La nuova Treviglio e il lavoro che fanno le piazze COMMENTO
In piazza Setti la città ha riscoperto un senso di appartenenza e di comunità che sembrava perso. Ora ritrovi pienamente anche il suo ruolo.
Da ieri sera Treviglio ha un nuovo centro. E non è un'esagerazione. E' un fatto, che l'apertura di piazza Setti (guarda FOTO E VIDEO) segni un punto di svolta nella storia architettonica, urbana e sociale della città. E' stato un cantiere che ci ha fatti sospirare e litigare. Ma è stato giusto e bello così. Un nuovo centro, un nuovo fulcro e un nuovo equilibrio per una città intera non si costruiscono con facilità, e le cose belle sono quasi sempre anche molto difficili.
Una nuova agorà
Il cuore pulsante di Treviglio, da ieri sera, è un po' più grande anche grazie all'attenzione e alla concitazione che la sua trasformazione ha portato con sé. Tutto ciò parla di una città che - nel bene e nel male - sta crescendo. Con le sue gioie, le sue bellezze, i suoi drammi e le sue miserie. Ma che continua a sapere essere davvero polis, per i suoi ormai oltre trentamila abitanti. Oggi, tutti noi abbiamo una nuova agorà.
Un cantiere importante
Due anni di lavori si sono fatti sentire. Hanno stravolto e paralizzato un pezzo di centro, insieme alla vita di chi lo vive ogni giorno. Per qualcuno è stata una bomba. Per altri è stata solo un inciampo domenicale. Nessuno ne è rimasto indifferente. Le aspettative che piazza Setti si porta con sé, quindi, sono ora tante e importanti. Così è naturale che la febbricitante attesa di questi giorni, con gli ultimi preparativi fatti di corsa come capita sempre, abbia coinvolto tutti. Trevigliesi "doc" o meno, non importa. L'intera Bassa ha vissuto con la città questa trasformazione.
Il lavoro che fanno le piazze
Non solo. Attorno a piazza Setti, Treviglio ha riscoperto un senso di appartenenza e di comunità che a volte, ma solo a volte, era sembrato perso. E' il lavoro che fanno le piazze. Ed è giusto e bello così, anche se è costato fatica. Ora, speriamo possa ritrovare pienamente anche il suo ruolo, al centro della pianura. Perché di questo, oggi, ha bisogno la Bassa: di una regia solida e al tempo stesso plurale, che sappia governare la metamorfosi che stiamo vivendo e che sta cambiando le nostre vite, a volte senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Davide D'Adda