Sommozzatori

Dopo 32 anni Giacomo Passera dice addio ai "suoi" volontari

Lo storico fondatore e presidente del "Nucleo sommozzatori volontari di Protezione civile Treviglio" lunedì 17 ha rassegnato le sue dimissioni

Dopo 32 anni Giacomo Passera dice addio ai "suoi" volontari
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A sorpresa lo storico fondatore e presidente del "Nucleo sommozzatori volontari di Protezione civile Treviglio" cavalier Giacomo Passera si è dimesso lunedì. Una notizia che ha creato un certo scompiglio: dopo 32 anni in cui ha dato tutto per il soccorso e portato il gruppo a livelli impensabili agli esordi, ha deciso di "cambiare rotta".

Giacomo Passera
Giacomo Passera durante una missione nel 2022

L'addio del presidente Giacomo Passera

Un uomo di poche parole e molti fatti Passera, che dopo le dimissioni presentate al Consiglio direttivo del "Nucleo sommozzatori volontari di Protezione civile Treviglio" certo non rimarrà con le mani in mano e punta (di nuovo) a candidarsi come sindaco del suo paese, Urgnano, dove ora siede tra i banchi della minoranza. In un’intervista ha accettato di raccontare la lunga avventura da volontario del soccorso che ha segnato la sua vita.

L'intervista

Come mai la decisione improvvisa di dimettersi?

"Una decisione che risulta improvvisa ma che in realtà è maturata - spiega - Ho compiuto 71 anni e dopo 32 in cui mi sono dedicato al soccorso cerco un po’ di tranquillità: finora sono sempre stato io a rispondere alle chiamate di emergenza in settimana, 24 ore su 24, mi portavo il cellulare persino accanto alla doccia... Voglio dedicarmi di più alla mia famiglia. In secondo luogo ho raggiunto tutti i miei obiettivi: sono riuscito far crescere l’associazione, che nei primi anni veniva letteralmente cacciata, fino a farla entrare nelle istituzioni del soccorso: nel 2000 siamo entrati a far parte del Soccorso fluviale-lacustre della provincia di Bergamo; nel 2009 è poi arrivato l’ingresso nell’Agenzia regionale Emergenza Urgenza (Areu), grazie al quale sono arrivati addestramenti con l’elisoccorso e incontri con Vigili del fuoco, con i quali abbiamo cominciato a mettere in elaborazione un primo protocollo operativo andato in porto successivamente; nel 2011 siamo infine entrati a far parte della Colonna Mobile Regionale della Protezione civile. Oggi siamo la prima associazione che la Provincia chiama per rischio idrogeologico. Infine ho in progetto di ricandidarmi alle prossime elezioni amministrative di Urgnano e intendo approfondire la mia conoscenza della realtà del territorio, finora non ho potuto farlo perché ero costantemente lontano. La mia prima candidatura era stata presentata in pochi mesi e non avevo esperienza. Ora conosco meglio la macchina amministrativa".

Come è stata accolta la sua scelta?

"All’interno dell’associazione non se lo aspettavano e nemmeno fuori. Ho ricevuto tanti attestati di stima ed affetto, qualcuno mi ha anche scritto 'Sarai sempre il mio presidente'".

Non le mancherà quel mondo che per 32 anni è stato il suo?

"Per il momento no, mi sto godendo il mio nipotino Alessandro, di quattro anni, inoltre sono appena stato reclutato dalla 'Federazione italiana motonautica' per fare assistenza e soccorso durante il prossimo campionato del mondo di Formula E".

Com’era nata l’idea di fondare il "Nucleo sommozzatori volontari di Protezione civile Treviglio" nel lontano 21 marzo 1993?

"Ho sempre avuto una profonda passione per il mare e nel 1983 ho preso il brevetto di sub, mi sono dedicato alla fotografia subacquea e sono poi entrato nel Consiglio direttivo del “Centro Sub Treviglio”. Lì ho conosciuto i fratelli Mazza e un loro zio membro della Protezione civile, a cui poi ci siamo aggregati: visti gli annegamenti nei nostri fiumi ho pensato che fosse necessario fondare un gruppo di sommozzatori, che allora non esisteva. Ho sempre sentito dentro il bisogno di aiutare gli altri. Non siamo stati accolti subito bene, la cosa più difficile è stata farsi riconoscere dalle istituzioni del soccorso, e gli ostacoli soprattutto burocratici sono stati tanti ma, col tempo, l’associazione è diventata un punto di riferimento".

Giacomo Passera
Giacomo Passera durante una missione nel 1995

Cosa si porterà dentro di questa lunghissima avventura?

"Sono tantissimi gli episodi, che ho già avuto modo di ricordare. L’ultimo è quello legato all’alluvione in Emilia-Romagna, dove abbiamo salvato intere famiglie e sui gommoni avevamo la responsabilità di portare anche dei bambini. Ma non potrò mai dimenticare anche i fratelli Mendolicchio, di 12 e 14 anni, annegati nell’Adda a Fara. E poi ancora la famiglia Megale, mamma e papà con 11 figli arrivati sulle rive del fiume, a Rivolta: la donna dopo il pranzo era scesa a lavare un piatto e cadde in acqua, il marito corse in soccorso ma morirono tutti e due".

C’è qualcuno che deve ringraziare per tutto quello che ha potuto fare e raggiungere?

"Innanzitutto la mia famiglia, senza il suo supporto non avrei potuto fare nulla. E poi tutti i volontari passati in questi anni, e le loro famiglie".

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