Bergamo capitale del “caro rette” in RSA: le persone in lista d’attesa crescono del 40%
Presentato il report annuale del sindacato FNP CISL Lombardia che lancia l'allarme: “Sistema al collasso, servono risposte concrete”.

Presentato il report annuale del sindacato FNP CISL Lombardia che lancia l'allarme: “Sistema al collasso, servono risposte concrete”.
Un sistema sotto pressione: i numeri della crisi
Il nuovo report annuale della FNP CISL Lombardia dipinge un quadro allarmante: accedere a una RSA in Lombardia, e in particolare nella provincia di Bergamo, è sempre più difficile. Con 19.580 persone in lista d’attesa , un aumento del 40,67% rispetto al 2022 , e una retta media che ha raggiunto quasi i 70 euro al giorno, la pressione sulle famiglie è insostenibile. Le RSA bergamasche, tutte private, offrono complessivamente 6.566 posti letto, pari a poco più del 2,6% della popolazione over 65 del territorio. Numeri che evidenziano una domanda esplosa e un’offerta che non riesce a stare al passo.
Costi alle stelle e disuguaglianze territoriali
Dal 2020 al 2024, la retta minima giornaliera è passata da 58,71 a 69,89 euro, con picchi fino a 77 euro. Si tratta degli aumenti più marcati a livello regionale, sia in termini percentuali che assoluti. Le RSA della provincia di Bergamo si rivelano quindi le più care della Lombardia. Un aggravio che si traduce in pesanti diseguaglianze: chi può permettersi l’accesso ottiene il servizio, mentre chi non può resta bloccato in attesa. Anche l’offerta è disomogenea: solo 17 strutture offrono nuclei per Alzheimer o gravi non autosufficienze, con 440 posti letto dedicati, insufficienti rispetto alla domanda.
Il sindacato in campo: “Serve un patto per il futuro”
“Non siamo disposti ad accettare aumenti indiscriminati e senza trasparenza”, ha dichiarato Mario Gatti, segretario della FNP CISL di Bergamo. Il sindacato dei pensionati denuncia l’assenza di un piano strutturato per affrontare l’invecchiamento della popolazione e le sue conseguenze. “Il sistema RSA non può reggersi solo sull’aumento delle rette – spiega Gatti – ma serve una visione: modelli organizzativi più efficienti, servizi alternativi al ricovero e una vera rete di assistenza domiciliare. La sostenibilità economica va cercata anche nell’innovazione e non solo nel carico sulle famiglie”.
Appello alle istituzioni: “Intervenga il Prefetto”
Di fronte all’inerzia delle istituzioni e all’approccio “da Far West” di alcune strutture, la FNP ha deciso di portare la questione al tavolo del Prefetto, chiedendo la creazione urgente di uno spazio di confronto tra parti sociali, gestori e autorità locali. Il sindacato è pronto a mobilitarsi per impedire che l’assistenza agli anziani diventi un lusso riservato a pochi.
“Le RSA sono un patrimonio della comunità, non un’occasione di business per le multinazionali. – conclude Gatti –.Serve un patto per garantire dignità e cura agli anziani di oggi e di domani. E serve subito”.