Da Arcene fino a Varsavia a piedi: l’impresa di Nori Bertola
In poco meno di due mesi ha percorso un totale di 1.998 chilometri prima di toccare le sponde di Varsavia
di Fabiola Graziano
Da Arcene a Varsavia a piedi. È stata questa l’ultima impresa podistica di Leonorio "Nori" Bertola, che lo scorso venerdì ha intrattenuto la sala consiliare di piazza della Civiltà Contadina con il racconto fotografico dei 52 giorni che tra maggio e giugno 2024 lo hanno visto attraversare ben sei Nazioni con lo zaino in spalla per raggiungere la capitale polacca.
Da Arcene a Varsavia a piedi
Quella fino a Varsavia è stata la decima avventura on the road dell’ultramaratoneta arcenese di 71 anni, padre di quattro figli e nonno di sei nipoti, che già in passato era riuscito a stupire parenti e amici spingendosi a piedi fino al Monte Olimpo in Grecia e fino a Fatima in Portogallo.
Dopo quest’ultima tappa, raggiunta nel 2023, qualsiasi altro settantenne si sarebbe fermato, ma non il nonno-sprint della "Bergamo Stars Atletica", che lo scorso 8 maggio ha deciso di sfidare ancora una volta le sue gambe e di incamminarsi verso l’ennesima prodezza sportiva, che lo avrebbe portato a percorrere in poco meno di due mesi un totale di 1.998 chilometri prima di toccare le sponde di Varsavia.
"Quando sono giunto a destinazione – ha ricordato Bertola durante l’incontro pubblico organizzato dall’Amministrazione Ravanelli – ho fatto una ghirlanda con le bandiere di Italia, Slovenia, Croazia, Ungheria, Slovacchia e Polonia. Vederla finalmente completa è stata una grande soddisfazione per me, perché era la dimostrazione che ancora una volta ce l’avevo fatta. Ancora una volta la mia caparbietà e la mia follia mi avevano spinto oltre i miei limiti, consentendomi di aggiungere un’altra meta a quelle conquistate negli ultimi dieci anni, sempre a piedi, con solo uno zaino in spalla, in cui stavolta, oltre al cellulare, avevo un power bank di riserva, la tenda da campeggio, qualche indumento di ricambio, una pentola, della pasta, due posate e un coltellino".
Tra imprevisti e incontri con gli orsi
Un viaggio, quello alla conquista della Polonia, che è stato impervio a causa delle condizioni climatiche avverse e che non ha risparmiato colpi di scena a Bertola, malgrado per tre mesi avesse studiato il tragitto nei minimi dettagli.
"Prima di partire, ho preparato il percorso al computer e l’ho trasferito poi sul mio smartphone, dove avevo installato l’app GPX, che durante il cammino rilevava la mia posizione e mi restituiva la traccia che dovevo seguire. Ho attraversato prevalentemente sentieri e ciclopedonali, tranne quando qualche imprevisto last-minute mi impediva di proseguire sulla strada che avevo programmato. In questi casi, mi è capitato anche di ritrovarmi in mezzo ai boschi, dove non sono mancati incontri ravvicinati con degli orsi".
Nonostante questi ultimi però, la componente umana l’ha comunque fatta da padrone.
"Lungo il cammino, ho trovato molta accoglienza da parte delle persone del posto, anche se quasi tutti riuscivano a fidarsi di me soltanto dopo aver spiegato, grazie all’aiuto del cellulare, cosa stavo facendo e dove dovevo arrivare. Malgrado io parli soltanto italiano e bergamasco, con tanti di loro sono riuscito a entrare in empatia e ho capito che tutti abbiamo dentro di noi una ricchezza inestimabile, che dobbiamo imparare a rispettare per dare il giusto valore alla vita e a tutto ciò che ci circonda".
La tappa ad Auschwitz
Tale valore è apparso evidente a Bertola soprattutto durante la visita ad Auschwitz.
"È stata una tappa toccante. Il silenzio che pervade il campo di concentramento è devastante. La vista dei forni crematori mi ha turbato nel profondo, ma non mi ha impedito di portare a compimento la missione che mi era stata assegnata dal sindaco Roberto Ravanelli (presente in sala assieme ad altri rappresentanti del Consiglio e della Giunta comunale, ndr), ovvero la consegna della medaglia di Arcene che da quel giorno è custodita nel loro museo".
Un viaggio dentro di sé
Ma i momenti carichi di emotività non sono stati gli unici protagonisti del viaggio di Nori.
"Anche i momenti di sconforto non sono mancati, anzi posso dire in tutta sincerità che tante volte mi sono ripetuto “Ma chi me l’ha fatto fare”, specie quando la pioggia era veramente intensa e il mio corpo iniziava a non rispondere ai comandi e a mostrare segni di cedimento. Tuttavia, quando ci si impegna tanto per raggiungere un obiettivo e si fanno dei sacrifici, alla fine si trova sempre la forza per andare avanti. Le motivazioni per vincere la fatica non mancano mai e per me una di queste è sempre stata la curiosità di scoprire cose nuove e poterle poi raccontare ai miei cari. Quando ho iniziato a camminare dieci anni fa, non immaginavo mica di poter imparare così tante cose nuove, mentre oggi so che ho ancora tantissimo da conoscere e imparare".
E proprio questa consapevolezza potrebbe spingere Bertola a superare nuovamente i propri limiti.
"Nella mia testa c’è l’idea di una nuova impresa – ha concluso – Mi piacerebbe fare il giro di tutte le coste italiane, ma i chilometri da percorrere sarebbero davvero tanti e al momento il mio corpo ha soltanto bisogno di riposare e recuperare energie".
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