A Caravaggio stamattina, martedì 16 dicembre, si è svolto al Santuario di Santa Maria del Fonte il Giubileo regionale degli imprenditori, una proposta dell’associazione nazionale “Amici di Pensare Cristiano” che si è posta l’obiettivo di chiamare a raccolta i capitani d’azienda di ogni settore merceologico, per una speciale occasione di incontro, e offrire loro una preziosa esperienza di fede. Un’iniziativa suggerita dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini e subito accolta dai rappresentanti di altre Diocesi lombarde.
Imprenditori al Santuario di Santa Maria del Fonte
Sono state circa 200 le persone che stamattina hanno preso parte al Giubileo regionale degli imprenditori, organizzato dall’arcivescovo metropolita di Milano e dall’associazione “Amici di Pensare Cristiano”, presieduta dal commendator Francesco Maffeis, in collaborazione con altri enti e organizzazioni. Tra le autorità presenti, il presidente della Provincia di Mantova Carlo Bottani, in rappresentanza di tutte le Province lombarde, la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, il prefetto e il questore di Bergamo, insieme ad altri primi cittadini, oltre a numerose autorità militari. Tutti hanno assisitito alla messa concelebrata alle 11 dall’arcivescovo insieme a diversi altri sacerdoti, preceduta dall’introduzione di don Leonardo Zenoni, assistente ecclesiale dell’associazione “Amici di Pensare Cristiano”.
“Questa celebrazione giubilare nasce dal suggerimento dato dall’arcivescovo metropolita alla nostra associazione a riunire imprenditori e lavoratori, insieme alle autorità, per vivere insieme l’incontro con Cristo e l’indulgenza che riapre continuamente nuovi cammini – ha esordito – auguro che la grazia giubilare possa rinnovare le nostre menti, così che il pensiero di Cristo abiti in noi”.
Il vescovo: “L’intraprendenza ha bisogno di speranza, la fierezza di vigilanza”
Nel corso dell’omelia, monsignor Delpini ha sottolineato l’importanza di lavorare con gioia.
“La straordinaria intraprendenza che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno della speranza – ha osservato – Lo sguardo intimorito, confuso, spaventato verso il futuro rischia di spegnere lo slancio. L’intrapresa ha bisogno della promessa di una meta raggiungibile, di un risultato possibile. Senza speranza l’intraprendenza rischia di rinchiudersi su un presente da godere, di una ricerca dell’originalità e della stranezza. L’ammirevole laboriosità che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno della gioia. Lavorare giorno e notte senza contare le ore, districarsi nelle complicazioni della burocrazia, affrontare la sfida di organizzare il lavoro, cercare lavoro, cercare mercato per il proprio lavoro rischia di logorare e stancare, se non c’è la gioia”.
Poi una riflessione sui rischi che il successo imprenditoriale porta con sé.
“La fierezza dei risultati conseguiti che ha segnato la storia di questa nostra terra ha bisogno di vigilanza – ha continuato – perché rischia di deformarsi in presunzione, di indurre a scelte temerarie, di lasciarsi sedurre dalla tentazione del grande affare, del denaro sporco, dell’astuzia disonesta. Il benessere ben meritato ha bisogno di solidarietà. Le tentazioni dell’individualismo, del godersi i frutti del proprio lavoro senza pensare a coloro che hanno contribuito alla ricchezza restando poveri, inducono allo sperpero scandaloso e semina rabbia, risentimento, invidia. Le risorse disponibili, i talenti personali e di gruppo, la creatività e capacità organizzativa che configurano le aziende che hanno segnato la storia di questa nostra terra hanno bisogno della consapevolezza della responsabilità sociale dell’impresa”.
Il monsignore ha parlato poi del giubileo come “occasione di conversione”, per il suo invito agli imprenditori:
“Il bene che possiamo fare, infatti, non è un po’ di beneficenza, un gesto isolato di generosità – ha chiarito – ma un’impostazione del modo di lavorare, di mettere a frutto gli utili, di mantenere vivo e di correggere un sistema organizzativo che contenga in sé il principio della solidarietà”.
E riprendendo le parole del Magnificat ha sottolineato che “Maria canta la gioia della grazia e la gioia di essere sorgente di grazia per gli altri. Così anche l’imprenditore riceve il dono della gioia di dare gioia agli altri, ai suoi familiari, ai suoi collaboratori, alle loro famiglie”.
