Omicidio di Curno, Marisa aveva già denunciato l'assassino
L'omicidio di Curno si poteva evitare? Che Ezzeddine Arjoun – il tunisino di 35 anni che sabato sera a Curno ha ucciso l’ex moglie Marisa Sartori, 25 anni, e ferito gravemente la sorella Deborah, 23, uscita ieri, lunedì 4, dal coma – fosse un pericolo era evidente. Come riporta il BergamoPost teneva sempre in tasca un taser, arma che dà scariche elettriche, e un lungo coltello svizzero. Aveva già tagliato le gomme a Deborah e minacciato più volte Marisa, che infatti una decina di giorni fa era andata al Centro Aiuto Donna di Bergamo sostenuta da mamma e sorella. L’avvocato del centro, Marcella Micheletti, ha capito subito la gravità della situazione e ha steso lei stessa la denuncia contro il marito il 25 gennaio. Denuncia firmata e presentata il 28 gennaio. Ma la rapidità dell’atto non è bastata a salvarle la vita.
Trovata l’arma del delitto
Gli inquirenti alla fine hanno trovato l’ultimo tassello della vicenda, cioè l’arma del delitto: il coltello che ha posto fine alla vita di Marisa. Un coltello che tunisino aveva gettato nel tragitto tra via IV Novembre e la caserma dei carabinieri di Curno dove si è presentato per costituirsi. L’assassino – disoccupato, con precedenti per spaccio ma non per reati contro la persona – ha indicato anche la zona in cui ha gettato il coltello: tra i cespugli. In caserma, davanti al magistrato, l’assassino difeso dall’avvocato Rocco Di Sogra, ha spiegato che era andato sotto casa della moglie "per avere un chiarimento con Marisa, non voleva rassegnarsi all’idea di separarsi". L’uomo, però, era già armato, quindi l’ipotesi delle premeditazione resta probabile. Ha ammazzato Marisa con un colpo preciso appena scesa dall’auto dopo la giornata di lavoro nel negozio di parrucchiera «Deja Vu» di Sonia Pighezzini. Poi ha colpito più volte la cognata, ricoverata in terapia intensiva all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dopo un lungo e delicato intervento all’addome.
Da poco a Curno
Marisa si era trasferita da poco a Curno. Un paio di mesi, pare. Aveva sposato Ezzeddine Arjoun a 18 anni e lo aveva seguito anche in Tunisia per tre anni. Poi il ritorno in Italia, la residenza a Sorisole e a Sant’Omobono in Valle Imagna, dove lui risulta ancora residente. Il 20 gennaio scorso Marisa e Ezzeddine avevano appuntamento in municipio a Sant’Omobono Imagna per mettere la parola fine alla loro relazione. Ma l’uomo non si era presentato.
Le parole della madre
La madre di Marisa, Giusy Sartori, è stata intervistata da Bergamo Tv. "Aveva di lasciarlo due mesi, due mesi e mezzo fa – racconta -. Lui l’aveva già minacciata, lei abitava qua da me. Cercavamo di proteggerla, ma è andata così. La seguiva". E poi aggiunge. "Non pensava che arrivasse a tanto. Ma lui era di animo cattivo. I tunisini sono così: cattivissimi. Litigavano sempre. Io le dicevo: Marisa, non è un uomo per te. Ma lei mi rispondeva: “Mamma, può cambiare”. Poi si arriva a queste tragedie. La denuncia non è servita a niente. Sono venuti anche i carabinieri qui, lo hanno allontanato".