Caravaggio

Dagli alpini un defibrillatore e una santella in dono alla città

Sabato 21 doppia inaugurazione alla sede delle Penne Nere, per il Dae e il dipinto la Madonna degli alpini donata da una pittrice trevigliese.

Dagli alpini un defibrillatore e una santella in dono alla città
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Le Penne Nere di Caravaggio donano un defibrillatore alla comunità e inaugurano una santella con la copia del dipinto la «Madonna degli alpini», festa grande in sede.

Inaugurati un defibrillatore e una santella alla sede delle Penne Nere

Che il Dae sia uno strumento salvavita non c’è dubbio, e che è sempre meglio averne uno nelle vicinanze anche, soprattutto se si fa dello sport. Per questo gli alpini, colto il proposito dei ragazzi del Basket 86, si sono messi in campo e, grazie alle loro iniziative - in particolare la “Festa alpina”, molto partecipata - hanno raccolto il denaro necessario, 1.756 euro. Sabato scorso, 21 ottobre, nel pomeriggio, hanno quindi deciso di organizzare una piccola cerimonia per inaugurarlo e tenere a «battesimo» anche la nuova santella entro cui è stato collocato il dipinto donato un paio d’anni fa al gruppo da un’artista trevigliese. Presenti anche l’Arma Aeronautica e l’Associazione Nazionale Carabinieri.

"Saluto il sindaco Claudio Bolandrini, il parroco monsignor Giansante Fusar Imperatore, la pittrice Mariella Mandelli, i Gruppi alpini della Zona 28 e le associazioni d’Arma e non - ha esordito il capogruppo Silvio Viola - Un grazie va anche Giovanni Lanceni che ha progettato i lavori, Andrea Carminati che li ha eseguiti e ad “Ombralux” per il telaio che abbiamo installato a protezione dell’opera".

Un intervento a costo zero.

"Inauguriamo anche il defibrillatore che il Gruppo ha deciso di offrire dopo una chiacchierata con gli amici del Basket 86 - ha proseguito - Hanno evidenziato la necessità di disporre di questo strumento ed abbiamo deciso di pensarci noi. Loro è meglio che proseguano ad investire sui giovani atleti. Ringrazio poi il vicesindaco Ivan Legramandi per l’aiuto e il supporto che ci ha dato".

"Alpini, un gruppo di persone toste"

Viola ha rimarcato l’importanza del suo gruppo.

«Fatto di persone toste, decise, generose, brontolone (qualche volta) collaborative (sempre) - ha detto con un sorriso - A volte si discute ma poi si parte tirando tutti dalla stessa parte. Il lavoro che facciamo nel corso dell’anno è tanto, tante sono le occasioni in cui siamo presenti, sia istituzionali che legate al territorio. Siamo per questo molto orgogliosi di questa forza e soddisfatti di poter inaugurare lo strumento ottenuta col nostro lavoro. Negli ultimi tempi diverse persone si sono iscritte al nostro gruppo: le ringrazio molto per la fiducia. Siamo aperti ad accogliere chi vorrà venire a darci una mano nelle nostre attività: quello che chiediamo è la voglia di avere la maglia sudata, sempre; quello che offriamo è la soddisfazione di spendere bene il proprio tempo, anche con una certa goliardia».

A intervenire è stato anche Legramandi, che insistito sull’importanza del defibrillatore, mentre il sindaco ha posto l’accento sulla fondamentale presenza delle Penne Nere.

"Gli alpini contribuiscono a presidiare l’area prevenendo problemi di degrado e ordine pubblico - ha commentato - Il defibrillatore che hanno acquistato con il loro lavoro aumenterà la sicurezza dei concittadini che praticano attività sportiva nei vicini campi di basket e calcio a 5. Quanto alla santella che custodisce la “Madonna degli alpini” è una ulteriore testimonianza della devozione mariana radicata a Caravaggio. A nome della comunità ringrazio il gruppo e Mandelli per i graditi doni".

"Avevo proposto il dipinto agli alpini della mia città ma non hanno trovato un posto dove esporlo e così l’ho donato a Caravaggio - ha detto Mandelli a margine - dove anni fa ho vinto un concorso di pittura, e sono molto grata".

E dopo la benedizione del parroco, via alla festa con un rinfresco abbondante e da leccarsi i baffi.

Caravaggio Gli alpini donano alla città un defibrillatore e una santella
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La storia della "Madonna degli alpini"

Era il 1938 quando il presidente dell’ANA inviò una circolare ai cappellani militari affinché fosse scelto un santo protettore delle truppe di montagna. Molte furono le proposte, ma raccolse il maggior consenso San Maurizio, essendo stato un intrepido combattente, soldato di una legione alpina, martirizzato tra le montagne e venerato in regioni alpine. Questi era il comandante della legione Tebea che testimoniò con la vita la fede in Cristo ad Agauno, nel Canton Vallese (Svizzera) con i suoi legionari. Questa proclamazione suscitò nell’animo di don Giuseppe Macagno, vecchio alpino, borgarino di nascita e parroco di San Michele Cervasca dal 1940 al 1960, l’idea di fare nel santuario di San Maurizio un punto di incontro degli alpini per ricordare i loro caduti, in particolar modo quelli del primo conflitto mondiale. In loro ricordo fece piantare innumerevoli alberelli di pino e, alla loro ombra, sorsero piccole croci di legno con una targhetta che riportava inizialemnete il nome di un alpino caduto della parrocchia. Con il passare del tempo, le croci di legno vennero sostituite da quelle di ferro, più resistenti alle intemperie. Oltre ad un santo protettore, quasi contemporaneamente gli alpini elessero a loro protettrice la Madre di Cristo: mentre si battevano nel fango e nella neve dell’Albania, le Penne Nere della Cuneense chiesero ai loro cappellani che venisse loro dedicata una Madonna. L’iniziativa venne accolta da don Guido Maurilio Turla, frate cappuccino e tenente cappellano del battaglione Saluzzo, reduce dalla prigionia di Russia e medaglia d’oro al valor militare che, avvalendosi dell’opera del pittore torinese Luigi Guglielmino, trasmise il soggetto e la scenografia che circonda la Vergine, assisa su un trono di nubi come una castellana delle Alpi. In braccio il Bambino Gesù che stringe un mazzo di stelle alpine, in atto quasi di lasciarle cadere su una colonna di alpini e di muli che sale tra le rocciose pareti di una montagna. L’aquila, che caratterizza il quadro, è ai suoi piedi. Lo sfondo della scena è una bianca corona di monti su cui troneggia la maestosa mole del Monviso, la montagna simbolo della Cuneense. L’immagine venne largamente riprodotta su una cartolina e su una medaglietta di alluminio, donata ad ogni alpino che prese parte alla tragica spedizione in terra di Russia. Finita la guerra, gli alpini della sezione ANA di Cuneo pensarono che l’immagine potesse avere la sua collocazione migliore sul colle di San Maurizio, accanto al protettore delle truppe alpine. Il 3 novembre 1946, ve la portarono in forma solenne salendo a piedi il colle e collocando il quadro al centro della navata in sostituzione di una vecchia pala d’altare ormai vetusta e gravemente danneggiata, benedetta nella nuova collocazione dall’allora vescovo di Cuneo, monsignor Giuseppe Rosso.

 

 

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