“L’intrapresa del Bene”
La messa è stata seguita da un incontro intitolato “L’intrapresa del Bene”, in cui Ilaria Ugenti, direttrice della divisione delle ricerche di “Ipsos sulla Corporate reputation”, e Mauro Magatti, sociologo ed economista dell’Università Cattolica di Milano, hanno riflettuto sulla responsabilità sociale d’impresa. Ad aprire questo secondo momento è stata la lettura delle lettere inviate da Raffaele Cattaneo, sottosegretario di Regione Lombardia, e dal ministro dell’Economia e delle Finanza Giancarlo Giorgetti, che si è rivolto ai presenti con “profonda stima e gratitudine per il ruolo che da imprenditori svolgete nel tessuto economico e sociale del Paese”.
“L’impresa, quando è guidata da valori, visione, passione e responsabilità, non è solo motore di crescita e benessere, ma fonte di dignità, occupazione e speranza – ha evidenziato il ministro – In voi imprenditori risiede una forza silenziosa ma decisiva, quella che crea opportunità per i nostri giovani, che sostiene l’equilibrio delle comunità locali, che guarda al domani con coraggio anche in tempi complessi come quelli che stiamo vivendo. Oggi più che mai serve uno sguardo lungo, aperto alla trasformazione ma ancorato a valori saldi”.
Ugenti invece ha sottolineato le responsabilità di chi fa impresa.
“In un contesto di difficoltà delle famiglie, per tre italiani su quattro è necessaria una presa di responsabilità delle aziende, concetto collegato con il rispetto nei confronti dei cittadini, dei consumatori, della comunità locale e dei dipendenti – ha ricordato – Negli ultimi anni le aziende, che hanno nel proprio Dna la responsabilità nei confronti dell’ambiente e della società, stanno proseguendo questa strategia, mentre le altre che ne parlavano solo per ragioni legate ad azioni di marketing, hanno preso l’occasione per abbandonare questa strada”.
Poi ha posto il focus sul confronto con i consumatori.
“Sono sempre più sofisticati, possono attingere a numerosi canali di informazione – ha detto – proprio per questo sempre più aziende, anche piccole e medie, chiedono di misurare e comprendere cosa pensano di loro la cittadinanza, i consumatori, quale è il livello di consenso di cui godono. È cruciale mettersi in ascolto della comunità in cui si opera, senza dare nulla per scontato, perché è necessario operare in un contesto socio-economico basato sulla fiducia. L’elemento fiduciario è sempre più la chiave di volta di un rapporto interattivo costruito sulla condivisione di valori e non solo su aspetti transazionali derivanti dall’acquisto di prodotti e servizi”.
Successivamente è intervenuto Magatti, che ha parlato dell’economia di oggi come di una “nuova stagione che si apre”. Dentro i cambiamenti portati dalla trasformazione digitale, ha poi fatto una sottolineatura.
“Non possiamo più immaginare che prima ci sia una crescita e tutto succeda dopo – ha affermato – siamo in una fase in cui, proprio perché il mondo negli ultimi decenni è cresciuto rapidamente, come mai prima, o impariamo a mettere insieme i pezzi della cultura e della società o non c’è più nemmeno economia. È cambiato lo schema, oggi bisogna tenere insieme le cose: perché sia possibile l’economia, servono anche scuola, ricerca, attenzione all’ambiente, alleggerimento della burocrazia”.
Ha parlato della “generatività” sociale come “espressione della propria libertà per accrescere quella degli altri, dei propri talenti perché quelli degli altri possano esprimersi”. Quindi si è soffermato sul panorama italiano attuale.
“Il nostro Paese, pur avendo problemi a livello demografico, di debito pubblico, di istruzione, ha ancora un punto forte – ha osservato – la ricchezza privata, che si stima ammonti a 10mila miliardi. L’Italia ha ancora la ricchezza per voltar pagina, ma bisogna creare le condizioni, senza passare dallo Stato, per attivare un nuovo circuito di crescita”.
Una sfida che deve tener conto di come oggi “viviamo nel paradosso per cui così tanta ricchezza
privata si trovi in un sistema bancocentrico, dove si fanno soldi con i soldi”. Il suo intervento si è concluso con un segno di speranza:
“Nei prossimi dieci anni la ricchezza si assottiglierà e sarà tutto più difficile – ha asserito – Pensando ai giovani, prima che se ne vadano, alle donne, che sono poco valorizzate, e ai bambini che verranno, è tempo di voltare pagina”.
In conclusione il commendator Maffeis, ripercorrendo la sua esperienza professionale, ha sottolineato come “con sacrifici e tenacia, si può fare” e poi ha chiuso ringraziando tutti i presenti.
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Monsignor Mario Delpini
Consiglio dell'associazione "Pensare Cristiano"
Ugenti, Magatti e Maffeis
Foto Parsani