Castello "inagibile", occorre una messa in sicurezza
Un'ordinanza del commissario prefettizio, il giorno prima delle elezioni, ha dichiarato inagibile buona parte del castello di Pagazzano.
Castello di Pagazzano, l’ultimo atto del commissario prefettizio: alla vigilia delle elezioni una parte dell’immobile è stata dichiarata inagibile, con l’ingiunzione alla Civiltà Contadina affinché siano sgomberati e chiusi i locali. Il gruppo, però, spinge per una nuova perizia e una provvisoria messa in sicurezza.
L'ordinanza e l'ingiunzione del commissario
A spiegare l’atto emanato dal commissario il 7 giugno scorso è stato colui al quale il provvedimento è indirizzato, il presidente della Civiltà Contadina Fulvio Pagani:
Se il castello è rimasto aperto negli ultimi tre mesi è solo grazie al commissario - esordisce Pagani - Quando lo stesso ha rilevato delle parti di edificio ammalorate, però, ha fatto sì che scattassero quelle forme di protezione anche della sua funzione, anche in modo fin troppo esasperato: egli ha infatti affidato a un ingegnere strutturista il compito di effettuare un’indagine visiva dell’immobile, non strumentale. Sulla base di questa, si è contraddetta l’indagine ben più approfondita realizzata qualche tempo fa in via d’amicizia da un altro strutturista, che collaborava con la Soprintendenza. Così, per eccesso di prudenza, si è deciso di chiudere tutte le aree del palazzo, anche quelle non direttamente a rischio.
Uno sgombero impossibile, i volontari invocano una nuova perizia
Da qui è dunque scaturita l’ordinanza e la relativa ingiunzione comunale, che interdisce l’utilizzo del palazzetto/villa, del secondo cortile e dell’immobile adiacente a uso didattico, così come del palazzetto/casa del fattore del primo cortile. Oltre a ciò, si chiede ai volontari di sgomberare le aree in questione di ogni arredo e materiale. "Una cosa chiaramente impossibile, anche perché quelle sale ospitano il museo etnografico e la convenzione con il Comune prevede che in questo caso ci sia fornita una nuova collocazione per tali arredi", ha dichiarato Pagani, che spinge affinché la situazione venga rivalutata. "Sicuramente punteremo a una controperizia che sia fatta con più cognizione di causa e buonsenso, e che ci dica con la Soprintendenza e il Comune di rendere fruibili quelle stanze nell’immediato facendo il necessario per metterle in sicurezza. Non è invece pensabile un restauro o un recupero delle stesse, chiaramente non ce ne sono i soldi", conclude Pagani, che ha già parlato con Moriggi al fine di una modifica dell’ordinanza, che preveda sì l’interdizione dei locali sino alla realizzazione di una nuova perizia, ma che consenta di lasciarvi gli arredi, dal momento che, secondo Pagani e i volontari, non tutto il palazzo ma solo alcune parti sono pericolose e necessitano di essere messe in sicurezza.
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