Dialisi a domicilio: a Treviglio un centro all'avanguardia
Nella nostra provincia ci sono 800 persone che devono sottoporsi a dialisi. E i numeri sono in continua crescita.
Un centro di eccellenza nella dialisi a domicilio. Nel giro di pochi anni la Nefrologia della Asst Bergamo Ovest, guidata dal dottor Emilio Galli, ha saputo ritagliarsi un ruolo di alto livello in Lombardia. E’ infatti la quarta struttura in Regione come percentuale di pazienti che effettuano la terapia a casa (il 25%, contro una media regionale del 10%), mentre per quanto riguarda la dialisi peritoneale è uno dei centri più importanti al livello italiano.
La dialisi a casa
"Da noi - ha spiegato Galli - si può effettuare la emodialisi tradizionale, ovvero il paziente viene in ospedale tre volte a settimana e per quattro ore viene sottoposto alla pulizia del sangue. Oppure, e siamo tra i pochi in Lombardia per numero di pazienti, la si può effettuare a casa quotidianamente e viene gestita come meglio si crede. Abbiamo poi una buona percentuale di persone che scelgono la dialisi peritoneale, che grazie a un catetere nell’addome si sfrutta il peritoneo come filtro per depurare il sangue».
Secondo le statistiche più recenti, nel 2017 in Lombardia ci sono stati 1.759 nuovi pazienti entrati in dialisi. E al 31 dicembre il totale delle persone in terapia era di 7.716. Questo vuol dire che la Regione spende all’incirca 320 milioni di euro all’anno. «L’incidenza è di 770 persone ogni milione di abitanti - ha sottolineato il primario della Nefrologia di Treviglio - Significa che nella nostra provincia ci sono 800 persone che devono sottoporsi a dialisi. E i numeri sono in continua crescita. Lo testimoniano anche le ore di ambulatorio della nefrologia, che sono aumentate del 63% negli ultimi anni. Del resto - ha proseguito Galli - i dati ci dicono che ci sono 85 mila persone che soffrono di patologie renali croniche nella nostra provincia, ma di queste il 30-40% non lo sa perché ancora non si è sottoposto a una visita specialistica".
Parola d'ordine: prevenzione
La prevenzione è molto importante, perché in questo modo i medici riescono a curare i pazienti con altre terapie e a tenerli lontano dalla dialisi anche per vent’anni. A tutto vantaggio della qualità della vita. "Quando poi diventa inevitabile, spesso nel caso di diabetici e ipertesi - ha chiarito il dottor Galli - c’è un percorso prestabilito per accedere alla dialisi: dapprima c’è un colloquio con uno psicologo e poi con un esperto. A quel punto il paziente sceglie liberamente quale tipologia effettuare, se emodialisi o peritoneale". Nella nostra provincia sono sei i centri dove poter effettuare la dialisi, ma solo due (Bergamo e Treviglio), promuovono la domiciliare. E, dal 2103, nell’ospedale cittadino è stata introdotta la Emodialisi breve domiciliare quotidiana. «C’è in progetto per il 2019 la realizzazione di hub specializzati - ha poi aggiunto Emilio Galli - Si chiama “Rene in rete” e ha l’obiettivo, appunto, di mettere in rete in vari presidi della provincia. Ad esempio, ce ne sarà uno migliore dove effettuare le ecografie e un altro dove invece sono più esperti nella dialisi domiciliare. In questo modo il paziente avrà sempre il meglio».
Quattro trapianti in venti giorni
Un altro dato interessante della Nefrologia trevigliese è che il 17% dei dializzati è composto da cittadini extracomunitari. "E la maggior parte di essi sono relativamente giovani - ha sottolineato Galli - esempio è un ragazzo i cui genitori hanno racimolato più soldi che potevano e poi lo hanno convinto a tentare la fortuna. Un viaggio della speranza che avrebbe potuto portarlo alla morte. Ma è anche vero che restando nel paese di origine, senza cure, sarebbe morto in breve tempo". Ovviamente, l’ideale per chi si sottopone alla dialisi, anche se oggi è molto meno invasiva e debilitante di un tempo, è quello di sottoporsi a un trapianto di reni. E, a tal proposito, nei primi venti giorni di novembre è stato battuto un record: ben 4 pazienti in cura a Treviglio hanno ricevuto in dono un rene. "La nostra politica, vorrei fosse chiaro - ha concluso il primario - è quello di cercare di mantenere il malato il più possibile fuori dagli ospedali. Sia per garantire una migliore qualità di vita, che per abbattere i costi a carico del sistema sanitario".