L’accesso al credito, sia per un prestito personale che per un mutuo, implica la comprensione di termini tecnici che incidono direttamente sulla sostenibilità dell’impegno finanziario. Tra questi, il Tasso Annuo Nominale (TAN) e il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) sono i più cruciali e, allo stesso tempo, i più confusi. La differenza tra questi due indicatori è fondamentale, poiché solo uno dei due rivela il costo reale e complessivo del finanziamento. Per evitare di incorrere in valutazioni errate che potrebbero compromettere il bilancio, è necessario disporre di strumenti chiari. A tal proposito, la consultazione di un strumento per il calcolo del tasso di interesse è il primo passo per una comprensione piena dei costi.
TAN: il costo nominale del denaro
Il Tasso Annuo Nominale rappresenta la misura percentuale degli interessi che vengono applicati al capitale preso in prestito su base annua. È l’elemento che determina l’ammontare degli interessi pagati su ciascuna rata, ma non include alcuna spesa accessoria. Il TAN ha quindi una funzione puramente matematica e attiene solo al costo vivo del denaro. Questo tasso è essenziale per la costruzione del piano di ammortamento, ma offre una visione parziale dell’onere totale, poiché non tiene conto di tutte quelle voci obbligatorie che la banca addebita per l’apertura e la gestione della pratica. Di conseguenza, non è l’indice corretto per la comparazione.
TAEG: il costo totale e trasparente
Il Tasso Annuo Effettivo Globale è l’indicatore che sintetizza la totalità dei costi del finanziamento. Il TAEG, infatti, include il TAN più tutte le spese accessorie obbligatorie: le commissioni di istruttoria della pratica, i costi di apertura del fascicolo, le spese di incasso rata, le eventuali assicurazioni obbligatorie richieste dall’istituto e le imposte. Questo tasso, che in Italia viene regolamentato per legge per contrastare l’usura e garantire la massima trasparenza, rappresenta l’unico parametro veritiero per il calcolo tasso interesse prestito e per la comparazione tra le diverse offerte proposte dagli istituti di credito.
Perché il TAEG è l’unico parametro di confronto
La ragione per cui il TAEG è l’unico indicatore affidabile per il consumatore risiede nella standardizzazione imposta dalla normativa. Senza il TAEG, una banca potrebbe offrire un TAN basso, rendendo l’offerta superficialmente allettante, ma compensare applicando commissioni di istruttoria esorbitanti o costi di gestione elevati, che il TAN ignorerebbe. Il TAEG costringe l’istituto a includere tutti questi oneri, fornendo un numero che riflette il costo effettivo del credito su base annua. La differenza tra un TAN basso e un TAEG elevato, quindi, è un indice diretto di quanto incidono i costi fissi e amministrativi rispetto al puro interesse sul capitale.
L’impatto sul piano di ammortamento
Entrambi gli indici svolgono ruoli distinti nel piano di rimborso. Il TAN determina la quota di interesse inclusa in ogni singola rata, che nel modello francese (il più comune) è più alta all’inizio e si riduce progressivamente. Il TAEG, invece, determina il costo amministrativo complessivo che si aggiunge al capitale iniziale. La comprensione di questa dinamica è cruciale per la pianificazione finanziaria. L’utilizzo di un strumento per il calcolo del tasso di interesse e la successiva analisi del TAEG consentono al richiedente di prendere una decisione informata sulla sostenibilità dell’impegno debitorio nel lungo periodo, valutando non solo l’onere degli interessi ma l’intera spesa complessiva.