascorso una vita nel mondo del podismo ed è tra i soci più attivi e impegnati nel direttivo dell’Avis Treviglio GS Gigi Brusaferri – corrono insieme, in manifestazioni non competitive come in gare ufficiali Fidal.

Solo quest’anno abbiamo gareggiato alle mezze maratone di Dalmine e Treviglio e ad alcune Diecimila – racconta sempre Fabrizio – Ad aprile ho disputato la Sarnico-Lovere, mentre a maggio ho preso parte col resto della società alla staffetta 24ore di Ciserano. Ora, da un mese e mezzo a questa parte, prendo parte alle gare del Fosso Bergamasco. L’ultima, venerdì scorso, si è corsa proprio a Treviglio.

E non fatevi ingannare dall’età, perché nonostante tutto Giuseppe e Fabrizio si difendono ancora bene. "Ah, attualmente sto andando benissimo, mi sento bene fisicamente e sto ritrovando la mia forma migliore – ci confida Fabrizio – Il tutto ovviamente grazie a Giuseppe: abbiamo lo stesso passo, in gara ci troviamo a meraviglia perché ormai è diventata un’abitudine correre insieme. Lui non ha più bisogno di dirmi nulla, mi segnala solo gli avvallamenti del terreno, per il resto siamo parti di un ingranaggio ben oliato".

Col numero 10 Fabrizio, accompagnato dall'immancabile Giuseppe in una delle loro tante gare.

L'appello di Fabrizio: "Servono guide, aiutateci a vivere a pieno la vita"

Il segreto di Fabrizio?

Semplicemente, stare sul divano non mi piace. Sono sempre stato un tipo abbastanza attivo e purtroppo stare chiuso in casa è la mia morte, mi vengono tutti i dolori del mondo. Allora una volta a settimana vado in palestra a fare spinning e quando posso vado a correre. Ogni tanto partecipo anche alle pedalate di beneficenza organizzate da “Pedalare per la Vita”. Ci sono stati dei momenti bui, in cui si son fatti avanti pensieri tristi, ma grazie a Giuseppe, allo sport e alla socialità li ho superati. Per questo motivo vorrei rivolgere un importante appello a tutti: se ne avete l’occasione, aiutateci a fare sport. Di guide per non vedenti, nella corsa come nel ciclismo, ce ne sono pochissime: molti magari si danno disponibili e quando arriva il momento si spaventano, ma in realtà è molto facile. Serve una maggior sensibilità su questo.

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