La quarantena di un disabile di Treviglio: "Mi mancano anche quei marciapiedi che odiavo"
Il lockdown sia anche un momento di riflessione su quello che abbiamo: "Tanto di quello che date per scontato a molti è negato".
Pubblichiamo la lettera di Giuseppe Calini, trevigliese diversamente abile, che ha voluto condividere una riflessione su questa quarantena forzata.
Da questa pandemia possiamo notare due fattori principali: l’essere schiavi della società e quotidianità, così come il cambiamento della visione del mondo, e la messa in evidenza delle disparità tra individui. Fin dal primo giorno abbiamo sentito tutti il bisogno collettivo di esprimere il nostro dispiacere nell’essere chiusi in casa, afflitti dalla noia, oppure desiderosi di una quotidianità a cui oramai ci eravamo abituati. Ed è giusto essere presi dal malcontento, ma coglierei l’occasione per incominciare a guadagnare una nuova visione dell’insieme, del mondo che ci circonda, così come per liberarsi con la mente. Ed è qui che vorrei raccontare la mia storia, esprimere il mio personale pensiero, e offrire una visione alternativa.
Vivere secondo una quotidianità o delle regole imposte dalla società non è un male, dopotutto ci ha reso felici, conducevamo una vita piacevole. Dimostriamo però che al minimo cambiamento siamo incapaci di mutare, di seguire la nuova corrente, incatenati e prigionieri non delle mura di casa ma dell’ordinario. Molte sono le persone che ho sentito lamentarsi di non poter andare a lavoro, di voler uscire con gli amici, e che a casa si annoiano e non hanno assolutamente nulla da fare. Mentirei se dicessi che non penso le medesime cose, specie per la questione sociale, ma per il resto non sono afflitto perché da sempre sono prigioniero di un corpo che rinnego.
Ancor prima che scoppiasse la pandemia, molto nella vita mi è stato negato. Come disabile ho sempre vissuto con delle limitazioni fisiche, non potendo praticare sport o fare una passeggiata, costretto spesso in casa. E anche nella società sembra io non abbia spazio: non riesco a trovare un lavoro, non posso guidare una macchina e andare in giro dove mi pare. La cosa non è bella, mi pare ovvio, ma come si può notare molto di ciò che le persone hanno dato per scontato, per altri è un lusso a cui non potranno mai ambire. Pur vivendo costantemente con questo malcontento come ho affrontato la dura vita, sfoggiando sempre un sorriso?
Durante questa quarantena, rinunciando alle uscite con gli amici e il semplice gesto di prendere una boccata d’aria, non mi mancano le attività da fare. Suono il pianoforte e ho suonato brani vecchi e nuovi. Ho la passione per la scrittura e ho messo giù molte righe, tra le quali queste riflessioni. Condivido come molti l’amore per il cinema e i telefilm, e con l’era moderna e lo streaming tutto ciò è facilmente realizzabile. Ho ripreso in mano la matita e ho fatto qualche disegno. Da autodidatta, sfruttando sempre la tecnologia ormai avanzata, sto studiando una nuova lingua, così come posso studiare qualsiasi cosa catturi il mio interesse. Ma da sempre ho avuto la passione per la lettura e il videogioco, due attività il cui stare in casa è d’obbligo, e quest’ultima poi mi tiene in contatto con persone provenienti da tutto il mondo.
Mi manca uscire il sabato sera con gli amici, le serate gioco di ruolo oppure da tavolo, e anche le riunioni del comitato in bella compagnia (tranne il presidente, lui un po’ antipatico è, ma gli si vuol bene a quel tenerone). Posso però sempre contare nelle partite online con il mio amico Ferind dalla Spagna, le lunghe chiacchierate con Lubna dalla Libia, le risate con Anabela dal Portogallo, così come lo studio del tedesco con Elena dalla Germania. E anche gli amici con cui uscivo di persona, che sento comunque grazie ai vari social che l’epoca moderna ha da offrire, giocando, ridendo e anche guardando film in streaming assieme. Preferisco il contatto fisico, come tutti voi sicuramente condividerete, ma quando un’opzione manca ecco che la tecnologia mostra la sua comodità.
Quello che voi sentite e vivete come una prigionia per molti è la normalità, me incluso. Tanto di quello che date per scontato a molti è negato. Ciò che vi si chiede è di fare un sacrificio per il collettivo, mostrare un gesto d’altruismo per evitare il contagio vostro e dei vostri familiari, per ridurre il numero di morti, per tornare il prima possibile alla vostra quotidianità. Fortuna vuole che sarà solo una cosa temporanea, ma anche fosse stato un cambiamento radicale perenne, il mondo ha davvero troppo da offrire. Tante attività da svolgere, molte passioni da coltivare, e una visione del tutto nuova della vita. Provate cose nuove, esplorate e scoprite cos’ha il mondo da donarvi, e sono certo non solo che combatterete la noia e il malcontento, ma troverete magari nuovi piaceri.
Spezzate le catene della vostra quotidianità, liberatevi dal tormento che vi affligge, e anche se il vostro corpo per un po’ sarà costretto a rimanere fermo, la vostra mente e il vostro animo non hanno limiti. Cogliete dunque l’occasione per stare con la famiglia, di approcciarvi alla tecnologia e tutto ciò che l’era moderna ha da proporre. E forse, quando tutto questo sarà finito, non darete più per scontato la vostra quotidianità e vedrete cose a voi già note con una nuova luce. Ho sempre odiato i marciapiedi di Treviglio, ma ora che non mi tormentano più ammetto che mi manca il loro effetto vibrante mentre passeggio con la sedia rotelle, e non vedo dunque l’ora di passeggiare per il paese e farmi Via Roma in discesa per assaporare quella libertà che spero saprete apprezzare meglio una volta che tornerete fuori.Giuseppe Calini
Nella foto: Giuseppe Calini (il primo a destra) con alcuni amici di un'associazione di giochi